Come il profumo del biancospino non è indifferente per le costellazioni, così non c’è un solo insetto la cui estinzione non sia per produrre un qualche imprevedibile avanzamento della intera specie umana (che anche noi, sia pure a malincuore, piace di tutelare) verso la distruzione. (Guido Ceronetti, Insetti senza frontiere, Einaudi, 2009, p. 11)

Filosofia di una lucciola: l’agricoltura industriale vista dal basso

L’incipit di un piccolo e bizzarro manifesto di un’associazione senza fini di lucro che si propone «la salvaguardia e dov’è possibile la promozione di ogni specie di insetti in tutte le parti e luoghi del mondo», non sembra il modo più sensato per parlare di pesticidi.

Ma il mondo a cui inevitabilmente stiamo dando forma attraverso l’uso sempre più massiccio di sostanze che interferiscono con il nostro sistema endocrino, esponendo a gravi danni anche i nostri sistemi immunitario, riproduttivo e neurologico, ha molto a che vedere con la sopravvivenza o meno di quelle piccole creature.

A voler guardar bene, infatti, al di là della ragionevole certezza della relazione fra pesticidi e rischi per la salute umana, il desiderio sempre più condiviso collettivamente di una conversione ecologica, sembra rispondere anche a un’antica quanto scomoda domanda: “sono forse io il guardiano di mio fratello?”.

In altre parole, cosa decidiamo di fare di fronte al più debole, al più piccolo, al più fastidioso, indifeso e a prima vista insignificante dei nostri compagni? La nostra esistenza è strettamente condizionata dal senso che riusciamo a darle ed uno dei nostri compiti principali è proprio quello di dare alle nostre vite senso e valore, capaci di sostenerle ed arricchirle.

Sebbene dunque a prima vista, una breve seppur densa raccolta aforistica di un vecchio filosofo italiano sembra distare anni luce dalla realtà quotidiana, ci si potrebbe stupire scoprendo che mettersi come fa Ceronetti dalla parte degli insetti, dona una luce nuova ai dibattiti sulle carenze dell’attuale politica in materia di pesticidi e sui vantaggi e gli svantaggi dell’uso massiccio e sistematico di sostanze tossiche in agricoltura.

Tale prospettiva permette infatti di sondare in profondità la significatività delle scelte dei nostri legislatori, al di là delle loro intenzioni apparenti.

E la domanda che sorge spontanea è questa: riusciremo mai a coesistere armoniosamente con gli altri esseri viventi e l’ecosistema che ci sostiene, l’unico vero garante della nostra sopravvivenza?

La risposta è che l’unica soluzione realmente sostenibile non può che essere una graduale ma decisa diminuzione dell’utilizzo di sostanze velenose, in favore di misure alternative rispettose dell’ambiente e del benessere comune.

lucciole
lucciole, foto di Takaaki Ishikawa, via Hotspot

I danni maggiori derivano da un’ermeneutica neurolettica

Ma che cosa ha a che fare, direte voi, la sopravvivenza degli insetti con la capacità della specie umana di piegare la natura a suo presunto vantaggio? Non è anzi stata esattamente la nostra capacità di difenderci contro un ambiente ostile, ciò che ci ha permesso di raggiungere il benessere e la sicurezza?

La verità è che ancora oggi la natura è vista come un nemico da combattere ed è sempre più urgente una rivoluzione ecologica.

Quella visione dannatamente piacevole e tranquillizzante dello spirito che vince sulla materia, evita infatti deliberatamente di confrontarsi con la realtà, agevolando l’aggravarsi del disastro ecologico, economico e sociale che ad essa fanno da corollario inevitabile.

A questa ermeneutica neurolettica sfugge infatti lo spropositato inquinamento frutto delle scelte passate, nonché la sua pericolosità per l’essere umano. Passa colpevolmente inosservata l’incalzante e minacciosa gravità dell’intensa contaminazione del nostro habitat, dal quale dipendiamo non solo noi ma ogni sorta di essere vivente presente su esso.

L’eccessivo e sconsiderato uso di pesticidi ha comportato gravi conseguenze ambientali. Le loro particelle vagano nell’ambiente naturale nuocendo anche alle specie non direttamente coinvolte, compresa la nostra. Tracce infinitesimali di sostanze tossiche possono uccidere insetti a cui non era intenzione far male, come le api e altri fondamentali impollinatori.

L’unica via sicura per proteggerci consiste nell’incoraggiare l’uso di soluzioni ecologiche.

No pesticidi, l'importanza delle api
foto di Tomas Cavanagh, via flicKr

Guardare al futuro: verso una economia verde

I nostri folli modelli di consumo sono diventati pericolosi. Cambiamenti climatici, acidificazione degli oceani, aumento vertiginoso delle malattie connesse all’inquinamento non sono altro che evidenti conseguenze di un approccio sbagliato e indifendibile.

Le falde acquifere sono gravemente contaminate e grandi quantità di sostanze nocive vengono rilasciate nell’ambiente a discapito della nostra sopravvivenza. Vaste regioni sono in pericolo e l’abbandono della coltivazione locale in favore di quella industriale porterà a drammatiche conseguenze.

Preoccuparsi per l’avvelenamento del pianeta significa perciò dimostrare di avere a cuore la salvaguardia delle giovani e future generazioni: la maggior parte delle attuali forme di trattamenti fitosanitari minaccia la prosperità presente e futura della nostra specie.

