Si è parlato di nuovi modi di turismo, rispettoso della natura, dei luoghi e delle comunità locali, nell’anno internazionale del turismo sostenibile per lo sviluppo proclamato dalle Nazioni Unite per il 2017.
Una giornata ricca di idee, proposte e progetti condivisi, a cui hanno partecipato esperti in diversi ambiti, dall’ospitalità green, all’eco-ristorazione, dalla mobilità sostenibile, all’economia solidale. Ma anche imprenditori turistici, ricercatori e semplici interessati. I partecipanti sono arrivati da Veneto, Trentino, Emilia Romagna e Liguria, per ritrovarsi nella piccola località di Giongi, tra le montagne innevate degli Altipiani Cimbri, di cui fanno parte i comuni di Lavarone, Folgaria e Luserna, e confrontarsi sulle sfide e opportunità offerte dal turismo sostenibile tra le Alpi.
Il workshop organizzato da Ecobnb il 7 novembre a Gionghi di Lavarone (Trento), si è aperto con i saluti di Nicoletta Carbonari, presidente della Magnifica Comunità degli Altipiani Cimbri, seguito dell’intervento di Isacco Corradi, sindaco del comune che ha ospitato l’iniziativa sull’Altopiano Trentino.
Turismo Sostenibile e ospitalità green
Il lavori sono iniziati con l’analisi di alcuni dei dati più significativi sul turismo e sul suo impatto ambientale: il 70% dell’impronta ecologica generata dall’industria turistica oggi è legata agli spostamenti (soprattutto aerei e automobili), e più del 20% è dovuta alla ricettività turistica, spiega Simone Riccardi, fondatore di Ecobnb. Per questo è davvero importante fare scelte di mobilità sostenibili, ma anche ridurre l’impatto ambientale degli alberghi, intraprendendo azioni virtuose verso l’ambiente, i luoghi e le comunità locali.
Cosa può fare un’ospitalità per essere più sostenibile? Dalla scelta dell’energia pulita a quella dei detergenti ecologici, dal cibo biologico alla filiera corta, dalle proposte di mobilità alternative, alla riduzione dei rifiuti, dal risparmio idrico a quello energetico, il fondatore di Ecobnb ha analizzato tutte le possibilità per ridurre l’impatto ambientale dell’ospitalità. Azioni semplici che permettono di risparmiare in media 8 kg di CO2 a notte per ospite. L’equivalente di 295 alberi salvati.
I vantaggi sono ambientali ma anche economici: si riducono i consumi e gli sprechi, e si risponde alla domanda di un numero crescente di viaggiatori interessati al turismo sostenibile. Un segmento di mercato interessante, soprattutto per luoghi di grande valore naturale, come le Alpi. Un report del 2017, dimostra ad esempio che due terzi dei turisti è propenso a scegliere un’ospitalità green, rispetto ad una tradizionale.
Per rispondere a questa domanda, la piattaforma Ecobnb (ecobnb.it) permette di trovare e prenotare strutture ricettive eco-sostenibili, dal piccolo bed and breakfast all’hotel che possiedomo almeno 5 di queste 10 caratteristiche principali di sostenibilità, riconosciute a livello internazionale:
- Elettricità da fonti rinnovabili al 100% (anche con l’acquisto da fornitori di energia pulita)
- Cibo Biologico o a chilometro zero
- Accessibilità senza auto (fornendo ad esempio servizi di tranfer da/per la stazione più vicina, informando sugli orari dei mezzi pubblici e incentivando la mobilità dolce, ad esempio offrendo agli ospiti biciclette, e-bikes, ciaspole, ecc.)
