Passeggiando tra i boschi dell’Appennino Tosco-Emiliano appare chiaro il motivo per cui lo scorso 9 giugno questa catena montuosa è entrata a far parte della Rete mondiale delle riserve “Uomo e Biosfera” MaB UNESCO.
I sentieri tracciati tra i fitti alberi, i panorami da film che quando meno te lo aspetti si aprono davanti agli occhi, le lunghe distese di mirtilli e more, i corsi d’acqua e i ruscelli da fiaba, fanno di questi monti dei luoghi unici al mondo.
L’ambita certificazione rappresenta per tutto il territorio dell’Appennino Tosco-Emiliano il riconoscimento della bellezza e della ricchezza ecologica di queste montagne.
Sulla cima del Monte Acuto, camminando nella riserva naturale patrimonio dell’UNESCO
Per godere appieno di questi paesaggi ci siamo recati sulla cima del Monte Acuto, detto localmente Pizzacuto, che domina la conca del Lagastrello (al confine tra la provincia di Parma e quella di Massa Carrara), estrema propaggine occidentale del gruppo dell’Alpe di Succiso.
Siamo partiti dal Passo di Lagastrello (1198 m, varco che separa l’Emilia dalla Lunigiana), poco più avanti rispetto alla partenza classica del sentiero che costeggia l’omonima diga (sentiero 659B, direzione Comano). Dopo poche centinaia di metri ecco apparire davanti ai nostri occhi il primo paesaggio da lasciare senza fiato: il letto del Fiume Enza che arriva fino alla diga; un’area verde, incontaminata, attraversata da piccoli ruscelli che possono essere seguiti fino alla sorgente del fiume. Nell’acqua sguazzavano innumerevoli girini, impossibili da contare, e piccoli pesci che velocemente attraversavano i corsi idrici.
Dopo qualche minuto passato ad ammirare la valle ci siamo diretti verso la punta del monte ed ecco una seconda sorpresa: nell’unico sentiero che porta verso la cima ci vediamo sbarrare la strada da un numeroso branco di splendidi cavalli allo stato brado che tranquilli pasteggiano sul sentiero, ignari di noi visitatori. Ci passiamo di fianco, a pochi centimetri, attenti a non disturbarli. Ma sembrano capire le nostre intenzioni e ci fanno passare senza problemi.
Proseguiamo il nostro cammino seguendo le indicazioni che portano al Monte Acuto e ci ritroviamo in un fitto bosco di faggi cedui che ombreggia tutto il sentiero. E la cosa è particolarmente gradita visto che fuori dal bosco, sotto il sole, la temperatura sembra raggiungere i 30°C.
Camminare nel bosco stimola i pensieri e anche farlo in solitudine dev’essere una bellissima esperienza. La fatica fisica scansa lo stress mentale di una vita spesso troppo frenetica e la sensazione che si prova è bella, quasi di rinascita. Sicuramente di pace.
Trasportati da un flusso di pensieri che aiutano la salita ecco che distrattamente ci troviamo già in alta quota e gli alberi del bosco lasciano spazio ad un paesaggio che fa rimanere ancora una volta senza fiato. Sotto di noi una vallata verde circondata da montagne, e sopra un cielo azzurro che sembra finto.
Circondati da questo suggestivo panorama proseguiamo verso la Sella del Monte Acuto (1722 m) che raggiungiamo con un’altra oretta di cammino passata in gran parte sul crinale. Raggiungiamo la vetta del monte (1756 m), punto più alto della nostra escursione, e da qui ammiriamo la vallata e ci fermiamo per il pranzo.
Recuperate le forze riprendiamo la camminata, questa volta in direzione del Rifugio Sarzana, penultima tappa prima del ritorno alla diga di Lagastrello che secondo i sentieri indicati dalla mappa dovremmo raggiungere con un giro circolare, ad “anello”.
Il Rifugio Sarzana si trova nei pressi del lago di Monte Acuto (1580 m) e fu costruito dalla Sezione di Sarzana del CAI nel 1980 e successivamente ristrutturato dall’ente Parco regionale dell’Alto Appennino Reggiano nel 1998. L’interno è dotato di 25 posti-letto ed è gestito da soci di Legambiente in estate e nei fine settimana.
Con altre due ore scarse di cammino ritorniamo al punto di partenza, ora meta conclusiva della nostra escursione che alla fine si è rivelata non troppo impegnativa se si è un minimo allenati e preparati.
Il cielo è sereno e il clima ancora molto caldo. Torniamo a casa appagati dal viaggio e affascinati dai posti raggiunti e dagli splendidi panorami. Torniamo a casa pensando già al prossimo viaggio, con la consapevolezza che viviamo a pochi chilometri da un posto giustamente riconosciuto patrimonio dell’umanità e con la voglia di scoprirlo, conoscerlo e tutelarlo.