La plastica ci circonda. È nel nostro cellulare, nei vestiti che indossiamo e persino nel nostro frigorifero. Guarda il mare più vicino a te o l’oceano più lontano: entrambi sono pieni di rifiuti plastici. Per non parlare delle tonnellate di rifiuti destinati alle discariche. Viviamo, ormai, in un mondo fatto di plastica. Ti dirò di più, la plastica ora è anche dentro di noi. È semplice, basta che bevi un po’ d’acqua!

Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di spazzatura finiscono nei corsi d’acqua. Secondo un’indagine condotta da Orb Media: se microscopici residui di plastica si depositano negli oceani laghi e fiumi, sicuramente finiscono anche nell’acqua che beviamo ogni giorno. Tale tesi è stata approfondita e provata in tutto il mondo, i suoi risultati dovrebbero farci davvero riflettere.

L’83% di campioni contiene fibre microscopiche di plastica

Plastiche invisibili
Foto di Orbmedia.org

Ammonta a circa 80% il numero di campioni, prelevati nei 5 continenti, positivi a fibre di plastica nell’acqua del rubinetto. Le micro-plastiche si creano da pezzi più grandi che si sono consumati nel corso del tempo. Durante i test si sono manifestate diverse tossine riconducibili alle cause di cancro e altre malattie. Sono talmente minuscole che non esistono ancora dei metodi efficaci per filtrarle.

I tassi di contaminazione cambiano a seconda del paese, ma raggiungono tutti livelli preoccupanti: USA è al primo posto con 94%, seguita da Libano e India con 94.8% e 82.4%. L’Europa ha il più basso tasso di contaminazione (meno del 72%) ma comunque sempre troppo alto. In Europa la media di fibre di plastica in 500ml di acqua è pari a 1.9 sensibilmente meno rispetto ai 4.8 degli Stati Uniti.

Foto di SquareSpace via Pexels

Questi risultati sono simili a quelli rilevati nell’acqua confezionata. Infatti, gli scienziati hanno affermato che questi residui sono ritrovabili nella stessa concentrazione anche in bottiglie di plastica delle migliori marche.

La plastica non può distruggersi o biodegradarsi, il suo unico destino è quello di sezionarsi man mano in pezzi sempre più piccoli, fino a particelle in scala nanometrica (millesimo di un millesimo di millimetro).

Ma per il corpo umano? Cosa gli succede? In misura nanometrica queste particelle migrano all’interno del nostro corpo permeando nelle pareti intestinali, poi linfonodi e altri organi vitali.

Il cibo non è esente da questo inquinamento. Che sia dalla nostra cucina o da un negozio di alimentari, dobbiamo constatare che ormai mangiamo pasta al sugo con una spruzzata di plastica.

Le plastiche invisibili

Bottiglie di plastica
Foto di tanvi sharma su Unsplash

Abbiamo imparato a vivere in un mondo di plastica, circondati da plastiche invisibili che non sono riconducibili solo agli imballaggi, ma esistono innumerevoli tipi di plastiche che colpiscono l’ambiente su grande scala.

  • I vestiti sintetici: pile, acrilici e poliestere rilasciano migliaia di micro-plastiche ad ogni lavaggio. Circa 1 milione di queste fibre arriva nei corsi d’acqua e più della metà si disperde nell’ambiente.
  • La polvere degli pneumatici: macchine e camion ogni 100 km circa emettono più di 20 grammi di polvere derivante dagli pneumatici.
  • La vernice per la segnaletica orizzontale delle strade, per le navi e anche quella casalinga contribuisce a più del 10% dell’inquinamento di plastica invisibile nell’oceano.
  • Le micro-perle: sono state bandite nella produzione di cosmetici di alcuni paesi come Canada e Stati Uniti, ma continuano ad avere un forte impatto su tutti i corsi d’acqua dei paesi. Basti pensare che nel 2015 circa 8 miliardi di micro-sfere si sono depositate nelle acque statunitensi.

Cosa dovremmo fare?

Discarica di plastica
Foto di Orbmedia.org

Interessante è la challenge creata da Orb Media. Bisogna riempire un sacchetto con tutta la plastica che utilizziamo nel corso di una singola giornata, al termine svuotarla sul pavimento e scattare una foto da postare su Instagram o Twitter con hashtag #OrbPlastics. È un semplice gioco per renderci conto di quanta plastica consumiamo in un solo giorno.

Ogni volta che si fraziona un problema, c’è la capacità per quell’industria di incolpare un altro come se l’industria della plastica non fosse ritenuta responsabile per i suoi tipi particolari di rifiuti. Quindi è la gestione dei rifiuti; non è colpa del produttore. È colpa dello smaltimento dei liquami delle persone. Non è colpa del vero e proprio produttore di abbigliamento. È colpa delle persone che hanno la lavatrice. La colpa è di qualcun altro. Ma in generale, è tutta colpa nostra.
Tweet—Mark Browne, Ph.D.

Il miglior modo per contenere l’uso della plastica parte proprio da te. Analizza come adoperi la plastica e cerca di seguire alcune delle regole  zero-sprechi nella tua vita (riduci, riusa, ricicla). Puoi comprare dei prodotti come Cora Ball che cattura il 35% di fibre rilasciate in un solo lavaggio di biancheria, o meglio ancora impara a vestirti con abiti eco-sostenibili. Usa uno spazzolino di bambù. Non usare buste di plastica o cannucce, e compra una bottiglia riutilizzabile. O ancora, riduci al minimo i consumi di benzina, condividi un passaggio in macchina, o usa mezzi pubblici. Ma la cosa più importante è sicuramente diffondere la tua idea a chi ti sta intorno.

Foto di copertina: pxhere


Autore: Dafne Francesca Palumbo

Dalla soleggiata Puglia alla dotta Bologna. Nulla mi tiene ferma in un solo posto. Appassionata di lingue e viaggi, sogno di scoprire gli angoli più remoti della Terra valorizzandone le sue infinite bellezze.
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