L’abbassamento del livello degli altri nostri fiumi è visibile a occhio nudo, e la ritirata del Po persino dallo spazio. La neve in Italia si è ridotta del 63% rispetto alla media degli ultimi 10 anni. Le precipitazioni sono state sempre più scarse e stiamo registrando periodi senza pioggia sempre più lunghi. Il lago di Garda ha registrato un abbassamento pari al minimo della media degli ultimi cinqu’antanni, e immagini dell’isola dei Conigli raggiungibile a piedi sono diventate il simbolo della siccità sui giornali internazionali.
La primavera è appena cominciata, ma la prolungata siccità nel nostro paese, in particolare nel nord Italia, è già preoccupante. Fiumi in secca, laghi ai minimi storici e scarsissima quantità di neve mettono a rischio l’approvvigionamento di acqua.
Ma quanto è estrema questa crisi idrica? E qual’è la correlazione tra siccità e cambiamenti climatici? Cosa può fare ciascuno di noi per contrastare il problema della mancanza dell’acqua?
Questi sono i temi affrontati nell’incontro organizzato dall’Economia Solidale Trentina, moderato da Andreas Fernandez, sociologo della comunicazione ed ecologista. Il confronto è stato particolarmente interessante perché ha visto la partecipazione di diversi esperti, tra cui Giacomo Bertoldi, idrologo di Eurac Research, Elisa Nicoli, eco-narratrice, Giacomo Poletti, ingegnere ambientale e Laura Boschini, dirigente dell’agenzia per le risorse idriche e l’energia del Trentino.
Ecco quello che è emerso:
Siccità e cambiamenti climatici: c’è una correlazione?
Quello che stiamo osservando un aumento di temperatura innegabile – ha spiegato Giacomo Poletti, ingegnere ambientale laureato in metereologia. Anche nell’ipotesi in cui le precipitazioni rimangano uguali, il clima più caldo comporta un cambiamento della presenza dell’acqua. Il deposito d’acqua dei mesi freddi, come la riserva d’acqua contenuta nelle nevi e nei ghiacciai, sta infatti scomparendo.
Oltre alle temperature in aumento, stiamo assistendo ad un cambiamento delle precipitazioni, in particolare della loro distribuzione nel tempo. Infatti, a fronte di periodi di siccità prolungati assistiamo a piogge molto forti e brevi, che spesso hanno effetti distruttivi e creano problemi idrogeologici.
Dobbiamo anche considerare che l’aumentando di temperatura del nostro Pianeta, causato dalle emissioni di CO2, non sta agendo in maniera uniforme in tutto il mondo. Ci sono aree della terra in cui il cambiamento climatico è più forte, possiamo dire epocale. Una di queste zone è sicramente l’Artico. Laà dove il mare, che prima era una distesa bianca di ghiaccio e neve, poteva riflettere più del 90% delle radiazioni, ora con lo scioglimento dei ghiacciai è diventato di colore più scuro, assorbendo così molto più calore.
Per questo, l’Artico si sta riscaldando 4 volte più velocemente del resto del Pianeta. Infatti, i dati ci dicono chiaramente che dal 1979 l’area situata al di sopra dei 66,5 gradi di latitudine si è riscaldato di oltre quattro gradi.
Questo surriscaldamento del circolo polare artico sta comportando una modificazione importante delle correnti atmosferiche, che influisce sul clima nel nostro paese. Il tempo atmosferico è diventato più persistente, rispetto al passato, per questo assistiamo a lunghi anticicloni, ovvero periodi di siccità prolungati – ha sottolineato Giacomo Poletti.
L’anticiclone africano con asse sud-nord è diventato per questo predominante su quello delle azzorre, rendendo le estati molto più caldi in Italia e in Europa. Pertanto, se l’aumento delle temperature a scala globale è di circa 2 gradi, a livello europeo e italiano le temperature sono aumentate molto di più.
Acqua, bene comune
Laura Boschini, dirigente dell’agenzia per le risorse idriche e l’energia del Trentino, è intervenuta sottolineando come l’acqua stia diventando un bene sempre più prezioso.
Nei momenti di crisi idrica, come quello che stiamo vivendo, si vorrebbero trovare soluzioni tecniche miracolose per continuare ad utilizzare la stessa quantità di acqua del passato.
Dobbiamo, al contrario, interiorizzare e fare nostro il concetto che l’acqua è molto preziosa e dovremmo utilizzarne sempre meno.
