Che turisti saremo nel 2030? Durante la green week vengono presentati i trend futuri del turismo. Il viaggio del futuro sarà sempre più esperienzale, customizzato e sostenibile
Che turisti saremo nel 2030? Riusciremo a conciliare il nostro bisogno di muoverci con la necessità di salvaguardare l’ambiente? Riusciremo a mantenere vivibili i luoghi che visitiamo? Massimi esperti del settore ci raccontano quanto è (e sarà) importante educare a una cultura responsabile. Il turismo del futuro sarà esperienziale, customizzato e sostenibile. I viaggiatori e le comunità locali saranno sempre più protagonisti.
Durante la Green Week di Trento, la settimana di conferenze ed eventi sul tema della sostenibilità, si è parlato dei nuovi trend del turismo e di viaggi responsabili. Diversi degli appuntamenti che si sono svolti dal 26 febbraio al 3 marzo hanno toccato il tema del turismo responsabile. Con Ecobnb abbiamo partecipato ad uno di questi. Tra gli ospiti: Domenico De Masi, sociologo, Mara Manente, direttore del Ciset dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, e Diego Gallo, direttore di Etifor.
Trend del Turismo: come sarà nel 2030
Com’è il turismo della società post industriale? Come si è passati dal mese di ferie estivo del secolo scorso, al turismo mordi e fuggi dei voli low cost? Che tipo di turisti saremo nel 2030? Quali sono i trend del turismo più importanti e da tenere d’occhio? Il dibattito ha preso le mosse dal libro Età dell’erranza del prof. De Masi, per delineare un’interessante analisi dello scenario turistico dei prossimi anni.
Da cosa nasce il fenomeno turistico? Dal tempo libero che abbiamo, e che è aumentato con l’allungamento dell’età media. Non è neanche chiaro perché occupiamo il nostro tempo libero viaggiando. Sappiamo solo che, ogni anno, un miliardo di persone parte e va. Va e spende. Va, a volte senza sapere dove. Va, anche a costo di rinunciare a certe comodità per quei giorni.
Chi sono i turisti, in effetti? Il prof. De Masi risponde alla domanda individuando tre macro-categorie. Tre tipologie che, saranno sempre più decisive per lo sviluppo turistico del futuro:
1. Il turismo di massa
Purtroppo esiste ancora. Il turismo di massa è in continua crescita ed il il modello turistico più diffuso. Il viaggio viene vissuto con un atteggiamento quasi distaccato, facile da adescare e sfruttare. Si spende relativamente poco ma la resa è enorme perché parliamo di un traffico di circa 800 milioni di persone. Alcune destinazioni italiane sono organizzate molto bene per gestire questi flussi. Ne è un esempio la Riviera Romagnola. Mentre altre non ci riescono e subiscono inevitabilmente l’uso e il consumo inappropriato del territorio, uscendone snaturate. Solo per fare un esempio: l’overtourism delle Cinque Terre.
2. Il turismo a misura di famiglia
Il Turismo familiare è quello basato su un’offerta a misura di bambino, attenta anche a garantire la tranquillità dei genitori. I villaggi turistici, per esempio, sfruttano proprio questo tipo di domanda in costante crescita.
3. Il turismo luxury
Il turismo di lusso non è solo quello dei milliardari e dei VIP, che si concentra spesso in alcune aree (in Italia, ad esempio la Costa Smeralda), con proposte di vacanza progettati appositamente per persone molto ricche (estrema privacy e protezione dai giornalisti inclusi). Esiste anche un tipo di turismo luxury diverso, che è più interessante e sul quale bisognerebbe investire. Si tratta di un “lusso” più moderato e strettamente legato alla cultura. Questo tipo di turista è benestante e colto, amante dei viaggi e consapevole. Cosa cerca questo tipo di turista? Il silenzio, merce rara e preziosissima. Ma anche la privacy, la genuinità dei rapporti e non la sofisticazione, l’accoglienza cordiale ma non insistente.
