Nonostante le continue notizie sulla deforestazione, gli incendi violenti e lo sfruttamento del territorio,la NASA afferma che la Terra sembra più verde rispetto a quanto appariva 20 anni fa. Due grandi paesi sono in pole position nella riforestazione dei propri territori: Cina e India. Cosa possiamo imparare dal lavoro di queste due nazioni asiatiche?

La deforestazione causa circa il 15% delle emissioni di carbonio del mondo. La crescente domanda di carta, miniere, urbanizzazione e scopi agricoli, causano la crescente deforestazione in tutto il mondo. Queste attività umane stanno contribuendo ai cambiamenti climatici, per non parlare dei danni causati alla fauna selvatica e agli ecosistemi collegati alle foreste, come gli habitat dei fiumi e dei laghi. La deforestazione illegale è particolarmente difficile da controllare in paesi, come il Brasile, le cui dimensioni rendono difficile la salvaguardia di tutte le foreste.

foresta dopo disboscamento
Autore: Ales Krivec, Fonte: unsplash.com

Anche se la massiccia deforestazione sta imperversando in tutto il mondo, la NASA ha alcune buone notizie. La Terra sembra avere più aree verdi di 20 anni fa. È stato recentemente pubblicato sulla rivista Nature Sustainability che la NASA ha confrontato i dati satellitari dalla metà degli anni ’90 con quelli odierni. Hanno usato il Moderate-resolution Imaging Spectroradiometer (MODIS), presente sui suoi due satelliti in orbita intorno alla Terra, per avere un quadro dettagliato di come la vegetazione globale del mondo si sia evoluta nel tempo. Questa tecnica fornisce immagini fino a 500 metri di risoluzione, e fa quattro scatti di ogni luogo sulla Terra, ogni giorno negli ultimi 20 anni.

Il fenomeno dell’inverdimento è stato notato per la prima volta da un gruppo di ricercatori dell’Università di Boston, ma inizialmente gli studiosi non erano sicuri se fosse dovuto all’attività umana o se il riscaldamento atmosferico e il clima più umido avesse avviato la crescita di più piante nelle foreste settentrionali. Dopo ulteriori indagini, è diventato chiaro che più di 500 milioni di ettari di aree verdi all’anno erano il prodotto dell’azione dell’uomo.

grafico nasa del livello di riboschimento mondiale
La progressione dell’area fogliare media annuale. L’aumento più significativo del fogliame è indicato in verde scuro. FOnte: NASA Earth Observatory

È percezione comune che la Cina e l’India siano tra le nazioni leader dello sfruttamento della terra indiscriminato per mantenere alti i profitti, ma nella realtà, entrambi gli stati hanno contribuito notevolmente alla riforestazione. Un terzo delle operazioni di riforestazioni su scala mondiale avviene ad opera di Cina e India, le quali si sforzano di ridurre gli effetti dell’erosione del suolo e dell’inquinamento atmosferico. Entrambe le nazioni hanno aumentato notevolmente la superficie annua di voglie verdi grazie anche alle loro pratiche di produzione alimentare, con produzioni agricole intensivi attraverso le quali vengono sfamati i loro numerosi cittadini. Tuttavia, questa pratica agricola potrebbe avere vita breve, perché la disponibilità di acque sotterranee potrebbe essere influenzata dai cambiamenti climatici.

L’india detiene anche numerosi record mondiali per quanto riguarda la piantumazione di alberi: nel 2017, 800.000 indiani hanno piantato 50 milioni di alberelli in sole 24 ore.

classifica della NASA dei paesi con più area fogliare
Paesi classificati in base alla variazione dell’area fogliare (% per decade). Fonte: NASA Earth Observatory

“… ora che sappiamo che l’influenza umana è un fattore chiave per rendere la Terra più verde, dobbiamo tenerne conto nei nostri modelli climatici”, ha affermato Rama Nemani, ricercatore del Centro ricerche Ames della NASA. “Questo aiuterà gli scienziati a fare previsioni migliori sul comportamento dei diversi sistemi terrestri, che aiuterà i paesi a prendere decisioni migliori su come e quando agire”.

La ricerca ha anche sottolineato come l’attuale lavoro di riforestazione non compensi ancora i danni causati dalla perdita di vegetazione naturale nelle regioni tropicali, come l’Amazzonia, dove permangono le conseguenze della perdita di biodiversità. Tuttavia, i ricercatori della NASA scorgono un messaggio positivo dalle loro scoperte. “Una volta che le persone si rendono conto che c’è un problema, tendono a risolverlo”, ha detto. “Negli anni ’70 e ’80 in India e Cina, la situazione relativa alla perdita di vegetazione non era buona; negli anni ’90, la gente l’ha capito; e oggi le cose sono migliorate. Gli esseri umani sono incredibilmente resistenti. Questo è ciò che vediamo nei dati satellitari. ”

pintare alberi
Autore: Kasturi Laxmi Mohit, Fonte: unsplash.com

La riforestazione continua ad essere un problema significativo in aree specifiche, specialmente in zone di alta quota e in regioni non facilmente accessibili. Per risolvere il problema, la Dr. Susan Graham, scienziata australiana, ha sviluppato dei droni capaci di piantare alberi in aree altrimenti non raggiungibili.

I droni operano in coppia, scansionano l’area prescelta alla ricerca di condizioni adeguate, determinando le aree di impianto ottimali. Mentre il primo drone procede alla mappatura della zona, il secondo segue le traiettorie indicate dal primo e trasporta fino a 150 baccelli che verranno disseminati lungo tutto il tragitto designato. L’involucro attorno al seme si romperà, contribuendo a rendere altamente nutriente il terreno circostante e favorendo la fioritura della pianta. I baccelli sono stati sviluppati per trasportare più specie di alberi e si romperanno in base al periodo di germinazione dei singoli semi. Grazie ai progressi tecnologici, aziende come DroneSeed e BioCarbon Engineering saranno presto in grado di piantare quasi 100.000 alberi al giorno in aree in cui è necessaria questa tecnologia avanzata, dove è impossibile piantare le specie arboree manualmente o con i macchinari tradizionali.

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Immagine di copertina: Autore: Magnus Lindvall, fonte: unsplash.com


Autore: Giulia Fasano

Ciao, sono Giulia, studio biologia e insegno nelle scuole. Mi piace molto viaggiare anche se ho poco tempo per farlo, ma quando riesco a partire mi piace andare alla ricerca dei posti più strani e particolari della mia meta. Per me la biologia non è solo una materia da studiare, ma una vera e propria passione che sento di dover trasmettere a chiunque sia disposto ad ascoltarmi.
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