Un’altra vittima della plastica, che inquina i nostri mari e oceani. Nonostante gli sforzi dei veterinari, l’esemplare di tartaruga Caretta Caretta salvata lungo il litorale di Muravera (Sardegna) da un bimbo di nome Gabriele non ce l’ha fatta. Sfortunatamente, questo è solo uno degli innumerevoli casi di morte di questi bellissimi animali marini.

Due tartarughe marine Caretta Caretta che giocano in acqua
Due tartarughe marine Caretta Caretta che giocano in mare, foto di Eco cruising, via wikipedia

Plastica, killer silenzioso dei mari

Gli esperti affermano che, oltre alla pesca a strascico, la plastica è il killer numero uno delle tartarughe marine. La sua presenza nell’oceano soffoca le tartarughe. Ma non solo, spesso compromette anche le nidificazioni.

Il 52% delle tartarughe marine ha ingerito plastica

Secondo uno studio della University of Queensland pubblicato su Global Change Biology, almeno il 52% di queste povere creature ha ingerito rifiuti. Ciò avviene perché, purtroppo, le tartarughe non riescono a distinguere i sacchetti di plastica dalle meduse, e una volta ingeriti non c’è più possibilità di tornare indietro. Non cento, non dieci, basta un solo sacchetto di plastica per portare alla morte una tartaruga.

Foto di watersshannon05S, via Flickr
Foto di watersshannon05S, via Flickr

La Tartaruga tra le specie in via di estinzione

A conti fatti, due sono le possibili sorti a cui vanno incontro questi animali, e nessuna delle due è preferibile all’altra: la morte o l’irreversibile compromissione della salute.

Numerosi sono infatti i danni provocati dall’ingestione della plastica, l’avvelenamento e l’ostruzione, o la perforazione, dell’intestino sono solo alcuni di essi.

Tuttavia, sono i sintomi più latenti ad essere i più subdoli. Spesso la presenza dei rifiuti non danneggia gli organi, ma innesca nella tartaruga una sensazione di sazietà che la porta lentamente a morire di fame.

La minaccia quindi rappresentata dalla plastica ha fatto sì che la Caretta Caretta finisse nella lista rossa delle specie in via d’estinzione dell’IUCN. Una lista che vede al primo posto, tra le tartarughe, la bastarda olivacea (Lepidochelys olivacea).

tartaruga marina
foto di Randall Ruiz on Unsplash

Inquinamento da plastica, di quali cifre parliamo?

Quando si parla di inquinamento da plastica si ha a che fare con numeri importanti.

Il nostro Paese produce 4 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, l’80% della quale proviene da imballaggi industriali, e ogni anno riversa in natura 0,5 tonnellate di plastica. L’Italia è il maggiore produttore
di manufatti in plastica dell’area mediterranea e il secondo più grande produttore di rifiuti (fonte: WWF report 2019).

Anche il turismo fa’ la sua parte: nei mesi di alta stagione (agosto e settembre) i turisti sovraccaricano le aree costiere aumentando così il numero di rifiuti di plastica prodotti. Il report del WWF stima circa il 31% in più, incrementando in totale di 200.000 tonnellate i rifiuti urbani del paese.

impatto del turismo sui rifiuti

Per rendere l’idea in maniera più vivida: ogni minuto che passa più di 33 mila bottigliette di plastica arrivano in  mare. Questa minaccia è reale, è pericolosa, non solo per le tartarughe, ma per tutte le specie animali esistenti.

È necessario iniziare a sporcarsi le mani per il mondo in cui viviamo. È necessario agire in modo concreto affinché le generazioni future possano provare l’emozione di vedere queste magnifiche creature con i propri occhi. È ora di dire no alla plastica.

 


Autore: Alessia Framba

Mi chiamo Alessia, ho 21 anni e studio lingue moderne per interpretazione turistica e d'impresa. sono una ragazza alla mano, molto schietta e sincera. Amo gli animali e la natura. Una lunga passeggiata all'aria aperta in compagnia del mio cane è tutto ciò che desidero alla fine di una settimana di studio matto e disperatissimo!
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