- Prodotti per la pulizia ecologici (detergenti ecologici certificati ecolabel)
- Raccolta differenziata oltre l’80%
- Lampadine a basso consumo
- Bioarchitettura
- Pannelli solari per acqua calda
- Riduttori di flusso per l’acqua
- Recupero e riuso delle acque
Mobilità turistica sostenibile tra le Alpi
Il workshop è proseguito con un focus sulla mobilità sostenibile, in particolare tra le Alpi. Ad approfondire il tema è stato Giovanni Vassena, che ha raccontato l’esperienza delle Perle Alpine, associazioni di comuni alpini in 25 diverse località dell’arco alpino, uniti nell’intento di promuovere la mobilità dolce. Dalla Svizzera all’Austria, dall’Italia, alla Germania, dalla Francia alla Slovenia, le diverse destinazioni associate alle perle Alpine offrono proposte turistiche innovative e sostenibili, abbinando servizi di mobilità pubblica per l’arrivo nella destinazione a molteplici offerte di mobilità dolce in loco, durante il soggiorno.
L’intervento è stato ricco di esempi concreti, da cui prendere spunto per promuovere un turismo senza auto e rispettoso della Natura. Si è parlato ad esempio di Cogne, che in pochi anni è riuscito a creare un gruppo di acquisto di biciclette elettriche, per dotare gli alberghi di questo mezzo di trasporto molto amato dai turisti, e a creare un servizio di navetta gratuita (sia per i turisti che per i residenti) tra le varie frazioni del comune, finanziato con la tassa di soggiorno.
Oppure del comune austriaco di Werfenweng, che offre a chi arriva in treno (o a chi lascia le chiavi dell’auto in hotel e non utilizza il mezzo privato durante le vacanze), una serie variegata di servizi gratuiti, dall’utilizzo dei veicoli ecologici, alle ciaspole, dal trasporto pubblico alle bici elettriche. I servizi sono pagati grazie ad una tassa sui pernottamenti negli hotel che hanno aderito all’iniziativa, e sono gratuiti anche per gli abitanti.
Grazie a questa iniziativa il comune di Werfenweng è riuscito a far crescere in pochi anni il numero di pernottamenti annuali, passando da 140 mila a 250 mila, e allo stesso tempo ad offrire gratuitamente ai suoi abitanti dei servizi in più di mobilità dolce.
L’intervento delle Perle Alpine ha fatto emergere l’importanza di condividere con gli abitanti e con la comunità locale il tema della sostenibilità. I progetti di mobilità alternativa hanno successo solo se sono pensati insieme agli abitanti, e anche per loro, non solo per i turisti. Inoltre – aggiunge Vassena – non ha senso promuovere una destinazione come meta per la mobilità sostenibile se gli eco-turisti quando arrivano sul posto vedono i residenti utilizzare la loro auto anche per gli spostamenti più brevi e banali. Ne rimarrebbero profondamente delusi.
Cicloturismo, un trend in crescita
Dalla mobilità dolce si è passati al turismo in bicicletta, grazie all’intervento di Michele Mutterle, rappresentante di Albergabici e di Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta).
Il numero di cicloturisti è in continua crescita. Un’analisi dei cicloturisti tedeschi (pubblicata nel 2017 da ADFC Travelbike) dimostra che il turismo in su due ruote è cresciuto del 30% in due anni (dal 2014 al 2016). Nel 2016 i cicloturisti tedeschi hanno speso qualcosa come 150 milioni di giornate in sella alla bicicletta, organizzando ciclotour della durata media di una settimane e percorsi giornalieri di circa 65 km.
L’Italia è una delle principali destinazioni dei cicloturisti tedeschi (insieme all’Austria). Ma sul totale dei tedeschi che viaggiano in bici nel nostro paese il 50% sceglie il Trentino Alto Adige, l’altro 50% le altre regioni italiane.
Facendo qualche conto, i ciclo-viaggiatori tedeschi spendono in Italia circa 442 milioni di euro ogni anno per le loro vacanze in bici nel nostro paese. Una cifra impressionante, che è destinate a crescere!
Ma quali sono gli elementi essenziali (che non devono mancare) per attrarre questo crescente numero di turisti su due ruote?
