C’è in Sardegna un luogo misterioso, un affascinante monumento archeologico. È il pozzo sacro di santa Cristina, area nuragica per eccellenza, che si erge in un altopiano basaltico vicino a Paulilatino.
Quando ti ritrovi qui di fronte non è facile credere che sia un’opera risalente al 1000 a.C.: stupiscono le sue proporzioni così equilibrate, la sua composizione geometrica e il suo stato di conservazione. È davvero una meraviglia architettonica e la sua scalinata a forma trapezoidale sembra un invito a scendere nel ventre della terra. Ma scopriamo la sua struttura e la sua funzione.
Il pozzo di Santa Cristina è circondato dalla natura e da ulivi secolari, ma anche da quello che rimane del villaggio nuragico, che comprende un nuraghe monotorre e il villaggio cristiano. Il tempio a pozzo di Santa Cristina è abbracciato dal themenos, recinto sacro di forma ellittica che separa l’area sacra da quella profana, che ne circonda un allora forma di serratura. Il pozzo è preceduto da un vestibolo cui segue la scala formata da 24 gradini e che si restringe verso il basso man mano che si avvicina alla camera che contiene il pozzo vero e proprio, formato da una cella di pianta circolare coperta da una pseudocupola a volta ogivale alta quasi 7 metri. I gradini sono coperti da architravi che creano uno straordinario effetto di scala rovesciata.
Tra misteri e culti dell’acqua: le funzioni del pozzo di Santa Cristina
Il pozzo di Santa Cristina era legato ai culti dell’acqua, oggetto di pratiche religiose e pellegrinaggi che riunivano intere comunità. Ancora oggi l’acqua arriva nella vasca, scavata nella roccia, da una falda perenne e il livello è sempre costante.
Ma la sua funzione era solo questa? O c’è qualcosa di più? Alcuni studiosi sostengono che il pozzo fosse anche un luogo di osservazione astronomica che permetteva di scrutare e misurare i moti celesti. Una serie di eventi che si verificano in determinati periodi dell’anno sembrano confermare questa teoria. E rendono questo monumento ancora più singolare e affascinante!
Equinozio al pozzo nuragico di Santa Cristina
Nei mesi di settembre (dal 21 al 23 alle ore 12.00) e di marzo (dal 18 al 21 alle ore 11.00), in occasione degli equinozi, il sole illumina perfettamente il fondo del pozzo penetrando attraverso il vano scale e riflettendosi poi sull’acqua. Il sole, con i suoi raggi, si riflette sull’acqua del pozzo. In questa circostanza l’osservatore, mentre guadagna gli ultimi 6 scalini interni, può vedere la propria ombra riflessa sull’acqua e proiettata capovolta sulla parete della camera a tholos di fronte.
Ancora più straordinario e misterioso è il fenomeno che riguarda la luna: ogni 18 anni e 6 mesi, quando la luna raggiunge la sua altezza massima, la sua luce attraversa l’apertura sulla sommità del pozzo, riflettendosi sull’acqua. Inoltre il rapporto tra la base e l’altezza della cupola coincide, con un piccolissimo margine di errore, alla geometria astronomica. Il pozzo di Santa Cristina potrebbe costituire uno strumento scientifico per misurare le altezze della Luna nel suo passaggio al meridiano. I bordi dei filari di pietre disposti così regolarmente potrebbero esser serviti come sistema di misura graduato per registrare l’altezza dell’astro, dunque le posizioni della Luna nel lunistizio e quindi dedurre la posizioni dei nodi dell’orbita lunare.
Il pozzo di Santa Cristina era un vero e proprio osservatorio astronomico? Alcuni dicono che sia impossibile perché all’epoca ci sarebbe stata una copertura simile a quella di altri pozzi, che avrebbe impedito ogni riferimento al cielo nel suo utilizzo. Secondo la ricerca di Arnold Lebeuf (The Nuragic well of Santa Cristina, Paulilatino, Oristano, Sardinia), invece, il pozzo di santa Cristina sarebbe stato costruito proprio come osservatorio per controllare i cicli lunari e prevedere le eclissi. Il mistero rimane.
Dove dormire per visitare il pozzo di Santa Cristina
Ci troviamo nel cuore della Sardegna, dove nord e sud si incontrano. Alle pendici del Montiferru c’è il piccolo paese di Paulilatino che accoglie l’albergo diffuso Bisos (sogni in sardo). Gli ospiti possono soggiornare nelle camere di un’antica dimora, appartenente alla famiglia Urgu da quasi 200 anni, recuperata con le più avanzate tecniche della bioedilizia.
Immagine di copertina: foto di Matteo Oppo