Ti sei mai chiesto quali cibi inquinano di più e quale sia l’impatto ambientale dei prodotti alimentari che compriamo e che riempiono i supermercati? Molto probabilmente la risposta è no. Presi dalle mille preoccupazioni della vita quotidiana, spesso ci dimentichiamo che basterebbe un minimo di attenzione per riuscire ad essere eco-solidali anche nell’alimentazione di tutti i giorni.
Il processo di produzione di molti cibi comporta un inquinamento del nostro pianeta per nulla trascurabile: questo impatto è misurabile attraverso l’impronta ecologica, ovvero un indice che permette di calcolare quanto terreno sia necessario per la rigenerazione delle risorse utilizzate e l’assorbimento dei rifiuti prodotti.
L’impronta ecologica dei cibi
Diversi studi, in particolare condotti dall’Università di Oxford, pubblicato sulla rivista scientifica Pnas, e dall’Universität Augsburg e München, dimostrano come carni, pesce e latticini occupano il podio in classifica per quanto riguarda gli alimenti più inquinanti.
Tramite un algoritmo costruito appositamente, lo studio dell’università di Oxford ha calcolato il punteggio dell’impronta ecologica di oltre 57 mila cibi venduti nei principali supermercati del Regno Unito e dell’Irlanda, attribuendo loro un punteggio da zero (nessun impatto) a 100 (massimo impatto ambientale) valutato su 100 grammi di prodotto.
L’impatto ambientale calcolato dall’algoritmo ha preso in considerazione i metodi di coltivazione o allevamento, la lavorazione e il trasporto. Il risultato è che gli alimenti contenenti carne e latticini hanno un punteggio molto più alto di quelli con più ingredienti vegetali.
Al contrario, i prodotti a base di cereali, frutta e verdura costituiscono i prodotti più ecosostenibili di questa lista. Anche molte alternative vegan, come gli hamburgher a base vegetale, hanno ottenuto un impatto ambientale inferiore di circa il 20% rispetto agli equivalenti a base di carne.
Ovviamente è fondamentale non cadere nella generalizzazione: non tutti i biscotti a base di cereali o gli ortaggi hanno la stessa impronta ecologica. Bisogna essere in grado di scegliere, prediligendo prodotti bio possibilmente a chilometro zero. Così facendo, non solo sarai in grado di aiutare l’ambiente, ma allo stesso tempo starai aiutando anche te stesso, poiché risulta da questi studi che i prodotti con impatto ambientale minore sono quelli con il profilo nutrizionale migliore.
Prezzi più giusti
Ciò che molto spesso ci porta a non curarci delle conseguenze derivanti dalla produzione dei prodotti alimentari è il prezzo. L’attuale costo della carne è fuorviante, in quanto non tiene conto dell’effettivo costo invisibile che comporta alla nostra Terra. Se nel prezzo si comprendessero anche le emissioni di gas serra che provengono dal processo di elaborazione di questi prodotti, il prezzo salirebbe e gli acquirenti sarebbero sempre più scoraggiati nell’acquisto dei cibi che inquinano, virando su alternative più sostenibili ed ambientalmente meno impattanti.
A dimostrare questo è un importante studio (Calculation of external climate costs for food highlights inadequate pricing of animal products) condotto dalla Technische Universität München e dall’Universität Augsburg. I ricercatori hanno calcolato le emissioni di CO2 di diversi prodotti alimentari per individuare la loro effettiva impronta ecologica. Una volta definito il danno climatico esso è stato monetizzato, ovvero convertito in costi aggiuntivi del cibo.
Il risultato è che se i cibi analizzati comprendessero i loro costi climatici, i latticini dovrebbero essere il 91% più costosi di quanto sono oggi, e i prodotti a base di carne dovrebbero costare fino al 146% in più.
Se fosse applicato il principio “chi inquina paga”, si otterrebbe dunque un cambiamento importante delle scelte alimentari: i cibi costosi sarebbero meno richiesti prediligendo dunque la strada della sostenibilità.
Immagine di copertina: foto di Sharon Pittaway da Unsplash