Il turista cerca un’esperienza: mattina mare o montagna, pomeriggio una mostra magari, a sera concerto o cena in un locale particolare o tipico. Ma senza invadere ne essere invaso. Non vuole tanto il riposo, quanto godere delle cose. È il turista stesso che investe nella vacanza, risparmiando anche tutto l’anno per potersi permettere questa “esperienza” di viaggio. Creare un’esperienza per questo tipo di turista richiede il coinvolgimento di tutta la collettività: dal tassista, al farmacista, dal giornalaio, alla struttura ricettiva.
Il professor De Masi conclude l’intervento riportando il principale risultato della sua ricerca. Il turismo del futuro sarà sempre più personalizzato, “customizzato”, sempre più esperienziale, più etico e sostenibile.
Il turista influencer della sostenibilità
Come sviluppare le destinazioni in maniera sostenibile, dunque? Una risposta è stata formulata dalla dottoressa Manente, membro di una task force europea creata proprio con questo scopo.
Il “turista colto” di cui stiamo parlando è curioso, consapevole e vuole sentirsi coinvolto in vacanza, parte della vita e cultura del posto anche se per pochi giorni. Allora perché non vedere il turista come un influencer? Il trasferimento del punto di vista – non più l’offerta che propone alla domanda, ma la domanda stessa che si racconta – si riflette in un trasferimento dello stile di vita (“voglio essere così”).
La sostenibilità oggi è spesso una condizione imprescindibile per la scelta di una destinazione, perché i consumatori vogliono efficienza, qualità e valore aggiunto. Quindi le strutture e organizzazioni ricettive devono puntare sulla differenziazione, pur praticando dei prezzi lievemente più alti. Si pone però un problema: il turista influencer non è supportato nella scelta di destinazioni sostenibili perché dal lato dell’offerta il rispetto di certi vincoli in materia è percepito a volte come vincolo burocratico, costoso e cavilloso, soprattutto per i piccoli attori.
Contemporaneamente però, il valore dei sistemi di certificazione è poco percepito dal lato della domanda, quindi l’investimento è ancor meno incentivato. Se il consumatore non riconosce il valore, come fa a condividerlo? Alla fine è lui il vero certificatore, attraverso la sua scelta. Le certificazioni servono perché aiutano a fare un processo, che continua al di là della “medaglia” finale. Sono un impegno di responsabilità e quindi bisogna valorizzare l’interazione a questo livello tra domanda, offerta e organizzazione internazionale.
La comunità locale al centro dell’esperienza turistica
Infine, il dott. Gallo e Denis Pasquini (presidente dell’APT) presentano il caso studio della Valsugana Lagorai, in Trentino. L’area sta per ottenere il marchio del Global Sustainable Tourism Council (GSTC), creato dalle Nazioni Unite, e sarà la prima destinazione turistica con questa certificazione in Europa. Si tratta di uno schema che nasce dal turismo per il turismo, con il quale si vuole ripensare l’offerta turistica in chiave ecosostenibile. Al di là della sostenibilità in senso stretto è richiesta una cultura sociale orientata a questo. Significa “ringiovanire” le organizzazioni e mettere al centro la comunità locale. Il turismo può essere responsabile solo se la comunità del territorio ne beneficia tanto quanto il visitatore, anche di più.
Coinvolgere questa significa ottenere ciò di cui parlavamo prima: un prodotto turistico innovativo perché personalizzato ed esperienziale, che è quello che il consumatore cerca e può condividere per “influenzare”. Questo è sicuramente un trend del turismo in crescita.
La lettura del fenomeno turistico fatta durante l’evento ha dato un’idea chiara dei nuovi trend del turismo, ma anche di quanto questo argomento sia ampio e complesso. La consapevolezza delle risorse del territorio, il coinvolgimento di tutti gli agenti a più livelli, la valorizzazione dell’importanza dei processi di certificazione, sono le chiavi per rendere il turismo della società post-industriale (titolo dell’evento stesso) un sistema in grado di conciliare le richieste ed esigenze di chi viaggia e la tutela degli ambienti visitati.
E voi, siete d’accordo con questa visione e con le misure pensate per un turismo responsabile? Fateci sapere la vostra opinione nei commenti!
E se volete sperimentare l’eccellenza eco-sostenibile del Lagorai, date un’occhiata agli Ecobnb della zona!
Immagine di copertina di Sebastian Staines, via Unsplash.