Piantare alberi e creare foreste sono temi sempre più attuali. Gli alberi sono simbolo di speranza, di rigenerazione e trasformazione. Le piante sono sempre più pubblicizzate come una soluzione semplice, relativamente poco costosa e facile da mettere in atto per fermare il cambiamento climatico. Ma piantare alberi può davvero salvarci?
Sappiamo bene che piantare alberi ha numerosi benefici, ma purtroppo questo sembra non essere sufficiente per fermare il cambiamento climatico in corso. Gli esperti sostengono che per fermare il global warming dobbiamo salvare e far crescere boschi, creare foreste che possano diventare secolari, ecosistemi che diventino tesori di biodiversità. Vediamo perché.
I limiti dei programmi di piantumazione
I programmi di piantumazione più diffusi, piantano alberi per poi tagliarli in 20-25 anni. Si tratta di iniziative di taglio come fsc e pefc, che consentono di monetizzare due volte la pianta:
- come compensazione: al momento della piantumazione l’albero viene venduto come albero piantato per compensare le emissioni di CO2 delle attività umane;
- come legname da vendere: dopo 20-25 anni l’albero viene tagliato e venduto, monetizzando nuovamente la pianta.
Questi programmi di piantumazione sono insufficienti a far fronte alla grave crisi climatica attuale.
Quando un albero viene tagliato tutta la CO2 che ha assorbito durante i suoi 20-25 anni di vita viene rimessa in atmosfera. Così lo sforzo fatto per compensare le emissioni di CO2 viene perso.
Piantare alberi può salvare il pianeta?
In effetti, per rimuovere le emissioni di CO2 causate dall’uomo, gli alberi sono di grande aiuto. Attraverso la fotosintesi, le piante sono in grado di estrarre l’anidride carbonica dall’aria e di utilizzarla per far crescere foglie, fami e radici. Lo stesso suolo della foresta è in grado di immagazzinare il carbonio, creando un vero e proprio serbatoio di CO2.
Secondo una mappatura degli scienziati, la terra contiene più di 3 trilioni di alberi, che è circa la metà del numero di alberi presenti sul pianeta che esisteva prima dell’ascesa della civiltà umana.
E mentre le foreste secolari, come quella Amazzonica, continuano ad essere erose dalla deforestazione, ovunque nascono iniziative per la piantumazione di migliaia, milioni o persino un trilione di alberi.
A livello internazionale cresce l’interesse dei governi e delle imprese verso progetti ambiziosi di piantumazione, con il duplice obiettivo di compensare le emissioni attuali ed assorbire i gas serra rimasti bloccati nell’atmosfera per decenni o di più.
La realtà, però, è più complessa di quanto possa apparire. Limitarci a piantare un gran numero di alberi secondo gli esperti non ci salverà dal cambiamento climatico. È importante capire perché.
Quanta CO2 può assorbire un albero
Gli alberi migliorano la nostra vita sotto numerosi aspetti, e quando pensiamo ai loro benefici ci viene subito in mente la parola fotosintesi. Lo scambio gassoso di anidride carbonica e ossigeno che ha reso respirabile la nostra atmosfera, e che ogni giorno trasforma come per magia la CO2 in legno.
I polmoni della terra, ovvero le vaste aree boscate dei tropici e delle zone boreali, riescono ad assorbire da soli il 25-30% delle nostre emissioni di CO2.
La quantità di carbonio imagazzinata nelle foreste dipende però dalla loro età e dalla gestione del bosco. Inoltre, il carbonio imagazzinato negli alberi e nel terreno dalle foreste torna in atmosfera quando le piante vengono abbature e muoiono.
Un albero mediamente grande può assorbire 10-20 kg di CO2 ogni anno. Questo però è vero solo quando l’albero diventa adulto e vive in buone condizioni.
Per questo, ad esempio, gli alberi presenti nei boschi italiani, che non sono molto anziani, assorbono in media solo 2 kg di CO2 ciascuno ogni anno. Inoltre, molte di queste piante muoiono a causa della poca cura o dello stress climatico.