I pesticidi comportano rischi enormi per la salute umana, come ad esempio danni al sistema endocrino, infertilità e cancro. I bambini sono particolarmente esposti al pericolo. Test sugli animali hanno dimostrato che tali sostanze attaccano il normale sviluppo cerebrale, portando nel lungo periodo all’emergere di problemi cognitivi e comportamentali. Su piccoli cresciuti in comunità che utilizzano pesanti trattamenti fitosanitari sono state evidenziate difficoltà nella crescita, problemi di memoria e ridotta coordinazione psico-motoria. Rispetto a bambini di altre comunità a maggior sensibilità ecologica, si dimostrano inoltre più aggressivi e maggiormente inclini a comportamenti anti-sociali.

Dovremmo perciò fare ogni sforzo in nostro potere per favorire una conversione ecologica e proteggere la fauna selvatica, utilizzando le risorse del nostro pianeta responsabilmente, per noi e per le giovani generazioni. In altre parole, cibo, beni e servizi dovrebbero essere prodotti con il minor impatto ambientale possibile e l’economia pulita dovrebbe permeare tutti i settori economici e diventare un punto di riferimento imprescindibile nelle decisioni della classe politica mondiale.

Se l’economia verde è il futuro, possiamo allora ragionevolmente aspettarci di assistere a una crescita di ogni attività legata a questa tendenza nonché all’emergere di nuove figure professionali, a causa di una necessaria riprogettazione di tutti gli aspetti dell’esistenza verso una maggiore sostenibilità ambientale. Dobbiamo però unire le nostre forze per promuovere e incoraggiare lo sviluppo di attitudini eco-consapevoli.

No pesticidi, l'importanza degli insetti
foto di Vyacheslav Mishchenko

Bio è meglio! Risorse potenziali verso un approccio integrato

Fortunatamente a nostro favore c’è l’evidenza che questo mondo avvelenato è brulicante di insetti. E non mi sto riferendo al ruolo fondamentale delle nostre amiche api, che peraltro al momento non se la stanno passando molto bene.

Sto invece parlando di quegli sciami scomposti, rumorosi e numerosi di piccoli produttori, di attivisti, di registi cinematografici, di distributori e attenti consumatori… Insomma di tutti quei singoli individui, associazioni o imprese che insieme, consapevolmente o meno, combattono ogni giorno la battaglia contro l’uso non sostenibile delle risorse naturali e la pericolosa immissione di sostanze tossiche nell’ambiente.

Insetti senza frontiere, appunto, che non smetteranno mai di pungere l’ordine delle cose, uniti dalla certezza dell’impellente necessità di un altro mondo possibile. Un mondo più equo, più sano, più buono.

Se non capite a cosa mi riferisco, provate a spendere poche ore della vostra vita guardando l’asprissimo documentario The end of the line, di Rupert Murray, che descrive in modo asciutto, preciso e dettagliato i devastanti effetti della pesca intensiva nei nostri oceani. Oppure Food Inc., di Robert Kenner, per scoprire questa volta che cosa arriva davvero sulla vostra tavola attraverso i canali della grande distribuzione.

Sono sicura che sarete d’accordo con noi e che poco a poco vi convincerete del fatto incontestabile che chi impegna le proprie risorse per promuovere e incentivare uno sviluppo sostenibile sia dalla parte della ragione. Perché uno sviluppo in cui la reciproca interazione fra uomo e natura rovesci la classica prospettiva antropocentrica è l’unico possibile. La specie umana fa parte di una realtà più vasta e complessa e questa consapevolezza, se coltivata seriamente e con continuità, non può che dar vita a un’ecologia profonda, capace di dar a sua volta voce alla parte più saggia e autentica dell’essere umano. Quella che sa, senza ombra di dubbio, che la nostra vita e il nostro benessere dipendono strettamente dalla vita e dal benessere degli esseri viventi che condividono con noi questo bellissimo pianeta.

Facciamo dunque la cosa giusta: diciamo no ai pesticidi e supportiamo le aziende agricole e le strutture ricettive che li hanno banditi dai loro prodotti. Scegliamo di tutelare la salute pubblica e l’ambiente. Incentiviamo con le nostre scelte coloro i quali sperimentano in prima persona cosa significhi ricercare quotidianamente un’attitudine rispettosa della terra e degli esseri che la popolano. Rivendichiamo la nostra parte in natura.

Pungiamo senza remore gli interessi del grande capitale e il monopolio delle multinazionali. E comprendiamo infine, come dice Ceronetti, che la libertà di pungere dovrebbe essere garantita per statuto «a tutti gli insetti dotati di pungiglione difensivo-offensivo indispensabile alla loro sopravvivenza».

Condividiamo lo stesso pianeta e lo stesso destino. La solidarietà è la virtù del futuro.

Foto di copertina di Vyacheslav Mishchenk

permacutura, agricoltura biologica, senza pesticidi

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Autore: Vesna Roccon

Nata e cresciuta a Belluno, tra fiori di montagna e atmosfere terse, ho preso presto confidenza con laboriosi assaggi di vita, confrontandomi con il concetto di limite. L’anstoss come esperienza è gradualmente diventato, oltre a una realtà inemendabile dell’esistenza, un oggetto di attenta riflessione. Funambola della precarietà e stabile rappresentante della mia generazione, ho imparato l’arte dello slackline quotidiano, esercitandomi in equilibrio e bilanciamento dinamico. A breve, ne sono certa, potrò partecipare anche alle competizioni di highline!
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