La fast fashion ha trasformato il mondo della moda negli ultimi vent’anni, rendendo i vestiti più accessibili ma con un enorme costo ambientale. Il consumo sfrenato di abbigliamento a basso costo ha contribuito a livelli di inquinamento insostenibili. Come possiamo invertire questa tendenza e adottare uno stile più sostenibile?

Come adottare delle abitudini di moda più green? Questo quesito è nato dentro di me come una sorta di vocina in stile Grillo Parlante lo scorso Natale quando ho avuto la voglia irresistibile di acquistare uno di quei bei maglioni colorati e morbidi con sopra impresso un bel Babbo Natale o le renne che, tra l’altro, costano pure poco…. Ma ne vale davvero la pena? Non ne avevo già abbastanza di maglioni? E mi serviva davvero quello?

E da questo susseguirsi di interrogativi ne è nata una piccola, ma credo interessante ricerca sul settore che ora vorrei condividere con tutti voi.

Il Fascino Ingannevole della Fast Fashion

Il maglione di Babbo Natale da cui è nata questo mia inchiesta
Il maglione di Babbo Natale da cui è nata questo mia inchiesta. Foto di Arsham Haghani via Pexels

Ti è mai capitato di acquistare un maglione natalizio a pochi euro, senza chiederti se ne avevi davvero bisogno? Molti di noi sono caduti nella trappola della fast fashion: capi economici, alla moda e sempre disponibili. Tuttavia, dietro questo apparente vantaggio si nasconde un problema ambientale devastante.

Nel 2019, una ricerca dell’ONG britannica Hubbub ha rivelato che nel Regno Unito sono stati acquistati 12 milioni di maglioni natalizi, nonostante ce ne fossero già 65 milioni negli armadi. Il 95% di questi capi conteneva materiali plastici come l’acrilico, altamente inquinanti per l’ambiente.

Fast Fashion cosa significa?

Fast Fashion e i suoi primi 20 anni che hanno inquinato il pianeta
Foto Fonte Canva Pro

“Fast Fashion” significa letteralmente “moda ultrarapida” è una tendenza che è iniziata una ventina di anni orsono e pian piano ha sempre preso più piede. I grandi marchi, prima sfornavano un paio di collezioni all’anno mentre con la “Fast Fashion” (e sono inclusi pure i grandi nomi) ne fanno in continuazione!

Come mai mai questo nome? Perchè si tratta di prodotti di moda che costano poco e, quindi, non badano poi molto alla qualità. Sono prodotti in Paese in cui la manodopera costa davvero molto poco, e una volta acquistati a basso prezzo vegono indossati relativamente poco, addirittura una sola volta, come nel caso del maglione natalizio.

L’Impatto Ambientale della Fast Fashion

Produzione tessile
Produzione tessile, fonte: Agenzia Europea dell’Ambiente

L’industria della moda è la terza causa di inquinamento globale. Ma perché la fast fashion è così dannosa?

  • Inquinamento da microplastiche: uno studio dell’università di Plymouth (Massachusetts – Stati Uniti d’America) ha dimostrato che il lavaggio di capi di abbigliamento fatto in materiale acrilico (come ad esempio quello di questi “famosi” maglioni natalizi) rilascia nell’acqua 730 mila micro fibre di plastica!
  • Produzione e spreco eccessivi: la produzione tessile globale è quasi raddoppiata in 20 anni, passando da 58 milioni di tonnellate nel 2000 a 109 milioni nel 2020. Entro il 2030 si prevede che raggiungerà 145 milioni di tonnellate.
  • Smaltimento insostenibile: in Europa, l’80% dei capi invenduti finisce in discarica o viene incenerito. Inoltre, tonnellate di vestiti usati vengono spediti nei Paesi poveri, trasformandoli in discariche tessili

Il Lati Oscuri della produzione

Per mantenere bassi i costi, i capi fast fashion vengono prodotti in paesi dove la manodopera costa poco e le condizioni di lavoro sono spesso precarie. Indagini della Guardia di Finanza hanno rivelato laboratori in cui operai immigrati lavorano 24 ore su 24, dormendo nei luoghi di produzione. Questo solleva anche un problema etico: vale la pena comprare a basso costo se il prezzo è lo sfruttamento umano?

Nemmeno la moda con la “M” maiuscola è innocente. Sia i marchi più noti sia “ Made in Italy” a parole sembra che seguano le regole però all’atto pratico così non è. Marina Spadafora e Luisa Ciuni autrici de “La rivoluzione comincia dal tuo armadio” hanno portato alla luce tutti questi lati oscuri della produzione dei capi di abbigliamento.

