Gli oceani coprono ben tre quarti della superficie della nostra Terra e sono casa di un numero altissimo di animali: dai minuscoli plancton al più grande animale del pianeta, la balenottera azzurra. Tutto l’habitat subacqueo è minacciato da un nemico comune: la plastica.

Fondamentale per il nostro ecosistema, ma in pericolo a causa della poca attenzione e poca cura dell’uomo. L’Oceano verrà celebrato il prossimo 8 giugno, in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani. Come aiutarli? Scopriamolo insieme!

pesci, oceano
Johnny Chen, via unsplash

8 Giugno: la Giornata Mondiale degli Oceani

Stella marina,Giornata mondiale degli oceani
Foto di Tijana Mihajlovic, via unsplash

Celebrare l’oceano e collaborare per un futuro migliore. Questi sono i principi del World Oceans Day, la Giornata Mondiale degli Oceani. Dal 2008 le Nazioni Unite hanno reso ufficiale quest’importante iniziativa, prevista per l’8 giugno, per la salvaguardia dei nostri oceani e, con loro, del nostro pianeta.

Gli oceani forniscono ossigeno, contengono il 97% delle acque terrestri e regolano il clima. In più sono fonte di cibo e quindi fondamentali per il nostro ecosistema.

Nonostante sia così prezioso, moltissime attività umane lo sottopongono a rischi molto gravi. Ad esempio c’è la pesca illegalel’inquinamento marino (causato non solo da navi da trasporto e crociera, ma anche da attività sulla terraferma), il cambiamento climatico e con esso, l’acidificazione delle acque.

Plastica: la grande minaccia sembra non arrestarsi

Inquinamento da plastica
Richard Black, via unsplash

Dalla plastica all’inquinamento da emissioni, i rischi a cui è sottoposto l’oceano sono davvero moltissimi. La plastica fa parte ormai della nostra quotidianità: bottiglie, imballaggi, vestiti, cosmetici, prodotti usa e getta… Ecco qualche cifra per capire la grandezza del problema.

Se nel 1950 si producevano ogni anno circa 2 milioni di tonnellate di plastica, nel 2015 si è arrivati a produrne ben 380. Finora gli scarti hanno raggiunto 8,3 miliardi di tonnellate. Insomma, il peso di circa 1 miliardo di elefanti!

Il primo Paese tra i principali responsabili, come stimato dall’Università della Georgia, è la Cina, seguita da Indonesia, Filippine, Thailandia e Vietnam. Da soli, questi 5 Paesi producono ben il 60% degli scarti in plastica.

cannucce, plastica oceano

Ma come vengono gestiti questi scarti? Purtroppo, solo il 9% riesce ad essere riciclato, mentre il 20% è incenerito. Tutto il resto è abbandonato e diversi milioni di tonnellate degli scarti finiscono quindi in mare.

Il problema dell’inquinamento da plastica è cresciuto così tanto, che nel Pacifico si è creata un’isola di plastica: la corrente oceanica ha formato un vortice, che dagli anni ’80 ha intrappolato una quantità di plastica e detriti vari enorme (le stime arrivano fino ad una superficie di 10 milioni di km quadrati!).

Ma non è tutto. Se esposta per molto tempo al sole, la plastica si decompone in piccoli frammenti, grandi di solito come sfere di circa 1/3 di millimetro in diametro. Queste microplastiche vengono rilasciate anche dagli indumenti sintetici durante i normali lavaggi in lavatrice, oppure dalla lavorazione di materiali plastici industriali. Proprio perchè sono piccolissime, riescono ad arrivare facilmente agli oceani.

Le ripercussioni sulla vita marina

Tartaruga nell' Oceano
Jeremy Bishop, via unsplash

Le conseguenze più gravi dell’inquinamento da plastica si vedono proprio sott’acqua.

Se gli imballaggi e le reti in plastica arrivano in acqua intatti, gli animali corrono il rischio di rimanere intrappolati, senza riuscire più a liberarsi. Orsi polari, foche, balene e tartarughe: di recente, sono stati riportati più di 30’000 casi di intrappolamento dovuto alle reti.

Quando invece gli animali incontrano le microplastiche, che contengono tantissime sostanze chimiche dannose, spesso le scambiano per cibo. E ingerendole, possono portare al soffocamento o, molte volte, arrivare fino alla nostra tavola.

Cosa possiamo fare per aiutare l’oceano?

Plastica nell'Oceano
Le plastiche negli ambienti marini, seachange.org

Prevenire è sicuramente meglio che curare. Ognuno di noi, nel proprio piccolo, può contribuire ad aiutare questo grande rischio che minaccia quotidianamente l’oceano e con lui, la vita del nostro pianeta.

Come mostra l’infografica qui sopra, i consigli per difendere la salute dei nostri oceani sono davvero semplicissimi! Eccone alcuni:

  1. Evitare prodotti con microplastiche, come dentifrici, creme e saponi;
  2. Non usare prodotti usa e getta, così da generare meno rifiuti;
  3. Preferire le shopping bags, le bottiglie e i contenitori riutilizzabili (o biodegradabili) a quelli in plastica.

Uniti contro i rifiuti in plastica: le nuove norme UE

Unione Europea contro la plastica

Proprio il 28 maggio 2018, la Commissione Europea ha reso note le nuove normative per combattere l’inquinamento da plastica nell’oceano. Infatti, si proporrà al Parlamento Europeo l’eliminazione di 10 prodotti in plastica che comunemente troviamo nei supermercati, come bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce, mescolatori per bevande e aste per palloncini.

I produttori verranno incentivati ad optare per materiali alternativi, non solo per questi prodotti, ma anche per involucri e contenitori per alimenti. Così facendo, entro il 2030 si eviteranno danni ambientali per un totale di ben 22 miliardi di euro.

 

Il benessere dei nostri mari e dei nostri oceani è prezioso e basta davvero poco per aiutare. Festeggiate gli oceani l’8 giugno e scoprite tutte le iniziative e i progetti promossi in occasione di questa Giornata Mondiale qui.

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