Piantare alberi non basta
Secondo gli scienziati, piantare miliardi di alberi in tutto il mondo è uno dei modi più grandi ed economici per eliminare la CO2 dall’atmosfera per affrontare la crisi climatica. Ma non è tutto così semplice e scontato come può sembrare, infatti la piantumazione degli alberi nasconde delle insidie:
- Secondo uno studio della Stanford University, che ha analizzato la piantumazione di alberi e afforestazione (cioè creazione di nuovi boschi) in Cile, se la piantumazione di alberi non viene fatta secondo determinati criteri può essere più dannosa che benfica, facendo perdere biodiversità ed aumentare carbonio. Nel caso del Cile, ad esempio, dal 1974 al 2012 è aumentata la superficie di foresta con alberi prevalentemente da frutto ma diminuita la superficie di foresta nativa, che era una delle più importanti riserve di carbonio del pianeta.
- Un altro studio che ha analizzato un programma di forestazione di Bonn Challenge per ripristinare 350 milioni di ettari di foreste degradate, ha evidenziato che nell’80% dei terreni sono state piantate monoculture, come alberi da frutto o da gomma, con risultati di perdita di biodiversità e diminuzione della quantità di CO2 immagazzinata dagli alberi.
Come far crescere foreste sane
Scegliere le specie giuste è il primo passo fondamentale per far crescere una foresta in salute. Non è solo importante piantare alberi ma scegliere le specie native, da piantare in mescolanza per non creare monoculture. Questo permette di far crescere una foresta in salute, per resistere alle pressioni climatiche e per crescere e catturare CO2 a beneficio dell’ambiente e della società.
Perché è necessario far crescere foreste secolari
La vita di un albero europeo si attesta tra i 300 e i 500 anni. La sua capacità di assorbire e imagazzinare CO2 varia notevolmente nel tempo.
Come rappresentato nell’infografica, la capacità di una pianta di catturare l’anidride carbonica dall’atmosfera raggiunge la sua massima capacità quando questa ha più di 50 anni. Mentre la capacità di immagazzinare l’anidride carbonica dà i suoi massimi risultati quando l’albero ha più di duecento anni.
Tagliare un albero quando ha solo 20 o 25 anni significa perdere la sua massima potenzialità di catturare e imagazzinare gas serra, sottraendoli all’atmosfera.
Foreste con alberi secolari, foreste vergini, sono quelle più importanti per gli ecosistemi, così come la sempre più minacciata foresta Amazzonica.
Per affrontare seriamente la crisi climatica, piantare alberi che poi vengono tagliati da lì a poco non basta, dobbiamo lasciarli crescere, generare nuovi boschi e farli diventare foreste secolari. Questo deve necessariamente avvenire localmente, dove gli alberi possono essere monitorati e continuare a crescere.
Il nostro progetto per creare foreste secolari in Europa
Il nostro progetto di creazione di foreste secolari in Europa è partito dall’Italia da un bosco in provincia di Savona, Liguria. Una foresta da rigenerare facendo crescere nuovi alberi autoctoni con l’obiettivo di aumentare la biodiversità di dare vita ad un bosco secolare.
Piccole piantine autoctone di pino, frassino, quercia, castagno, stanno crescendo per ricreare un bosco che era andato perso a causa dell’uomo e generare uno spazio verde ricco di biodiversità, abitato da insetti, farfalle, api e diverse specie di animali.
L’obiettivo del progetto è creare una foresta secolare, selvaggia e vergine, che possa crescere liberamente e rigenerarsi in modo indisturbato seguendo come unica legge quella della natura.
In questo modo, possiamo far vivere e crescere al meglio gli alberi che la abitano, permettendo un migliore assorbimento di anidride carbonica, ricreando la biodiversità, e darci una speranza vera per contrastare il cambiamento climatico.
Scopri come puoi contribuire al progetto di Foresta Secolare
Immagine di copertina: foresta di Savona, foto di Ecobnb