Immagina di lasciare una vita di agi per vivere in campeggio e viaggiare il mondo. Rinunciare a tante cose superflue per avere più tempo da dedicare a te stesso, scoprire l’essenza delle cose e viaggiare senza più confini. Paolo Goglio l’ha fatto, ecco la sua storia…
La vita è un viaggio e chi viaggia vive due volte.
(Omar Khayyâm)
Hai mai pensato di cambiare vita, viaggiare e vivere in campeggio? Paolo Goglio ha avuto il coraggio di farlo e realizzare il suo sogno. Dopo aver chiuso la sua attività di produttore televisivo, da 10 anni vive in campeggio. E’ stata inizialmente una scelta sofferta, ma necessaria. Nel tempo si è rivelata una scelta di vita da cui ripartire alla ricerca di nuovi traguardi. Passare dall’avere all’essere, rinunciare al superfluo, scoprire l’essenza della vita, diventare protagonista del cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.
In questo articolo abbiamo intervistato Paolo Goglio per scoprire la sua incredibile avventura. Ecco cosa ci ha raccontato:
Cosa significa vivere in un campeggio? Devi rinunciare a qualcosa?
Il significato è sicuramente soggettivo, ma credo che il risultato sia quasi inevitabile per chiunque: significa innanzitutto abitare in uno spazio vitale molto ridotto rispetto a quello tradizionale ma questo, nel tempo, può rivelarsi un vantaggio molto importante per cambiare molte abitudini. Quello di cui necessitiamo, d’altra parte, è uno spazio per dormire, cucinare, sederci a lavorare o mangiare e un bagno. Da quel punto di vista qui non manca nulla. D’inverno ho il calore di una efficiente ed economica stufa a pellet, un giardino da condividere con il mio amato cane Leone circondato dal verde e dai fiori, un letto molto confortevole e una cucina attrezzata di tutto. Mancano le utenze, le bollette della luce, dell’acqua, della raccolta rifiuti e molte scadenze tradizionali. Il villaggio è sorvegliato e assistito di tutto, dalla piscina al ristorante, con spiaggia incantevole sul lago di Annone.
Le abitudini da cambiare, in fondo, sono tutte superflue. Una volta destinati ai bisognosi gli abiti e le scarpe poco utilizzati, i servizi di piatti e pentole doppi e tripli, i libri che ho già letto, i dischi che non ascolterò più, i soprammobili, gli arredi in eccedenza e tutte le cose accumulate a ricordo di un passato trascorso, mi ritrovo nel presente, leggero, in uno spazio semplificato che pulisco, riordino e accudisco in pochi minuti. E una volta che la mia vita è più leggera io acquisto un potere magico: il tempo da dedicare a me stesso.
E come lo occupi questo tempo? Non rischi di annoiarti?
Innanzitutto ho potuto fare questa scelta perchè ho ricreato un piccolo habitat lavorativo in remoto (oggi si dice smart working). Lavoro non ne avevo né potevo svolgerlo, così mi sono appoggiato a delle associazioni che inizialmente mi hanno confortato e nel tempo mi sono affiancato a loro. Oggi mi aiutano a sostenere le spese contingenti di prima necessità e mi danno dei contributi per realizzare piccoli progetti.
Così ho iniziato a spostarmi con una tenda Maggiolina verso altri campeggi o pernottare in solitaria, a dormire nelle foreste, sulle spiagge, viaggiare e realizzare con piccole telecamere amatoriali dei video che ho portato alle televisioni.
Non so cosa sia la noia, vivo in uno spazio di grande pienezza interiore in cui dialogo con il sole e con le stelle, osservo le nuvole, le fronde degli alberi, il silenzio del bosco e i profumi del sottobosco.
La natura riempie la mia vita di gioia e l’amore che provo per tutto questo cerco di ricambiarlo realizzando immagini che porto in televisione.
Così posso testimoniare la bellezza della vita e del mondo, contrariamente a quanto viene compulsivamente e ininterrottamente propagandato dai tradizionali schemi di comunicazione e informazione.
La vita è un arco temporale in cui possiamo collocarci in varie modalità. Se siamo in modalità “avere” difficilmente potremo vivere in modalità “essere”.
