Quali sono le conseguenze dei pesticidi sull’ambiente e sulla nostra salute? Secondo una ricerca dell’Università di Sydney, il 64% dei terreni agricoli a livello globale è a rischio di inquinamento da pesticidi e un terzo di queste aree presenta un rischio elevato. Questo studio ha analizzato l’uso e la diffusione di 92 ingredienti attivi di pesticidi in 168 Paesi ed ha preso in esame il pericolo di contaminazione per il suolo, per l’atmosfera e per le acque superficiali. I risultati sono chiaramente preoccupanti, una così alta probabilità di inquinamento comporta gravi danni alla salute umana e all’ambiente naturale. Tra l’altro, si prevede che l’utilizzo dei pesticidi aumenterà con la crescita della popolazione, che si stima arriverà ad 8,5 miliardi entro il 2030.

Conseguenze dei Pesticidi sulla Biodiversità

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Foto di Coralie Meurice su Unsplash

Un recente convegno dell’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha evidenziato l’impatto dei pesticidi sulla biodiversità. Sono stati indicati come sensibili ai pesticidi 108 tipi di habitat naturali e la metà di questi risulta in un pessimo stato di conservazione. È stata svolta una ricerca su tre tipologie di colture (risaie, vigneti e noccioleti) e, come indicatori dell’impatto dei pesticidi, si è ricercata la presenza di alcuni gruppi di specie: microrganismi del suolo, piante, api selvatiche, libellule, farfalle, rettili, anfibi e pipistrelli. È stato riscontrato un maggior numero di specie e popolazioni più numerose nelle aziende agricole condotte ad agricoltura biologica.

Sempre riguardo le conseguenze dei pesticidi sulla biodiversità, il WWF ha individuato nell’inquinamento il maggiore fattore di pressione sugli habitat. Nello specifico, le attività agricole con uso di pesticidi sono responsabili del 48% delle pressioni connesse all’inquinamento.

Dove vanno a finire i pesticidi?

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Foto di Dan Meyers su Unsplash

Le piante assorbono il 50% della dose del fitofarmaco a loro rivolta e, mentre le piante infestanti di norma degradano l’erbicida a prodotti non tossici, le piante coltivate non sempre lo metabolizzano e di conseguenza il pesticida rimane come residuo.

Un’altra parte del fitosanitario finisce nel suolo, nell’acqua e/o nell’aria, provocando danni sia agli esseri umani che agli animali selvatici: due esempi di questo sono la difficoltà di schiusa delle uova dei fagiani e delle pernici e/o la nascita di pulcini malformati.

Pesticidi nelle Acque

Parlando delle acque, quelle interessate dall’infiltrazione dei pesticidi sono le falde acquifere, dove confluisce una percentuale tra lo 0,5% e il 2%, e lo scorrimento superficiale, dove arriva una percentuale tra lo 0,01% e l’1%.

Pesticidi nell’Aria

Per quanto riguarda l’aria, la percentuale di pesticida che si libera nell’atmosfera varia a seconda dello stato fisico di quest’ultimo. Si sprigiona una percentuale fino al 5% del totale per le sostanze sotto forma di spray, mentre la quantità è trascurabile per le sostanze liquide o solide.

Pesticidi nel Suolo

Nel terreno, infine, finisce la maggior percentuale di pesticida, tra il 50% e il 90%. Una volta che il fitofarmaco penetra, può venire metabolizzato, con conseguente degradazione, o trasportato, con conseguente persistenza del pesticida.

Il processo di degradazione prevede che le molecole vengano ridotte a composti semplici (acqua, anidride carbonica, sali organici) e può essere di tre tipi: biologica, attraverso i microrganismi presenti nel terreno, fotochimica, quando le infiltrazioni solari causano ossidazione, e chimica, grazie alle reazioni di idrolisi nel terreno, nell’acqua e nelle piante.

Invece, nel momento in cui il pesticida persiste nel tempo, si verifica il fenomeno dell’ecotossicità, ossia quando il pesticida altera la vita degli organismi. Un esempio è l’aumento dell’appetibilità di piante tossiche generalmente non mangiate dagli animali.

Conseguenze dei Pesticidi sulla Salute

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Foto di Emma Simpson su Unsplash

Adesso è necessario parlare delle conseguenze dei pesticidi sulla salute umana. Tra le popolazioni più a contatto con i fitosanitari è stato riscontrato un aumento della mortalità per morbo di Parkinson, degli aborti spontanei, delle malformazioni, dei tumori infantili e una maggior insorgenza di danni al neurosviluppo e di disturbi dello spettro autistico.

Inoltre, guardando alla pandemia di Covid-19, nelle zone con agricoltura intensiva sono stati registrati 134 contagi da virus ogni 100 chilometri quadrati, mentre nelle zone senza agricoltura intensiva il numero scende a 49 casi. Questo accade perché l’esposizione ai pesticidi altera i meccanismi di difesa dalle malattie.

Le persone più a rischio di incorrere in danni alla propria salute sono certamente gli agricoltori, ma anche i passanti e le persone che vivono fino a 8 chilometri di distanza dai terreni interessati.

Un esempio concreto di queste gravi conseguenze si può vedere in Val di Non, la Valle delle Mele in Trentino. Lì, su 34 individui sani è stata riscontrata nelle urine la presenza di 10 tra pesticidi e fungicidi.

Situazione in Trentino

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Foto di Shelby Smith su Unsplash

Più in generale comunque, la Provincia Autonoma di Trento è seconda in Italia dopo il Veneto per uso di prodotti fitosanitari, con un utilizzo pari a 54 chili per ettaro.

