Mangiare meno carne per salvare il pianeta? L’idea è supportata anche dal recente rapporto sui cambiamenti climatici

“Salviamo il pianeta” è il grido di battaglia delle giovani generazioni, preoccupate per il climate change. Chi lo avrebbe mai detto, questa sfida si può vincere cambiando le nostre abitudini a tavola, scegliendo in modo consapevole quello che mangiamo tutti i giorni. Ridurre il consumo di carne (specialmente quella rossa) e prediligere una dieta ricca di legumi, vegetali e frutta è una delle principali azioni da intraprendere per poter limitare i danni del surriscaldamento globale e tentare di risolvere questa difficile condizione in cui versa la Terra.

cartello friday for future
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A suggerirlo è l’ente intergovernativo delle Nazioni Unite, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (di seguito IPCC), che si occupa di redigere report scientifici sul riscaldamento globale.

L’8 agosto 2019 l’IPCC ha pubblicato un rapporto speciale su clima e suolo, che indica le diete ricche di vegetali come opportunità di mitigare le emissioni di gas serra, e di conseguenza i cambiamenti climatici, e che altresì esorta i governi ad intraprendere politiche per la riduzione del consumo di carne.

mercato ortofrutticolo
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Non vogliamo dire alla gente cosa mangiare“, afferma Hans-Otto Pörtner, ecologo e co-direttore del gruppo di lavoro dell’IPCC su impatti, adattamento e vulnerabilità. “Ma sarebbe davvero utile, sia per il clima sia per la salute umana, se le persone di molti paesi ricchi consumassero meno carne e se i politici creassero incentivi adeguati in questo senso“.

Ma perché è cosi importante l’alimentazione umana nell’emissione dei gas serra?

Il punto sta nell’uso globale e intensivo del suolo per la produzione di alimenti. Generalmente l’attenzione viene focalizzata maggiormente sulla produzione di CO2 generata dai combustibili fossili, ma le attività legate allo sfruttamento della terra, come l’agricoltura e l’allevamento, producono quasi un quarto dei gas serra che intrappolano il calore dentro l’atmosfera e che sono causa del surriscaldamento globale.

Quest’ultimo rapporto dell’IPCC sottolinea quanto cambiare le politiche sullo sfruttamento dei suoli sia importante per evitare che la temperatura media della Terra non salga sopra i livelli preindustriali di 1,5°C – obiettivo dell’accordo ratificato a Parigi nel 2015.

Nel rapporto viene evidenziato come le foreste siano di vitale importanza per assorbire la CO2 dall’aria e che quindi vadano salvaguardate e preservate. Tuttavia, le politiche sul deforestamento di alcuni stati suscitano preoccupazioni, in quanto la quantità di emissioni dell’allevamento di bestiame da zone disboscate è particolarmente alta.

Il rapporto evidenzia l'importanza delle foreste nel contrastare i cambiamenti climatici,
Il rapporto evidenzia l’importanza delle foreste nel contrastare i cambiamenti climatici, infografica via https://ipccitalia.cmcc.it

Ma in quale modo una dieta vegetariana o vegana contribuirebbero a diminuire l’effetto antropico sul clima?

Le emissioni di gas serra, causati dalla produzione di un tipo di alimenti, insieme all’uso più o meno intensivo del suolo e dell’acqua, variano a seconda delle pratiche adottate per la produzione. Diete bilanciate contenenti tutti i macro-nutrienti di origine vegetale e animale, ma prodotti in maniera sostenibile, avrebbero vantaggi per la salute umana e per la salute del pianeta Terra.

campo coltivato
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È un dato di fatto, però, che gli alimenti di origine vegetale abbiano un impatto sull’ambiente minore rispetto a quelli di origine animale. È sopratutto la modalità di produzione dell’alimento che incide sull’ambiente e clima.

verdure
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L’impatto ambientale, causato dalla produzione di un determinato alimento, dipende dalle modalità di produzione osservate. Esistono quindi delle alternative per gli onnivori che non vogliono rinunciare completamente alla carne. Molte aziende sono impegnate nell’allevamento non intensivo degli animali, riducendo cosi le quantità di anidride carbonica prodotta.

mucche libere al pascolo
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Una ricerca condotta da due ricercatori dell’Università di Oxford, Joseph Poore e Thomas Nemecek, ha dimostrato che la produzione di 100 grammi di proteine di origine bovina – ad alto impatto ambientale – crea l’equivalente di circa 100 chili di CO2 e usa 370 m2 di terreno, mentre la produzione di carne bovina a basso impatto avrebbe valori da 12 e 50 volte inferiori… valori, comunque, molto più alti rispetto alla produzione, ad esempio, dei piselli. Anche a basso impatto ambientale, la carne bovina produrrebbe 6 volte più emissioni dei legumi.

Impatto delle diete e abitudini alimentari sulla riduzione della CO2
Impatto delle diete e abitudini alimentari sulla riduzione della CO2, immagine via https://ipccitalia.cmcc.it/climate-change-and-land/

Entro la metà del secolo, i cambiamenti dei regimi alimentari potrebbero ridurre le emissioni globali di anidride carbonica fino a 8 miliardi di tonnellate l’anno.

Una buona notizia per il nostro pianeta, e basterebbe rinunciare ogni tanto agli hamburger e alle grigliate.

Immagine di copertina: foto di Elaine Casap on Unsplash