L’intermodalità, spiega Michele Mutterle, ovvero la capacità di offrire servizi di trasporto pubblico delle biciclette, sia in treno che con altri mezzi.
Anche la segnaletica e la buona manutenzione dei percorsi sono elementi fondamentali. Per ultimo, l’offerta di itinerari interessanti, anche di lunga percorrenza (pensiamo sempre alla media giornaliera di 65 km dei cicloturisti tedeschi), con tappe culturali, gastronomiche, artistiche e naturalistiche.
Come ospitare al meglio chi viaggia in bici? I requisiti principali che ciascun b&b o hotel amico dei cicloturisti dovrebbe avere, secondo gli standard di “Albergabici” sono:
- accogliere anche solo per una notte;
- offrire una stanza chiusa e sicura per le biciclette;
- fornire mappe, guide, informazioni cicloturistiche;
- offrire la possibilità di asciugare il vestiario tecnico (stendino o lavanderia);
- mettere a disposizione una piccola officina per la riparazione delle biciclette, con attrezzi di base e contatti telefonici dei riparatori di zona;
- proporre una colazione adeguata, meglio se a buffet con prodotti freschi, dolci e salati.
A queste linee guida fondamentali si possono aggiungere altre attenzioni: come la possibilità di lavare le bici, il servizio di noleggio biciclette, un servizio di transfert per ciclisti in difficoltà, il contatto diretto con i bikers esperti del territorio, ecc.
A Trento la prima legge italiana sull’Economia Solidale
Il dibattito è proseguito con il percorso della Provincia Autonoma di Trento, la prima in Italia ad avere una legge finanziata sull’economia solidale. A parlarne è stato Mario Simoni, rappresentante del Tavolo dell’Economia Solidale Trentina ed organizzatore della Settimana dell’Economia Solidale Trentina entro cui l’evento di Lavarone è stato realizzato.
Dopo aver presentato i 13 settori che legge provinciale trentina individua come Economia Solidale, dalla filiera corta alla mobilità sostenibile, dal turismo responsabile al software libero, Simoni si è focalizzato sui disciplinari dedicati alle iniziative turistiche organizzate nel rispetto della natura e della cultura locale. Possono aderire al disciplinare del Turismo Responsabile tutte le attività turistiche trentine, dalla ricettività (sia B&B, che hotel o agriturismi), ai ristoranti, ai sentieri etnografici o agli eco-musei che rispettano le regole richieste, riconoscendo la centralità della tutela ambientale e della comunità ospitante, che ha diritto ad essere protagonista delle scelte turistiche. L’adesione è gratuita e a questo link si trovano maggiori informazioni.
Ristorante: si, ma biologico e locale
Dopo pranzo il lavori sono continuati approfondendo il tema dell’eco-ristorazione. Marco Niro, responsabile del progetto “Eco-Ristorazione Trentina” ha approfondito tematiche come la filiera corta, il biologico e le regole da seguire per proporre una ristorazione rispettosa dell’ambiente.
“Ecoristorazione Trentina” è un marchio dedicato ai ristoranti, anche all’interno di hotel, in Trentino che seguono 11 eco-azioni obbligatorie (più una serie di altre buone pratiche facoltative) per ridurre il loro impatto sull’ambiente.
Si può ottenere gratuitamente e le azioni indispensabili richieste sono:
- Garantire una proposta di “menù a filiera trentina” con almeno un ingrediente da filiera trentina;
- Proporre nel menù almeno 3 tra ingredienti da agricoltura biologica;
- Eliminare le confezioni monodose;
- Eliminare tutte le stoviglie monouso;
- Offrire agli ospiti la possibilità di portare a casa cibo e bevande avanzate;
- Informare gli ospiti sulla possibilità di chiedere l’acqua in caraffa, oppure proporre esclusivamente acqua in bottiglia con vuoto a rendere da filiera trentina;
- Offrire agli ospiti la possibilità di ordinare porzioni ridotte;
- Effettuare la raccolta differenziata;
- Utilizzare sistemi di illuminazione a rendimento energetico di classe A;
- Utilizzare prodotti per le pulizie ecologici;
- Informare gli ospiti del possesso del marchio “Ecoristorazione Trentino” e delle buone pratiche messe in atto.
