L’Austria è il primo paese europeo a mettere al bando il glifosato, pesticida che ormai da tempo è al centro di una diatriba che divide l’Europa in due fazioni: alcune nazioni restano favorevoli all’uso
di tale erbicida, differentemente da altri paesi (tra cui l’Italia stessa) che, consci degli ingenti danni provocati da tale sostanza, si stanno battendo affinché il suo utilizzo possa essere limitato o del tutto eliminato.
Avvalendosi del “principio di precauzione”, il parlamento di Vienna ha così deciso, grazie al supporto della destra del Partito della libertà e del gruppo dei socialisti, di proteggere la propria popolazione, prevenendo i possibili danni causati dal RoundUp (nome commerciale del glifosato).
Si parla di “possibili danni” in quanto, a seguito di svariati studi scientifici effettuati, i risultati ottenuti sembrano essere discordanti: alcuni studiosi hanno inserito il glifosato nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene”. Posizione contraria quella dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) che, tramite controlli tecnici, si è pronunciata riguardo l’improbabilità che il glifosato possa essere causa di malattie cancerogene per l’uomo.
L’Austria è il primo paese in Europa a vietare il Glifosato
Con posizioni così controverse, è possibile oggi vietare l’uso di tale pesticida a livello nazionale? Anche quando l’Unione Europea rinnova l’autorizzazione alla commercializzazione di tale sostanza
fino a dicembre del 2022? Assolutamente sì, stando al grande passo in avanti che l’Austria ha deciso di compiere salvaguardando la propria popolazione e prestando attenzione alla tutela dell’ambiente.
Nell’attesa che l’UE prenda una posizione definitiva su tale tematica, molti paesi potrebbero, perciò, limitare o vietare l’uso del pesticida a livello nazionale.
Non meno importante assieme alle posizioni di istituzioni e aziende sono le scelte dei consumatori: se si diventasse più eco-responsabili e si pensasse a quanto forte è il potere di scelta del singolo sul mercato, probabilmente ci renderemmo conto che possiamo essere noi per primi a dare via al cambiamento per garantire a noi stessi e alle generazioni future una prospettiva di vita migliore.