Ogni anno gli sport invernali richiamano molti turisti nelle località sciistiche e quando la neve naturale scarseggia, si ricorre alla produzione di neve artificiale con i cosiddetti cannoni spara-neve, almeno quando le temperature rigide ne consentano il mantenimento.

Ma la creazione di neve artificiale, sempre più diffusa anche a causa del cambiamento climatico e dell’innalzamento delle temperature, implica il consumo di grandi quantità di acqua ed energia. Quali sono i costi ambientali della neve artificiale?

Clima Sulle Alpi: +2 gradi in 100 anni

Prima di indagare i costi però è bene chiederci quali siano le cause che stanno dietro ad un così grande aumento nell’utilizzo di impianti per la neve artificiale.

Secondo il “Rapporto Clima” del Centro di Ricerca EURAC di Bolzano, sulle Alpi il riscaldamento medio misurato negli ultimi cento anni è doppio rispetto alla media europea di circa 2 gradi.

La temperatura è in lento ma costante aumento con conseguenze disastrose anche per l’ambiente Alpino e con impatti negativi anche sul turismo invernale.

L’aumento delle temperature e delle piogge potrebbe portare ad una diminuzione di neve sulle montagne con conseguenze dirette sia sul tradizionale paesaggio montano che sul turismo.

Le aree innevate diminuirebbero rispetto alle superfici attuali sopperendo alla mancanza o scarsità di neve solo con l’innevamento artificiale. Questa pratica, vantaggiosa per gli impianti sciistici e per gli appassionati di sport invernali, ha tuttavia elevati costi ambientali.

Per innevare artificialmente le piste occorrono infatti grandi quantità di acqua ed energia. Inoltre la neve artificiale, vista la sua diversa composizione è capace di alterare anche l’ambiente e l’ecosistema delle zone alpine interessate.

Dati alla mano, l’impatto della neve artificiale

cannone spara neve
foto di Suju via pixabay.com

Quali sono quindi i numeri della neve artificiale?

1. Consumo di acqua

Secondo il Dossier 2019 di Legambiente per mettere in funzione i cosiddetti ‘cannoni sparaneve’ per imbiancare una pista da sci di medie dimensioni di 1.600 metri di lunghezza servono fino a 20.000 metri cubi di acqua.

2. Inquinamento

A questo dispendio di risorse idriche colossale dobbiamo poi aggiungere l’energia elettrica necessaria ad alimentare i cannoni, l’inquinamento acustico prodotto dagli impianti, l’inquinamento atmosferico generato dagli spazzaneve e dai camion che devono trasportare la neve ‘tecnica’ da una parte all’altra delle valli. Nonché il massiccio utilizzo di additivi inquinanti che hanno pesanti ricadute sulla fauna e la flora alpina. Le cifre distribuite nel tempo assumono un peso significativo.

3. Dispendio energetico

Secondo il WWF, per alimentare i cosiddetti ‘cannoni sparaneve’ che, in opportune condizioni meteorologiche, trasformano una certa quantità d’acqua in neve ogni anno vengono impiegati circa 95 milioni di metri cubi d’acqua e 600 gigawattora di energia, per una spesa di 136mila euro per ettaro di pista.

4. Costi Economici e Sociali

Dallo stesso rapporto di Legambiente sopraccitato, possiamo venire a conoscenza del fatto che in Trentino la superficie sciabile è di 1536 ettari di cui 1279 innevabili artificialmente. Questo ci lascia solo immaginare quale possa essere l’impegno economico necessario e di che estensione possano essere i danni per le nostre località.

5. Impatto ecologico

Inoltre la neve artificiale ha un alta densità e concentrazione di acqua liquida rispetto alla neve naturale, di conseguenza ha un peso maggiore e una minore capacità di isolamento termico fra suolo e atmosfera. Questi fattori causano il congelamento del suolo sottostante, impedendo il passaggio di ossigeno e provocando la morte di tutta la vegetazione sottostante alterando l’ecologia e la biodiversità dei versanti montuosi.

Uno sguardo al futuro, Olimpiadi sostenibili?

cannone neve artificiale
Photo by Arseny Togulev on Unsplash

Affrontando questo argomento, non possiamo dimenticare che il nostro Paese sarà protagonista nel 2026 delle Olimpiadi invernali. È indiscusso che eventi come questo portino ingenti guadagni e che possa essere soddisfatta una necessità di ulteriore sviluppo economico, tuttavia è altrettanto necessario che questo sviluppo avvenga in chiave sostenibile.

Si è parlato a lungo di “Olimpiadi ad impatto zero” e in proposito il sito di Legambiente riporta i principali punti rivolti al presidente della provincia autonoma di Trento:

  • l’opportunità di promuovere un dibattito scientifico sul tema del futuro degli sport invernali, tenendo conto degli effetti dei cambiamenti climatici e cercando di individuare delle soluzioni alternative e sostenibili;
  • l’opportunità di iniziare a programmare per i prossimi decenni un turismo alternativo allo sci, puntando su esperienze sostenibili di benessere e contatto con la natura;
  • l’insostenibilità di un uso smodato della neve artificiale per i prossimi anni, tenendo conto del dispendio di energia, acqua e denaro pubblico che questo richiede.

Tirando le somme…

turismo invernale sostenibile
Photo by jasper guy on Unsplash

Se è pur vero quindi che l’innevamento artificiale contribuisce al mantenimento economico di località sciistiche e degli indotti è altrettanto chiaro che costituisca un grande pericolo per l’ambiente. L’impiego di mezzi per l’innevamento artificiale è quindi non solo dispendioso ma addirittura insostenibile per le nostre valli, aggravando i danni del surriscaldamento globale.

In quest’ottica non è solo un bene che l’utilizzo di neve artificiale sia regolamentato, ma sarebbe interessante e confortante che ai turisti fossero presentate diverse iniziative legate al meraviglioso ecosistema alpino, che non si limita alle piste da sci ma che può offrire emozioni a 360 gradi.

Autore: Federico La Bruna

Immagine di copertina: Photo by Chris Biron on Unsplash