Oggi e in futuro, l’acqua potrà essere prelevata dalla natura per essere utilizzata per le funzioni più importanti, ovvero quelle vitali. L’uso primario è quello potabile, mentre dovremo rinunciare agli utilizzi abbondanti di acqua per l’agricoltura, per l’innevamento artificiale delle piste da sci, ecc.
Innovazione tecnologica per il risparmio idrico
Sicuramente è fondamentale innovare il nostro modello economico, sia quello agricolo che quello turistico, evitando modelli non sostenibili per il loro grande uso di acqua.
L’innovazione tecnologica può aiutarci a contrastare la siccità e migliorare i metodi di conservazione dell’acqua? Dall’uso di modelli, alle intelligenze artificiali, le nuove tecnologie possono favorire il risparmio idrico. Secondo Giacomo Bertoldi, idrologo di Eurac Research, alcune tecnologie che potranno aiutarci in modo importante sono:
- Riduzione dei consumi idrici in agricoltura tramite la tecnologia
- Gestione ottimizzata dell’acqua e misure che vanno verso il risparmio idrico e l’efficienza
- Riduzioni delle perdite delle reti acquedottistiche, non solo nella rete pubblica e nell’ultimo metro del privato (la percentuale di perdita è del 42% circa)
- Miglioramento della gestione dell’acqua negli impianti idroelettrici
Non dobbiamo però delegare tutto alla tecnologia. È fontamentale innovare i modeli economici e cambiare il nostro stile di vita nell’ottica del risparmio idrico.
Cos’è l’acqua virtuale
Quando parliamo di risparmiare acqua – ha aggiunto Elisa Nicoli, green creator e comunicatrice ambientale – non dobbiamo pensare solo sull’acqua che vediamo, quella che esce dal rubinetto di casa. Chiudere il rubinetto mentre ci laviamo i denti, fare docce veloci, riutilizzare l’acqua della vasca da bagno per lo sciacquone del wc, sono azioni importanti ma questo non basta. Il libro Atlante geopoltico dell’acqua, uscito nel 2019, ci racconta infatti dell’acqua virtuale.
L’acqua che vediamo, che tocchiamo e che possiamo risparmiare ogni giorno mentre ci laviamo, cuciniamo, ecc. rappresenta solo il 4% dell’impronta idrica nazionale. C’è una quantità enorme di acqua non visibile, o acqua virtuale, nascosta negli oggetti che acquistiamo.
L’acqua che vediamo, che tocchiamo e che possiamo risparmiare ogni giorno mentre ci laviamo, cuciniamo, ecc. rappresenta solo il 4% dell’impronta idrica nazionale. C’è una quantità enorme di acqua non visibile, o acqua virtuale, nascosta negli oggetti che acquistiamo.
Impronta idrica
Un’altro concetto importante è quello di impronta idrica o “water footprint“. Questo indicatore ambientale misura il volume di acqua dolce consumata per produrre beni e servizi di un paese, o di una comunità.
L’89% dell’impronta idrica nazionale è legato all’alimentazione. Non solo, il 50% dell’impronta idrica è derivata da prodotti di derivazione animale.
Se riuscissimo a passare ad una alimentazione il più possibile vegetale, ridurremmo enormemente il nostro impatto idrico. Basta pensare che:
- dietro una tazza di caffé ci sono 130 litri d’acqua
- dietro un pacco di pasta ci sono 780 litri d’acqua
- dietro ad un hamburger 2’400 litri d’acqua
Se passassimo ad una alimentazione vegetale ridurremmo la nostra impronta idrica del 32%!
L’impronta idrica viene calcola da waterfoodprint.org
In conclusione
I cambiamenti climatici in atto sono inevitabili. È plausibile immaginare che le nostre Alpi in futuro assomiglieranno climaticamente di più agli Appennini dell’Italia centro-meridionale. L’acqua non sarà più una certezza.
Per questo è necessario creare un sistema economico basato sulla massima sostenibilità, e capace di reggersi con il minimo consumo d’acqua.
È necessario eliminare gli sprechi, ovvero tutti gli usi non corretti e non indispensabili di acqua, e migliorare le strategie per il suo risparmio.
Cosa possiamo e dobbiamo fare?
- Ridurre i consumi di acqua ogni giorno
- Consumare meno e in modo più consapevole
- Evitare gli sprechi, anche quelli di cibo
- Mangiare meno carne