Se ami la bicicletta e la cultura allora Amsterdam è la città che fa per te! Ma come ha fatto questa grande città a diventare la Capitale della bicicletta? La sua relazione con le due ruote non è sempre stata rosea come si potrebbe pensare. Scopriamo insieme come una delle città più trafficate d’Europa è diventata la capitale indiscussa della bicicletta!
Oggi è la Capitale della bicicletta. Ma negli anni cinquanta Amsterdam era una delle città più trafficate d’Europa. Ad invadere le strade in quell’epoca erano le macchine. Il traffico era così selvaggio che persino l’indice di mortalità stradale era tra i più elevati al mondo. Ma cosa è successo da quegli anni ad oggi? Cosa ha spinto i cittadini di Amsterdam a scatenare questa virtuosissima e sana rivoluzione della bicicletta? Scopriamolo insieme.
La storia delle piste ciclabili di Amsterdam
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Ad Amsterdam oggi puoi prendere una bicicletta e sentirti il padrone della strada. Al massimo dovrai stare più attento agli altri ciclisti. Perché di automobili ce ne sono poche e tutta la città è attraversata da piste ciclabili dedicate. Nella capitale della bicicletta i buoni motivi per scegliere le due ruotenon mancano di certo!
Amsterdam ha una delle più alte percentuali di ciclisti: il 60% degli abitanti si muove in bicicletta nei quartieri della città. Come cita il sito ufficiale della capitale, già negli anni Novanta i ciclisti hanno superato le automobili e ora sono 4 volte il loro numero. Nella Capitale della Bicicletta ci sono 1 milione di biciclette nonostante la popolazione non superi gli 800.000 abitanti.
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La relazione tra i Paesi Bassi e le biciclette ha sicuramente radici molto profonde. Avendo un territorio prevalentemente pianeggiante, la bicicletta diventa il mezzo più conveniente per fare tragitti brevi. Soprattutto nei centri urbani. Nella sola Amsterdam sono presenti più di 400 chilometri di piste ciclabili. Così i ciclisti possono viaggiare velocemente da un punto all’altro della città. E senza dover troppo badare alle automobili.
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La situazione che vediamo oggi potrebbe sembrare quasi scontata. Soprattutto se consideriamo che i primi percorsi dedicati alle biciclette erano stati costruiti già nei primi anni del XX secolo. In realtà, la storia della bici è lunga. Ad Amsterdam, c’è stato un periodo in cui i veicoli a motore hanno minacciato di prendere il sopravvento, e il pieno controllo della capitale olandese, rendendo così la vita molto difficile ai ciclisti.
Quando parchi e piazze erano deturpati dalla macchine
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Come la maggior parte delle città europee dopo lo shock economico della Seconda Guerra Mondiale, Amsterdam iniziò un rapido ammodernamento. I prezzi delle automobili scesero notevolmente rendendo il mezzo disponibile anche per le classi medie. Ben presto i mezzi motorizzati iniziarono ad invadere le strade della città. Di conseguenza, anche la qualità dell’aria cominciò a peggiorare.
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Da quel momento l’automobile iniziò ad essere identificata come il mezzo del futuro. Si scelse di pianificare la rete stradale dando la priorità ai veicoli a motore. Alcuni condomini vennero demoliti per fare spazio alle strade. Parchi e piazze della città vennero adibiti a parcheggio. E vennero addirittura rimosse alcune piste ciclabili.
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Oltre al traffico congestionato e al peggioramento della qualità dell’aria, ci fu anche un notevole aumento di incidenti stradali. Nel solo 1971 si arrivò a 3300 morti causate da veicoli, 400 dei quali erano bambini. Il disagio sociale aumentava. Gli anni tra la fine del ’60 e il ’70 furono molto importanti per l’inizio del cambiamento. Nacquero alcuni movimenti di protesta che chiedevano una riduzione del traffico cittadino. E più spazi sicuri per i ciclisti.
