Il libro “Le Vie dei Campi” è un viaggio che parte dal giardino di casa dell’autrice, Anna Kauber, raggiunge l’India e continua nelle vite di alcune persone residenti nel territorio di Parma che hanno scoperto la felicità nel contatto con la natura.
Le storie raccontate nel libro emozionano e stimolano svariate riflessioni sul rapporto tra agricoltura e ambiente e sulle soddisfazioni che ancora oggi può dare una pratica antica come la cura della terra.
Felicità e doni della natura
Colpisce la gioia che si vede negli occhi di Dulal quando in mezzo ad un campo indiano coltivato a riso prende in mano una spiga, apre la cariosside e mostra orgoglioso la presenza di tre semi di riso, invece di uno o due (come di solito accade). Dulal ha in mano una varietà di riso indiano ad alta produttività che però stava scomparendo e che è stata salvata dal lavoro dello scienziato Debal Deb e dei suoi collaboratori.
La stessa felicità si ritrova a centinaia di chilometri di distanza anche in Armanda per le sue api, in Claudio per le sue spighe di grano, in Manuela per i suoi peperoncini e in Alessandro, Elena, Mauro, ecc.. Tutti personaggi del libro orgogliosi per quanto realizzato con le proprie mani.
Richiamo della terra
Colpisce come quasi tutti i personaggi del libro, prima di riscoprirsi agricoltori, facevano lavori completamente diversi e conducevano una vita molto distante da quella dei contadini. Nelle prime pagine si legge la storia di Armanda e Emilio residenti in città ma con il bisogno di campagna ogni fine settimana. Col tempo le loro fughe nel verde si sono trasformate in un vero e proprio cambio di vita quando hanno deciso di rigenerare una ripa situata nella bassa parmense, spoglia ed erosa dal tempo, trasformandola nella “collina delle api”. Dopo 25 anni di lavoro Armanda e Emilio sono riusciti a far rifiorire quella collina ricreando un paesaggio rigoglioso e vario. All’inizio quella ripa aveva un terreno sterile e intossicato dai diserbanti. Crescevano a stento rade sterpaglie e neanche la vegetazione spontanea.
Analoga è la storia di Roberta Mell, donna di carriera di origine americana che lavorava nel mondo del marketing per famosi telefilm, ed era considerata tra le 100 donne più influenti di Hollywood. Oggi per Roberta il mondo del cinema americano vale quanto un caffè. Alla carriera negli USA ha preferito lavorare la terra e coltivare pomodorini di ogni specie. Ha capito l’importanza di conoscere e far conoscere le bellezze del territorio parmense e per questo organizza tour gastronomici per i connazionali americani.
Rapporto tra agricoltura e ambiente
Il libro stimola, inoltre, una suggestiva riflessione: i contadini e gli agricoltori possono essere considerati i nuovi custodi della biodiversità e della natura? L’agricoltura può andare “a braccetto” con il rispetto dell’ambiente oppure sono due realtà inconciliabili?
Nei manuali che studiavo alla scuola superiore c’era scritto che: “le attività agricole sono tre le principali cause di inquinamento del suolo e delle falde acquifere, e tra i settori con il maggiore consumo di materie prime”. Oggi la situazione è diversa?
La risposta probabilmente più corretta è: dipende dal tipo di agricoltura. L’agricoltura intensiva, fortemente industrializzata, finalizzata alla quantità di merce prodotta e al solo ritorno economico nel breve periodo è certamente nemica dell’ambiente.
Ma le storie narrate nel libro raccontano di un’agricoltura diversa, cui valori principali sono il rispetto della natura e delle persone, la ricerca di bellezza, di serenità e di autenticità. Questo tipo di agricoltura che porta spesso un ritorno economico sicuro e a lungo termine, è un tipo di agricoltura rispettosa dell’ambiente. La conferma di questo ce la porta l’esempio dell’Azienda Sperimentale Stuard di Parma e la storia di Mauro Carboni. In questa azienda sono state recuperate e coltivate una grande quantità di varietà di frutta e ortaggi tipici della territorio di Parma ma ormai estinte. Oggi, grazie al lavoro di tanti agricoltori e agronomi come Mauro e Enzo Melegari, l’azienda conta più di 700 piante e 500 varietà di frutti antichi. Tra questi rare varietà di vegetali come il pomodoro “riccio di Parma”, il “melone rospo” e gli “olivi di Parma”.
Dal libro si evince la sostanziale differenza tra il lavoro “industriale”, interessato a commercializzare una varietà in esclusiva e ricavarne profitto, e attività imprenditoriali e turistiche rispettose della natura come l’agriturismo che invece vuole stupire il passante con la sua collezione di varietà.
E’ evidente che però queste piccole realtà agricole, che non usufruiscono di grandi catene di distribuzione né di pubblicità, necessitano di essere conosciute e valorizzate.
Senza dubbio il libro di Anna Kauber “Le vie dei Campi” ha il grande merito di averle scoperte e narrate con grande efficacia.
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Foto di copertina: api al lavoro, foto di Benny2, via flickr
Le vie dei campi – presentazione libro from anna kauber on Vimeo.