Il Coronavirus è arrivato in Europa e il fenomeno ha alimentato una vera e propria psicosi tra la popolazione. Nonostante il Cambiamento Climatico sia più pericoloso del Coronavirus, non terrorizza allo stesso modo, e quasi nessuno ne parla…
Mentre in Antartide è stata recentemente registrata una temperatura di 20,7 gradi e un iceberg di 300 chilometri quadrati si è staccato dal ghiacciaio Pine Island, il mondo impazzisce per il coronavirus, noncurante delle terribili conseguenze del cambiamento climatico.
Il coronavirus si è diffuso anche in Italia, rendendo il nostro Paese il terzo al mondo per numero di contagi. Il timore che la situazione possa ulteriormente peggiorare ha portato le autorità ad adottare delle soluzioni drastiche. Chiusura di scuole e università, controlli ferrei ai confini, supermercati svuotati e cancellazione di viaggi sono solo alcune delle tante conseguenze legate al timore che il virus possa diffondersi sempre di più. Le comunità medico-scientifiche di tutto il mondo si stanno impegnando per trovare un vaccino e contromisure efficaci.
Coronavirus e Cambiamento Climatico: alcuni numeri a confronto
Ciò che in molti non sanno è che il cambiamento climatico uccide di più del coronavirus. Come riportato in un articolo pubblicato da La Stampa, secondo il Climate Index Risk negli ultimi 20 anni i fenomeni meteorologici estremi aggravati dai cambiamenti climatici hanno causato 500 mila vittime nel mondo. L’Oms stima che tra il 2030 e il 2050 la crisi del pianeta ne provocherà altre 250 mila ogni anno.
Secondo gli ultimi dati Ansa, fino ad oggi il coronavirus ha provocato 2.360 vittime in tutto il mondo.
Solo nel nostro Paese, l’inquinamento dell’aria causa circa 80 mila morti ogni anno (dati Ansa). Il numero di morti in Italia per inquinamento è 40 volte superiore a quello per coronavirus in tutto il mondo.
Se consideriamo l‘impatto economico, i ricercatori dell’Ipcc calcolano che entro il 2100 le perdite economiche dovute all’emergenza climatica oscilleranno tra gli 8,1 e i 15 trilioni di dollari. Questi numeri dovrebbero allarmare, ma fino ad oggi non ci sono state reazioni così forti per fermare le catastrofi ambientali. Perché tutto ciò?
Perché il Coronavirus preoccupa di più del Cambiamento Climatico?
Secondo Giovanni Carrosio, sociologo dell’Ambiente presso l’Università di Trieste, per dare una risposta è necessario analizzare le dinamiche con cui avviene la costruzione sociale del rischio.
«Per comunicare efficacemente non basta utilizzare dati oggettivi o un approccio razionale, perché la percezione dei rischi è un fenomeno molto complesso che prende forma in base al vissuto e alle credenze delle persone». Questo porta a «sottovalutare o sovrastimare un evento e contemporaneamente innesca reazioni che non sono proporzionate al fenomeno». L’esempio classico è la nostra sensazione nel viaggiare in auto o in aereo. «Razionalmente tutti sappiamo che volare è più sicuro che guidare, ma tutti abbiamo più paura di prendere il volo che di sederci al volante».
Con la diffusione del coronavirus nel nostro Paese abbiamo assistito a fenomeni di discriminazione nei confronti di cittadini cinesi solo su base razziale, un istinto che risulta più forte di studi scientifici o calcoli probabilistici.
La grande differenza di percezione dei due fenomeni è che mentre assistiamo “in prima persona” agli effetti che provoca il coronavirus, la crisi del nostro pianeta sta avvenendo in tempi più lunghi e non si presenta direttamente sotto i nostri occhi.
Mettersi in gioco per fermare il virus prevede un sacrificio a breve termine (limitare i viaggi, indossare le mascherine), provare a contrastare il cambiamento climatico invece significa rivedere gli stili di vita per sempre.
Il coronavirus fa riemergere nelle persone la paura del contagio. È una paura già vissuta, che tutti ricordano, e che si ricollega a virus che hanno terrorizzato la popolazione nel corso della storia: dalla peste nera del trecento, all’ebola o alla spagnola dei primi novecento. Il cambiamento climatico, invece qualcosa di totalmente nuovo, un pericolo che l’umanità non ha mai dovuto affrontare prima, e forse anche per questo difficile da comprendere ed affrontare seriamente.
Cosa fare per salvare il pianeta
Le ultime immagini satellitari della NASA, l’agenzia spaziale americana, mostrano un abbassamento improvviso dei livelli di inquinamento in Cina. Questo è sicuramente un dato positivo per il nostro pianeta. Il calo delle emissioni di CO2 è dovuto all’imporovviso rallentamento economico della nazione, conseguente al coronavirus. “Questa è la prima volta che si registra un calo così drammatico su un’area così ampia per un evento specifico”, ha detto Fei Liu, un ricercatore di qualità dell’aria presso la Nasa.
Nonostante la coscienza ambientale sia cresciuta notevolmente negli ultimi anni, tra il boom dei partiti verdi e i movimenti giovanili dei Fridays for Future, la tragedia climatica che stiamo vivendo continua ad avere un ruolo marginale nel dibattito politico e pubblico. Gli stati non prendono decisioni importanti, come hanno fatto per il virus che sta terrorizzando il mondo. E questo proprio per il fatto che, nella maggior parte dei casi, il problema del cambiamento climatico sembra qualcosa di lontano, che non riguarda direttamente noi, ma il futuro prossimo dell’umanità. Vi è quindi la tendenza a sottostimare l’emergenza climatica e a rinviare l’attuazione di politiche e azioni sì costose, ma necessarie.
Eppure, nel nostro piccolo, possiamo intraprendere semplici azioni quotidiane che aiutino a limitare i danni ambientali e a fermare il cambiamento climatico.
I ghiacciai che si sciolgono, gli animali che si estinguono, le foreste che bruciano, l’inquinamento, sono continui gridi di allarme del pianeta che non possiamo più ignorare.
Cosa pensate del terrore da coronavirus e dei danni ambientali dovuti ai cambiamenti climatici? Fateci sapere la vostra commentando il post!
Immagie di copertina: foto di snehal Kataruka via flickr