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Questi movimenti agivano tramite disobbedienza civile. Lo scopo era di ottenere visibilità ed essere ascoltati dall’amministrazione. Uno dei più influenti è stato Stop der Kindermoord (stop all’infanticidio). Questo promosse iniziative come dirigere il traffico per proteggere i ciclisti o dipingere nelle strade delle corsie per le biciclette. Ma anche raduni di ciclisti, in cui si girava per le strade dando prova di quanto fosse pericoloso.
Dalla crisi energetica al virtuoso esempio olandese
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Una ulteriore spinta fu data dall’embargo petrolifero durante la “crisi energetica del 1973”. I prezzi del carburante quadruplicarono. Ciò portò anche in politica la pulce dei costi del forte traffico stradale. È di questo periodo il famoso messaggio televisivo tenuto dal senatore Joop den Uyl, nel quale esorta la nazione a ridurre i consumi energetici.
Coppia in bicicletta, foto via Flickr
Lo stesso anno il governo olandese sperimentò l’introduzione di una serie di “domeniche senza macchine”. La possibilità di godersi la città a piedi. Senza il frastuono del traffico. Senza i rombi delle marmitte. Senza i clacson. I bambini potevano liberamente giocare nelle strade. Sicuramente, queste giornate tranquille resero sensibile l’opinione dei cittadini riguardo al tema del traffico urbano.
Woonerf, via Flickr
Stop der Kindermoord ottenne un finanziamento dal governo olandese, aprì un ufficio nella capitale ed iniziò a pianificare soluzioni per delle aree urbane più sicure. Il primo risultato fu il woonerf, un quartiere dove i pedoni e i ciclisti hanno la precedenza. E strade a serpentina e dossi, rallentano i veicoli di passaggio.
Amsterdam, foto via Wikimedia
A partire dagli anni ’80 ci furono i primi cambiamenti. Per riportare i ciclisti nelle città era necessario costruire centinaia di chilometri di pista ciclabile. Le prime due città a sperimentare questo rinnovamento furono Hague e Tilburg. Qui venne costruita un’ampia rete di piste ciclabili che attraversava la città. Il tentativo ebbe un notevole successo. I ciclisti aumentarono a vista d’occhio e molte altre città olandesi seguirono l’esempio. Tra queste anche Amsterdam, futura Capitale della Bicicletta.
Tecnologia e servizi: come si diventa Capitale della Bicicletta
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Fino ad oggi la pianificazione di piste ciclabili si è notevolmente evoluta. Ad esempio se noleggiate una bici nella capitale, potreste trovare rotonde e semafori tra le varie piste ciclabili, pompe d’aria lungo le piste ed anche delle “superstrade delle biciclette” (è in Danimarca, invece, la prima autostrada per biciclette).
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Negli anni, i Paesi Bassi hanno elaborato un avanzato sistema di infrastrutture urbane in grado di dare ai ciclisti la massima sicurezza. Quello a cui si sono ispirati è il progetto Vision Zero. Ideato dal governo svedese, questo progetto di sicurezza stradale, mira a ridurre la possibilità di incidenti a zero. Questo vuol dire, tenere veicoli, pedoni e ciclisti il più possibile separati. Anche nelle intersezioni. In questo modo è difficile essere pericolosi per gli altri, pur considerando che a volte le persone possono non rispettare le regole.
Amsterdam, Istruzioni per il parcheggio, foto via Flickr
Oggi Amsterdam è perfetta per andare in bici anche con i bambini. Fortunatamente non è l’unico esempio positivo. Sempre più città investono nelle biciclette. Per questo è stata istituita una classifica delle città più bike-friendly. Buona parte di queste sono città europee come ad esempio Copenhagen, Malmö, Strasburgo, Ljubljana, Bordeaux, Barcellona. Ma ci sono anche Tokyo e Montreal.
Foto di Markus Spiske, via Unsplash
Amsterdam in particolare è un chiaro esempio di come spesso l’attivismo dei cittadini più determinati e la buona volontà dell’amministrazione possano portare al raggiungimento di soluzioni sostenibili e vantaggiose per tutti.