Stiamo causando un’estinzione di massa simile per proporzioni a quella dei dinosauri. Se non corriamo ai ripari, più del 70% delle specie animali potrebbe scomparire in breve tempo. Uno studio spiega perché siamo in pericolo
Un’estinzione di massa (o transizione biotica) è un periodo geologicamente breve durante il quale avviene un massiccio sovvertimento dell’ecosistema terrestre. Come conseguenza avviene la scomparsa di un elevato numero di specie viventi e la sopravvivenza di altre che divengono dominanti.
Sesta estinzione di massa?
La fase che stiamo attualmente vivendo rappresenta potenzialmente la sesta estinzione che possiamo considerare da quando la vita si è diffusa sulla Terra.
Esiste però una sostanziale differenza che le contraddistingue: la causa che le ha generate. Le prime cinque estinzioni possono essere ricondotte a fenomeni climatici e disastri naturali quali glaciazioni, fenomeni di vulcanismo ed impatti asteroidali o meteorici.
Quella attuale vede invece l’uomo come nuovo attore principale e diretto responsabile.
Antropocene
Con il termine antropocene si intende definire l’epoca durante la quale l’essere umano ha influenzato e continua ad influenzare l’ambiente.
Ecco quindi che l’evoluzione dell’uomo traccia una linea netta nella storia dello sviluppo del sistema Terra, con tutto ciò che da essa deriva. Dallo sviluppo dell’agricoltura avvenuto oltre 11.000 anni fa, la specie umana è cresciuta a dismisura, passando da contare circa 1 milione di individui agli attuali 7,7 miliardi.
La crescita costante della popolazione umana, i tassi di consumo sempre più elevati e le risorse sempre meno accessibili sono, secondo uno studio pubblicato da Proceedings of the National Academy of Science, i principali fattori che causano l’aumento di velocità con cui si sta manifestando l’attuale estinzione.
Il risultato di tali ingredienti comporterà presto la completa scomparsa di molte specie. Ne conseguirà un impoverimento della biodiversità terrestre e la destabilizzazione dell’intero ecosistema naturale. Purtroppo molti effetti sono già palesi e inconfutabili.
È evidente ed inevitabile quindi che l’utilizzo smodato che facciamo delle risorse naturali non possa essere sostenuto dalla Terra ancora a lungo.
“Strette interazioni ecologiche con specie in via di estinzione – riporta lo studio – tendono a portare altre specie verso l’estinzione, quando le prime scompaiono. L’estinzione genera altre estinzioni.”
La scomparsa delle specie come conseguenza diretta o indiretta dell’attività umana è solo la prima tessera di un domino che sta già, inesorabilmente, cadendo. Un domino di cui, volenti o nolenti, facciamo parte anche noi.
L’assenza di luoghi incontaminati dall’azione umana, l’innalzamento delle temperature e la frequenza sempre più alta di fenomeni tradizionalmente considerati “straordinari” sono stati per lunghi decenni campanelli d’allarme inascoltati da intere generazioni.
Quante specie si sono già estinte
Nell’ultimo secolo oltre 400 specie di vertebrati terrestri si sono estinte, cosa che, con il normale corso della natura, avrebbe richiesto circa 10.000 anni. Altre 515 specie conterebbero meno di mille esemplari e sarebbero quindi in forte pericolo di estinzione.
Queste specie sono state classificate come “in via d’estinzione”, in quanto contano meno di mille esemplari e le cause possono essere ricondotte ad attività umane. Il bracconaggio e il traffico illegale di animali, la desertificazione, il sovrasfruttamento delle risorse, l’introduzione di specie “aliene”, l’introduzione di agenti patogeni e l’inquinamento sono tra le principali. A questi fattori inoltre si è aggiunto recentemente il cambiamento climatico, formando un quadro disastroso e inquietante per gli anni a venire.
Distribuzione dei 515 vertebrati terrestri in via d’estinzione (sopra specie con meno di 1000 individui; sotto, specie con meno di 5000 individui); l’estinzione di alcune specie può portare alla scomparsa di altre ad esse collegate.
Serve consapevolezza, ma c’è speranza
In attesa di importanti novità dalla COP26, spostata a Novembre 2021 a causa della pandemia in corso, sappiamo che le misure per la salvaguardia dell’ambiente fin qui adottate a livello mondiale sono largamente insufficienti e soprattutto non vincolanti per i paesi aderenti.
“Il tempo c’è, ma l’opportunità che abbiamo sta per svanire. Dobbiamo salvare ciò che possiamo, o perdere la possibilità di farlo per sempre.” Concludono gli autori dello studio.
Dobbiamo essere consapevoli dei danni che la Terra ha subito dall’inizio dell’antropocene e capire che i problemi ambientali ci colpiscono molto di più di quanto possiamo pensare.
Solo attraverso una presa di coscienza collettiva ed una conseguente azione unitaria a livello mondiale potremo invertire la perdita di biodiversità che stiamo causando. Auspicabilmente potremo ad aiutare il pianeta a ristabilire il proprio equilibrio, lasciando il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato.
Immagine di copertina: uomo e dinosauro, Foto di yohan whitte da Pixabay