In più, in Trentino sono state trovate 130 sostanze nocive (quantità al di sopra della media nazionale) nel 52% delle acque superficiali, mentre fortunatamente nelle acque sotterranee non ne sono state rilevate. Per quanto riguarda la qualità delle fonti idriche nella Provincia, le zone montane hanno un’ottima qualità dell’acqua, mentre nelle zone con agricoltura intensiva (Val di Non, Valsugana, Bleggio, Valle dell’Adige) la qualità risulta decisamente più scarsa.

Strategie della Provincia Autonoma di Trento

Le Istituzioni della Provincia di Trento hanno comunque messo in atto alcune strategie per migliorare la situazione: come prima cosa, si è voluto puntare sull’implementazione dei terreni coltivati ad agricoltura biologica. In più, si sta puntando sul monitoraggio delle acque, con un giudizio di qualità su ciascuna fonte idrica per raggiungere un buono stato entro un determinato anno.

Le Istituzioni hanno inoltre stretto accordi con associazioni di agricoltori, che hanno portato ad un cambio della modalità operativa: un esempio è l’eliminazione nel 2017 di determinati insetticidi, che in seguito non sono più stati rilevati.

Residui di Pesticidi nella Frutta e nella Verdura

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foto di Markus Spiske su Unsplash

Oltre ai danni alla salute causati dalla contaminazione delle acque, dell’aria e dei terreni, occorre menzionare anche il problema dei residui di pesticidi presenti sulla frutta e la verdura.

Legambiente, nell’ultimo rapporto “Stop Pesticidi” del 2020, dopo aver analizzato numerosi campioni di frutta e verdura ha sottolineato il fatto che siano stati rilevati residui di pesticidi nella metà di questi prodotti, e, più nello specifico, in oltre il 70% della frutta. L’1,2% del totale dei campioni è risultato fuorilegge, mentre il 46,8% dei campioni regolari presentavano tracce di uno o più pesticidi.

Come scritto, il picco è stato riscontrato nella frutta: sono stati segnalati residui nell’89,2% dell’uva da tavola,nell’85,9% delle pere (e in alcuni campioni sono stati trovati addirittura 11 residui contemporaneamente), nell’ 83,5% delle pesche e infine per quanto riguarda le mele sono stati rilevati 75,9% casi regolari con residui, mentre l’1,8% dei campioni è risultato irregolare.

La situazione migliora con la verdura, visto che il 64% dei campioni non presentava alcun residuo, ma sono stati trovati molti casi con alte percentuali di irregolarità: l’8,1% dei peperoni , il 6,3% degli ortaggi da fusto e oltre il 4% dei legumi. Sono stati riscontrati due tipi di irregolarità: nel 54,4% dei casi si andava oltre i limiti massimi di residuo per i pesticidi consentiti , mentre nel 17,6% dei campioni si sono usati fitofarmaci non consentiti. Infine, nel 19,1% dei campioni entrambe queste situazioni erano presenti.

Riguardo ai campioni esteri analizzati, i prodotti cinesi erano irregolari nel 38% dei casi e una bacca di goji conteneva in media 10 residui, mentre il the verde presentava 7 residui. Per i prodotti provenienti dalla Turchia è stata rilevata una percentuale di irregolarità del 23% e al terzo posto i campioni argentini hanno riportato un 15% di campioni irregolari.

Il multiresiduo è stato riscontrato nel 27,6% dei casi totali, mentre il monoresiduo nel 17,3%. Il multiresiduo in ogni caso è più nocivo, visto che le interazioni di diversi principi attivi provocano effetti tossici sull’organismo.

Per quanto riguarda l’agricoltura biologica, 353 campioni su 359 sono risultati regolari e senza residui.

Strategie dell’Unione Europea

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Foto di Sara Kurfeß su Unsplash

Per concludere, al fine di risolvere il problema dei pesticidi nei terreni agricoli e a tavola, l’Unione Europea ha messo in moto due strategie principali da attuare entro il 2030: “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”.
Queste misure prevedono una riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi, del 20% dell’uso di fertilizzanti e del 50% dell’utilizzo degli antibiotici per gli allevamenti. Inoltre si mira a creare un 10% di aree naturali per la biodiversità all’interno delle aziende agricole.

Conclusioni

Ciò che è certo è che un uso così sistematico e invasivo dei pesticidi può portare a gravi conseguenze, come alla rovina dell’ambiente naturale e della nostra salute. È per questo che tutti (i singoli cittadini, gli agricoltori, le Istruzioni ecc.) devono fare la propria parte, informandosi e agendo con consapevolezza.

 

Fonti: Greenme.it (Ricerca dell’Università di Sydney sui Terreni agricoli a rischio a causa dei pesticidi); Repubblica.it, Rinnovabili.it e Legambiente.it (Convegno ISPRA, WWF, Strategie UE, Rapporto “Stop Pesticidi 2020” di Legambiente); Scienzaegoverno.org (Associazione Centro Studi l’Uomo e l’Ambiente sugli Effetti dei pesticidi); LAdige.it, IlDolomiti.it (Ricerca dell’Associazione Medici per l’Ambiente sugli Effetti dei pesticidi In Val di Non e in Trentino)


Autore: Martina Manzotti

Ciao! Mi chiamo Martina e vivo a Pergolese, un piccolo paesino in provincia di Trento. Frequento l'ultimo anno di Lingue per il Turismo e l'Impresa presso l'Università di Trento. Durante il mio percorso universitario ho scelto di approfondire l'inglese e lo spagnolo. Nel tempo libero mi piace soprattutto fare camminate, ascoltare musica, giocare a carte, passare del tempo con i miei tre gatti e informarmi di attualità. Inoltre mi interessano molto le tematiche riguardanti la sostenibilità ambientale e l'inclusività.
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