Come realizzare un’eco-ristorazione? Il punto di partenza è sicuramente la conoscenza di cosa è veramente locale e cosa non lo è. Poi è fondamentale prendere contatti diretti con i produttori del proprio territorio, e approfondire la loro filiera. Fare rete tra ristoranti e produttori locali è l’obiettivo centrale del progetto.
Uno dei segreti per una buona eco-ristorazione è “less is more” (ovvero “meno è di più”). E’ infatti importante ridurre il numero di portate e di ingredienti utilizzati: solo così è possibile proporre menù sostenibili e a chilometro zero.
Alcuni consigli da seguire? Secondo Marco Niro, responsabile di Ecoristorazione Trentina, sono: dare libero sfogo alla creatività, re-inventando le tradizioni del territorio nei propri menù; e informare gli ospiti sulle scelte di sostenibilità intraprese, scrivendo sempre nel menù quali sono le portate a base di prodotti biologici e locali.
A questo link trovate maggiori dettagli e informazioni per aderire.
Eco-hotel + eco-ristorazione: un’esperienza di successo
L’eco-hotel Regina Elena è un suggestivo hotel a gestione famigliare tra i prati verde e gli antichi masi del Parco Naturale Adamello Brenta, non lontano dal borgo medievale di Caderzone Terme (in Trentino). Il workshop è entrato nel vivo delle esperienze concrete di turismo sostenibile con una breve intervista a Laura Franchini, proprietaria dell’hotel Regina Elena, che da diversi anni lo gestisce sia come ecobnb che come eco-ristorazione trentina (una dei migliori in Trentino). Insieme al marito, artista e appassionato di cucina, Laura ha re-inventato menù speciali ed ecologici, ispirati alla tradizione trentina e al territorio, arricchiti da proposte vegane e vegetariane. Dal suo orto provengono alcuni degli ingredienti per le colazioni a chilometro zero e la melissa fresca per le tisane (molto apprezzate dagli ospiti).
Naturopata e appassionata di erboristeria, Laura coltiva piante officinali con le quali arricchisce i piatti del suo eco-ristorante, creando così una proposta ricettiva unica, legata proprio alle sue passioni. Questo aspetto è fondamentale – sottolinea Laura: gli ospiti percepiscono subito se l’hotel è davvero green quando incontrano i proprietari e parlano con loro. E’ importante raccontare le proprie passioni e i propri stili di vita.
Le proposte di turismo sostenibile dai partecipanti
L’ultima ora di workshop è stata dedicata al lavoro di gruppo tra i partecipanti. Dal confronto delle diverse esperienze di turismo sostenibile sono emerse tante idee, problematiche e proposte.
Per primo, l’importanza del contatto diretto tra turisti e persone del luogo per creare esperienze autentiche di turismo sostenibile. Succede ad esempio in Val di Non, quando un intero paese viene completamente chiuso al traffico per aprire le proprie cantine agli abitanti e ai turisti, con assaggi di vini e prodotti locali: si tratta di un’esperienza di successo perché è una festa che parte dalla comunità locale e coinvolge tutti, anche i turisti.
Secondariamente, valorizzare ciò che già esiste. In tanti hanno sottolineato le potenzialità del territorio alpino per il turismo sostenibile. Ci sono chilometri e chilometri di percorsi che si prestano ad essere valorizzati, mappati e segnalati, per essere percorsi a piedi e in bicicletta.
