È da un po’ di tempo che si sente sempre più parlare di overtourism. Si tratta del fenomeno del sovraffollamento turistico verso certe mete, dalle isole della Grecia, alle località Alpine, le quali vengono prese d’assalto in alta stagione, al punto da causare enormi disagi alla popolazione residente. In alcune località del mondo sono gli stessi residenti a “cacciare” via i turisti, anche con manifestazioni organizzate, come è accaduto a di recente a Barcellona.
Ad aver acuito la tensione sarebbe l’universo dei travel blogger, delle campagne pubblicitarie turistiche aggressive e di tutto quel flusso informativo e promozionale che provoca veri e propri boom di domanda. Quindi, in un certo senso, le maggiori responsabilità di questo fenomeno vengono attribuite al web, oltre che alle dinamiche pubblicitarie e di business che caratterizzano il mercato del turismo. In realtà, come si legge nell’indagine di ExpressVPN, presso l’opinione pubblica si è già manifestato un certo disagio per gli eccessi causati dal dinamismo del web, non solo nel mercato del turismo, ma anche nella sfera privata.
E così in tanti iniziano a sposare pratiche di vita e di vacanza più minimali e più in sintonia con l’ambiente circostante e, tra queste, vi è anche il bisogno di vivere esperienze turistiche meno commerciali, meno caotiche e meno invadenti. Ecco perché, oggi, abbiamo pensato condividere con chi ci legge consigli pratici per viaggiare senza arrecare disagi al prossimo.
Perché il turismo è diventato una fonte di guadagno mal tollerata?
Il sovraffollamento turistico porta spesso a un aumento del costo della vita locale, alla pressione sulle infrastrutture e a un deterioramento dell’ambiente. In molte destinazioni, l’industria turistica può favorire lo sfruttamento delle risorse naturali e culturali, creando squilibri socioeconomici che amplificano il malcontento della popolazione residente.
Un esempio emblematico è rappresentato da città come Venezia e Barcellona, dove i residenti si sono mobilitati contro l’afflusso massiccio di turisti, accusando il turismo di massa di contribuire alla gentrificazione e alla perdita di identità locale.
L’eccessivo turismo ha effetti negativi anche sul mercato immobiliare, per il quale, in alcuni casi, il numero di alloggi destinati ai turisti arriva a superare quello destinato ai residenti. In un clima del genere, è ovvio che chi vive in una città o in un contesto fortemente turistico si troverà, in un certo senso, invaso.
Come poter continuare a viaggiare senza arrecare disagi altrui?
Ci sono davvero tanti modi per evitare di disturbare le persone e i luoghi che visitiamo quando viaggiamo. La prima cosa da fare è cambiare atteggiamento da turista ad ospite, poi viene tutto il resto. Ci riferiamo a scelte come prenotare in bassa stagione, evitare le mete di massa, soggiornare o acquistare localmente: tutte attività i cui benefici economici ricadono sulla comunità.
Chiaramente questo significa anche rispettare i luoghi che ci ospitano, come spiagge e altri paradisi naturalistici che il turismo di massa sta distruggendo. Eppure basterebbe portare con sé un sacchetto per raccogliere la propria spazzatura, leggere le informazioni o le istruzioni prima dell’arrivo e farsi guidare dal buon senso.
Dal canto loro, le mete turistiche in genere prese d’assalto possono tutelarsi, tramite biglietti all’ingresso, accessi contingentati e altre forme di controllo dei flussi in alta stagione. A Venezia, per esempio, il metodo sperimentale propone una tariffa d’accesso solo ai turisti mordi-e-fuggi: per chi pernotta in città l’accesso è gratuito.
Dai mezzi di trasporto alla struttura di pernotto: i pro del “turismo lento”
Il “turismo lento“, come si legge sempre più di frequente, è un modo di vivere il viaggio che pone l’accento sulla qualità, piuttosto che sulla quantità delle esperienze. La lentezza ci permette di scoprire il meglio di una destinazione, andando oltre ciò che le offerte turistiche propongono.
Il turismo lento invita ad andare a piedi, a prediligere la bici e a soggiornare in piccole strutture di residenti; ci invita ad assaporare la genuinità dei cibi locali, la bellezza di quei pochi paradisi naturali rimasti intatti sulla terra e a privilegiare il contatto con la natura.
Un approccio del genere, in pratica, mira a beneficiare di emozioni e sensazioni, piuttosto che a ridurre il viaggio a una semplice lista di mete da spuntare. Questo modo di viaggiare riduce l’impronta inquinante ma ha benefici soprattutto su noi stessi: ci educa e ci nutre lasciando qualcosa di positivo al momento del ritorno a casa.