Sembra banale ma non lo è assolutamente, è una specie di salto quantico attraverso la realtà costruita per giungere alla realtà creata. Noi siamo gli stessi ma lo spazio intorno a noi è completamente diverso e quindi anche i valori, le esigenze, i sogni e i desideri.
La sostenibilità si ottiene dunque con la riduzione delle proprie esigenze di vita?
Una modalità di vita con esigenze ridotte è per sua natura più sostenibile di quella tarata prevalentemente sul consumismo.
Siamo in un’epoca cardine in cui l’equilibrio tra i popoli deve conciliarsi con un equilibrio uomo/ambiente, ma questo non può avvenire fino a quando gli ingranaggi tritatutto del sistema consumistico frullano intere nazioni ingabbiate dal mito della produttività e dell’industrializzazione. E’ una trappola senza via di uscita e tutto quello che se ne ricava è un parametro di infelicità sociale diffusa a tutti i livelli.
Tutti vivono colpevolizzati per quello che fanno e per quello che hanno ma nessuno riesce a tirarsene fuori. Da una parte bisogna far girare il motore dell’economia, dall’altra salvaguardare il pianeta. Sono ossimori non conciliabili perchè non esiste un compromesso. Ridurre l’inquinamento o l’impatto ambientale significa inquinare e impattare di meno su un pianeta già devastato. Si sposta il problema in là di pochi decenni ma non si risolve nulla.
Il cambiamento avviene a livello individuale, dalle abitudini, dalle credenze, dai pensieri stessi.
Fino a quando il sogno sociale sarà una casa enorme adorna di mille cose inutili, la macchina nuova, il televisore ultimo modello, abiti firmati, decine di scarpe e accessori di ogni genere, tecnologie di ultima generazione e oggetti di valore da chiudere in cassaforte, continueremo a rincorrere il mito di un falso benessere che non a caso si traduce in una epidemia globale di depressione sempre più radicata e diffusa.
Oggi osservo tutto questo, consapevole che è stata la mia vita fino a una decina di anni fa, conoscendo i meccanismi sono in grado anche di interpretare quello che avviene. Sono solo mie considerazioni ma è proprio dopo aver acquisito il tempo per fermarmi a osservare e ascoltare tutto questo che ho iniziato a riflettermi in uno spazio diverso, più ampio e più autentico.
Per giungere alla sostenibilità bisogna quindi modificare il sistema?
Noi definiamo “sistema” la risultante di un insieme di elementi individuali. E’ un termine che deriva dalla matematica insiemistica, ma è divenuto talmente generalizzato da prendere vita. Come se fosse una entità più grande di noi che ci governa, ci domina o ci controlla. Ma il sistema non esiste, è solo la definizione che diamo all’insieme formato da tutte le singole individualità.
E’ questo, paradossalmente, che sembra sfuggire. Così accusiamo il sistema che inquina, il sistema che distrugge, il sistema che combatte, il sistema che opprime, senza renderci conto che è una loop che gira su se stessa. Un pensiero ciclico che crea altri pensieri ciclici a oltranza e tutto collassa, perchè c’è da impazzire. Ma io sono uno degli individui del sistema popolazione Italiana, sottoinsieme del sistema Europa, sottoinsieme del sistema Mondo… e così via.
Il tempo che dedico ad accusare gli altri, a prendermela con chi ci governa o con chi distrugge è tempo impiegato male. Soffro e non realizzo nulla di costruttivo.
Purtroppo molti cambiamenti, sia a livello individuale che sociale, avvengono a seguito di eventi traumatici, incidenti, perdite o rotture. Ma avvengono. E se noi potessimo bypassare questo passaggio traumatico, magari guardando oltre o più semplicemente dentro noi stessi, potremmo cambiare completamente la nostra percezione della vita e vivere una modalità diversa: quella che io definisco una modalità di Amore con il Mondo. Ed è esattamente questo che, da anni, cerco di portare in televisione e al cinema.
Ringraziamo Paolo Goglio per questa intervista illuminante e per aver condiviso la sua storia.
Vuoi saperne di più? Questo è il suo sito personale. E questo il suo primo selfie-film
Immagine di copertina: Photo by Blake Wisz on Unsplash