Il territorio alpino si presta alla mobilità dolce, si tratta solo di informare i propri ospiti e coinvolgerli nell’esperienza. Ci sono ad esempio proprietari di hotel che si impegnano in prima persona, come quello dell’hotel Pineta Hotels, vicino a Tavon (sempre in Trentino), che accompagna a piedi i propri ospiti alla scoperta delle meraviglie naturali e della bellissima Pieve di San Romedio.
Seguendo le vocazioni del territorio, i percorsi lenti (a piedi, in bici, a cavallo, con gli asini) possono essere ideati prevedendo dei momenti di formazione, informazione, educazione ambientale (ad esempio, la raccolta dei rifiuti che si trovano lungo il percorso, ha suggerito qualcuno). Spiegare il senso dei luoghi, il significato dei toponimi, perché veniva coltivata una cosa piuttosto che un’altra, e magari concludere la passeggiata in una vecchia malga facendo filò, assaggiando o cucinando piatti tipici.
In ogni caso si deve puntare sulla destagionalizzazione, seguendo le vocazioni dei luoghi, per creare esperienze che possano essere vissute durante tutto l’anno, liberando così la montagna dal legame con la neve, che in futuro – i cambiamenti climatici in corso lo dimostrano – sarà sempre più rara.
Tra i gruppi di lavoro è emerso anche il ruolo centrale delle istituzioni (Comuni e Regioni) nel promuovere i trasporti sostenibili e nell’agevolare l’utilizzo di prodotti a chilometro zero. Spesso accade invece l’opposto: ci sono ad esempio vincoli normativi che non permettono ai b&b di servire ai propri ospiti marmellate fatte in casa.
Le riflessioni sono proseguite ipotizzando esperienze concrete di turismo sostenibile. Le esperienze più semplici possono essere anche quelle più di successo. Alcuni esempi pensati dai gruppi di lavoro: bagni di fieno, percorsi eco-esperienziali nel bosco, bagni nelle foglie (in autunno), punti di osservazione degli animali selvatici. Insomma, il bosco è lo scenario perfetto per percepire suoni, colori, odori e sapori e ritrovare l’armonia con la natura.
Al workshop ha partecipato con grande entusiasmo il gruppo della Proloco di Nosellari, piccola località nel comune di Folgaria, particolarmente vocata al turismo lento. Graziella, ha raccontato la storia del gruppo di abitanti uniti nell’intento di creare un progetto di turismo sostenibile, contaminando e coinvolgendo tutto il paese. Un tempo gli abitanti di Nosellari erano chiamati “magna porri”: un’idea allora è quella di recuperare le antiche coltivazione di porri, insieme ai sentieri tradizionali, e creare un presidio Slow Food. Nosellari è anche il paese delle nocciole (lo dice il nome): così il gruppo della Proloco ha progettato di riportare le nocciole selvatiche al loro antico splendore. A questo si aggiunge l’idea di creare un percorso di pet-theraphy con gli asinelli, e di valorizzare la presenza dei camosci, che ogni giorno brucano in un grande prato vicino al paese, creando dei punti di osservazione degli animali dal bosco.
Sono state davvero tante le idee e gli spunti dei partecipanti. Sembra il momento giusto per metterle insieme, fare rete e creare nuove esperienze di turismo sostenibile nei luoghi alpini!
Scarica le presentazioni dei relatori
Hai partecipato al workshop e vuoi rivedere le presentazioni dei relatori? Puoi scaricarle di seguito:
Le opportunità del Turismo Sostenibile e l’ospitalità green (Simone Riccardi, Ecobnb)
Mobilità sostenibile e turismo sulle Alpi: il caso delle Perle Alpine (Giovanni Vassena, Alpine Pearls)
Cicloturismo: potenzialità ed esigenze (Michele Mutterle, FIAB e Albergabici)
Le possibilità dell’Economia Solidale Trentina (Mario Simoni)
Non sei riuscito a partecipare al workshop? Peccato! Ti aspettiamo in una delle prossime iniziative!
Foto di copertina: treno nelle Alpi svizzere, foto di Peter Stein