‘Overtourism’: troppo turismo di massa minaccia gli ecosistemi fragili, come le Isole del Pacifico. Filippine, Indonesia e Thailandia i paesi più colpiti. Sono indispensabili strategie per preservare le destinazioni e promuovere il turismo responsabile

Ammirando le foto delle spiagge da sogno di alcune isole della Polinesia o delle Filippine non c’è da stupirsi se negli ultimi anni quest’ultime sono diventate una delle mete più gettonate dai turisti di tutto il mondo. Il numero dei turisti dei paesi del Sud-Pacifico è in costante crescita negli anni e nel 2017 ha registrato più di 2 milioni di visitatori. Questo boom turistico è dovuto alla sempre maggiore facilità nel viaggiare. Anche i social media hanno avuto un ruolo importante, infatti le foto più belle condivise dagli influencers sono state scattate proprio in queste spiagge, e vengono visualizzate da migliaia di persone che vogliono vedere gli stessi luoghi, scattare le stesse foto con quei panorami mozzafiato. D’altronde, chi non ha mai sognato di rilassarsi in una di quelle spiagge dalla sabbia finissima e fare un tuffo in quel mare cristallino?

Isola di Boracay, Filippine
Isola di Boracay, Filippine, Photo by Hector Periquin on Unsplash

Purtroppo, i paesaggi da cartolina e le spiagge incontaminate rischiano di diventare un lontano ricordo: il turismo di massa ha messo a dura prova i fragili ecosistemi di questi luoghi. I problemi legati allo scarico dei rifiuti e alla distruzione di parti del territorio per fare spazio a resort sono solo alcuni dei danni causati dall’overtourism (sovraffollamento turistico).

Si stima che il 60% della plastica negli oceani si trovi nell’Oceano Pacifico, e tra la California e le Hawaii si è formata un’“isola di plastica” grande tre volte la Francia. Questo accumulo di plastica dipende sia dall’attività di pesca (la maggior parte dei rifiuti trovati nell’Oceano sono reti da pesca) sia dai rifiuti lasciati dai turisti sulle spiagge.
Oltre ad inquinare una enorme parte dell’Oceano, questi rifiuti vengono ingeriti dai pesci che poi noi stessi mangiamo.

Molte isole hanno già avuto danni molto gravi all’ambiente. Thailandia, Indonesia, e Filippine sono i paesi più colpiti da questo fenomeno.

Maya Bay, l’isola thailandese sommersa dai turisti dopo ‘The Beach’

Maya Bay, una delle Isole del Pacifico minacciate dal troppo turismo
Maya Bay, Photo by Humphrey Muleba on Unsplash

Uno dei casi più famosi è “Maya Bay”, nell’isola Ko Ko Phi Phi Leh, in Thailandia. Questa spiaggia è diventata famosissima per essere stata teatro delle riprese del film “The beach” (2000) con Leonardo Di Caprio e negli anni è stata sommersa dai turisti. Questo sovraffollamento ha causato l’erosione della barriera corallina, l’aumento dei rifiuti sulle spiagge e della plastica negli oceani. Di conseguenza la fauna marina ha subito danni irreparabili.

I disastri dell’Overtourism a Bali, Indonesia

In Indonesia, la stessa sorte sta toccando a Bali, gettonatissima meta per le vacanze. Nell’ultimo anno si è registrato l’arrivo di cinque milioni di turisti, un numero cinque volte superiore rispetto a vent’anni fa.
La conseguenza di questo fenomeno è l’aumento spropositato di inquinamento sia da plastica che da residui di sostanze chimiche rilasciate dalle creme solari, olii e altri prodotti di bellezza.

Boracay, l’isola delle Filippine distrutta dal troppo turismo

Nelle Filippine Centrali, l’isola di Boracay sta affrontando un grosso problema di inquinamento e controllo dei rifiuti. Quest’isola conta 20 000 turisti giornalieri che causano danni alla flora e fauna locale.

Questi esempi rispecchiano la situazione di molte altre isole dell’Oceano Pacifico. I governi dei vari paesi stanno prendendo la situazione in mano per cercare di correre ai ripari con restrizioni e nuove leggi. Occorre che questo intervento sia decisivo e tempestivo, in quanto questi luoghi paradisiaci stanno realmente collassando.

Turismo di Massa vs Turismo Responsabile: proposte per salvare le Isole del Pacifico

Lembongan island, Indonesia, una delle isole del pacifico minacciate dal turismo di massa
Lembongan island, Indonesia, Photo by Jeremy Bishop on Unsplash

Di fatto, la spiaggia di Maya Bay è stata chiusa ai turisti a tempo indeterminato, per consentire all’ecosistema di rigenerarsi e tornare alla normalità.

In Indonesia, il governo ha imposto una tassa di ingresso di 10 dollari per i turisti. I soldi ricavati da questa tassa verranno utilizzati per la conservazione ambientale di Bali, cerando di riparare i danni degli ultimi anni e prevenire i futuri.

Molte isole, tra cui anche Boracay, stanno cercando di limitare il numero di rifiuti introducendo leggi che vietano l’utilizzo di oggetti di plastica usa e getta.

È molto importante che i governi di questi paesi stiano attenti a preservare l’ambiente e che non pensino unicamente ad aumentare il numero di turisti.

L’Arcipelago di Palau, in Micronesia, fa addirittura firmare un documento ai turisti, che prima di entrare devono dichiarare di “calpestare con leggerezza, di comportarsi gentilmente e di esplorare con attenzione. Non prendere ciò che non è loro, non fare del male a ciò che non gli fa del male”.

Se il tipico turista di questi luoghi si preoccupasse di visitare portando rispetto all’ambiente che lo sta accogliendo e alla popolazione che vi abita, non ci sarebbe il bisogno di queste leggi che, alla fine, obbligano a un comportamento che dovrebbe essere normale e scontato.

Purtroppo, il turismo di massa è spesso legato a comportamenti e situazioni contrapposte a quelli del turismo responsabile, che, per definizione, prevede un sincero interesse e rispetto per l’ambiente, le culture e le popolazioni che si visitano.

Articolo di Anita Bonani

Cover image: klingking beach, bali, indonesi,  foto di felfin05 evin on Unsplash