La COP16, la Conferenza delle Parti sulla Biodiversità, si è conclusa a Calì, in Colombia, il 2 novembre scorso. Questo incontro, che avrebbe dovuto segnare un passo avanti nella tutela della biodiversità globale, ha invece evidenziato profonde divisioni tra i Paesi e lasciato irrisolti punti cruciali, come i finanziamenti e i meccanismi di controllo.
Dalla COP15 alla COP16: quali erano gli obiettivi?
Alla COP15 di Montreal, nel 2022, era stato siglato il Quadro Globale per la Biodiversità (GBF, Global Biodiversity Framework), un accordo ambizioso che mirava al ripristino e alla protezione del 30% degli ecosistemi degradati entro il 2030. Questo piano includeva 23 traguardi, tra cui la tutela delle specie minacciate e il rafforzamento delle aree naturali protette.
Tuttavia, il percorso verso questi obiettivi è stato finora ostacolato da tensioni tra i Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo, in particolare sul tema dei finanziamenti necessari per sostenere le azioni di conservazione.
Divisioni tra Paesi Ricchi ed Emergenti e problemi di finanziamento
La COP16 è stata profondamente segnata da conflitti tra Paesi industrializzati e Paesi emergenti. I Paesi in via di sviluppo richiedono maggiori contributi finanziari per proteggere la biodiversità, sottolineando che le nazioni più ricche, storicamente responsabili di gran parte della crisi ambientale, dovrebbero assumersi un onere maggiore.
Nonostante le richieste, i progressi sul fronte economico sono stati limitati. La Global Environment Facility ha istituito il Global Biodiversity Framework Fund, un fondo che coinvolge 186 Paesi, con una dotazione iniziale di 396 milioni di dollari. Tuttavia, secondo gli esperti, questa cifra è ben lontana dagli 800 miliardi di dollari annui stimati come necessari per proteggere efficacemente la biodiversità.
I risultati concreti della COP16
Tra i traguardi raggiunti, spiccano:
- Digital Sequence Information Mechanism: un nuovo strumento internazionale per distribuire i benefici derivanti dai dati genetici digitali di piante, animali e microrganismi, utilizzati nella ricerca farmaceutica e nello sviluppo di nuovi prodotti. Le aziende contribuiranno al fondo globale con l’1% dei loro profitti o lo 0,1% delle entrate.
- Rappresentanza indigena: è stato istituito un organo permanente per rappresentare le popolazioni indigene durante le COP, riconoscendo il loro ruolo cruciale nella conservazione della biodiversità.
- Fondo di Calì: destinato a convogliare risorse dall’utilizzo commerciale della natura verso progetti di conservazione, con particolare attenzione ai Paesi in via di sviluppo, alle comunità indigene e locali.
Questi passi, sebbene significativi, rappresentano solo l’inizio di un percorso ancora lungo e complesso.
I limiti della COP16: fondi e controlli ancora incerti
Nonostante i progressi, non si è giunti a un accordo sulla destinazione dei fondi per le attività di conservazione, né sui meccanismi di controllo per verificare l’ampliamento delle aree naturali protette. Questi temi saranno ripresi nei prossimi incontri.
E dopo la COP16?
Il prossimo appuntamento sarà a Roma, dal 25 al 27 febbraio 2025, presso la FAO, dove si cercherà di risolvere i nodi lasciati irrisolti a Calì. Si parlerà in particolare del legame tra biodiversità, cambiamento climatico e desertificazione. Successivamente, a Bangkok, si terrà un incontro preparatorio per la COP17, prevista nel 2026 in Armenia.
La biodiversità in Italia: una fotografia preoccupante
Anche in Italia la situazione è critica:
- Il 68% degli ecosistemi è in pericolo.
- Il 35% è in pericolo critico.
- L’89% degli habitat di interesse comunitario è in uno stato di conservazione non favorevole.
- Il 25% delle specie marine è a rischio estinzione.
- Il 30% delle specie di vertebrati è minacciato.
- Oltre 21.500 km² di suolo italiano sono ormai cementificati.
Questi numeri sottolineano l’urgenza di azioni concrete per invertire la rotta e tutelare il nostro patrimonio naturale.
Conclusione: un primo passo, ma non basta
La COP16 ha dimostrato che il mondo riconosce l’importanza della biodiversità, ma le azioni intraprese sono ancora insufficienti. Per raggiungere gli obiettivi del 2030, serve maggiore cooperazione, finanziamenti adeguati e un impegno concreto da parte di tutti i Paesi.
E tu, cosa pensi della situazione della biodiversità nel mondo e in Italia? Condividi le tue idee nei commenti e scopri come puoi contribuire a fare la differenza!
Foto di Copertina Fonte Canva Pro