La bellezza e la ricchezza di questo luogo non si possono rappresentare con la scrittura
Sono queste le parole che il filosofo francese Michel de Montaigne usa per descrivere la Villa Medicea di Pratolino, una meta insolita e suggestiva alle porte di Firenze che, tra boschi, prati e laghi, nasconde una meraviglia segreta, una creazione dello scultore fiammingo Giambologna, conosciuta come il Colosso dell’Appennino.
Il Colosso dell’Appennino: metà uomo metà montagna
Tra il verde, una gigantesca statua si erge: una figura misteriosa di dieci metri, metà uomo e metà montagna, sembra uscire dal piccolo lago. È un gigante pensoso, ricoperto di fango, licheni e calcare, all’interno del quale ancora si nascono due piccole camere, una delle quali dentro la testa del gigante. Si racconta che un tempo le stanze e le grotte misteriose costruite al suo interno fossero molte di più e che dentro la testa si nascondesse un camino che soffiava il fumo fuori dalle narici.
Il Colosso dell’Appennino è lì da 500 anni, in mezzo a uno dei parchi più grandi della Toscana che dal 2013 riconosciuto patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco.
La Villa di Pratolino, conosciuta anche come Villa Demidoff, fu acquista da Francesco I de Medici nel 1568 che la circondò di prati e meraviglie, di giochi d’acqua e labirinti. Era il più ampio parco delle tenute dei Medici ma alla morte di Francesco fu abbandonato sino a quando il Granduca Ferdinando III di Lorena lo trasformò in un giardino romantico, distruggendo la villa. Nel 1872 il principe russo Demidoff acquistò il parco e in parte lo ripristinò. Nonostante alcune opere del parco siano scomparse nei secoli, rimane l’incanto e la bellezza ineffabile di questa oasi verde dalle atmosfere fiabesche.
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Foto di copertina di Antonio Scaramuzzino via Flickr