Il tessile ci soffocherà

Stando a quanto afferma l’Agenzia Europea dell’Ambiente la produzione tessile a livello globale è quasi raddoppiata in 20 anni. Nel 2000 erano 58 milioni di tonnellate, 109 milioni di tonnellate nel 2020 per diventare, probabilmente, 145 milioni di tonnellate nel 2030.

impatto ambientale dell'industria tessile

Il consumo annuo medio di prodotti tessili, in Europa, per abitante ha richiesto 400 metri quadrati di terreno, 9 metri cubi di acqua e 391 chilogrammi di materie prime. Questo significa che c’è stata un impronta di carbonio enorme, che si aggira sui 270 chilogrammi per persona.

Greenpeace afferma che un quarto dei vestiti prodotti non si vende e tradotto vuol dire che annualmente l’Europa fa finire negli inceneritori o nelle discariche l’80% dei 5 milioni di tonnellate tra vestiti e calzature che sono scartati. Sono 12 chili pro capite, rendo l’idea? E meno dell’1% è riutilizzato.

I Paesi Poveri discarica europea

Tutto quello che l’Europa non smaltisce finisce nei Paesi Poveri e un esempio lampante è il Ghana. Ad Accra c’è la più grande discarica di vestiti a livello mondiale che arriva fino al mare e ne ricopre anche la spiaggia.

I tessuti sintetici dispersi nell’ambiente si degradano in 200 anni e le microplastiche che sono prodotte sono, poi, ingerite dai pesci che entrano anche, di conseguenza, nella nostra catena alimentare. Anche solo lavare un capo sintetico è altamente inquinante, sai? Porta il 31% dell’inquinamento da plastica negli oceani!

Altro grande punto di domanda sono i coloranti! In Europa gli azoici (nda coloranti che contengono dei metalli pesanti) sono vietati, ma, ad esempio, nel Sud Est Asiatico? E chi controlla che le regole siano rispettate? Il rischio di avere nell’armadio dei capi di abbigliamento tinti in questo modo è reale e con esso anche il rischio per la nostra salute!

Come fare gli acquisti in modo sostenibile

Fast Fashion e i suoi primi 20 anni che hanno inquinato il pianeta
Foto Fonte Canva pro

Se vuoi ridurre il tuo impatto ambientale e adottare uno stile più etico, ecco alcune strategie:

  1. Compra meno, scegli meglio: investi in capi di alta qualità che durino nel tempo, anziché acquistare continuamente vestiti usa e getta.
  2. Scegli fibre naturali: cotone biologico, lino e lana sono meno inquinanti rispetto ai tessuti sintetici.
  3. Acquista di seconda mano: i negozi vintage e i mercatini dell’usato offrono capi unici e sostenibili. Basta armarsi di un po’ di pazienza e andare alla loro scoperta!
  4. Verifica la sostenibilità dei marchi: informati sulle politiche ambientali dei brand e prediligi quelli certificati.

Il futuro della moda: la svolta green in Europa

moda in europa, fila di modelle che sfilano
Foto via Wikimedia Commons

Entro il 2030 entrerà in vigore una nuova strategia a livello europeo che riguarderà il tessile circolare e sostenibile. In che cosa consiste questa novità? Qualsiasi capo di abbigliamento avrà una specie di passaporto digitale e in questo modo l’acquirente avrà la possibilità di controllare i 5 passaggi fondamentali della sua produzione:

  • Da dove viene la fibra o come è stata recuperata
  • Dove è stata filata
  • Dove è stata tessuta
  • Dove è stata nobilitata
  • Dove è stato confezionato il capo.

Questa iniziativa aiuterà i consumatori a fare scelte più consapevoli e a ridurre l’impatto ambientale della moda.

Il cambiamento parte da noi

Fast Fashion e i suoi primi 20 anni che hanno inquinato il pianeta
Foto Fonte Canva Pro

La fast fashion ha inquinato il pianeta per due decenni, ma il futuro della moda può essere più sostenibile. Il primo passo? Acquistare con consapevolezza. Ogni capo che scegliamo di comprare (o non comprare) ha un impatto. Cambiare abitudini può fare la differenza: il pianeta e le generazioni future ci ringrazieranno.

Info: 20 anni di fast fashion hanno inquinato il pianata come tornare a una moda sostenibile

Foto di Copertina Fonte Canva Pro


Autore: Monica Palazzi

Amo molto viaggiare (lavoro permettendo)... Sono diplomata come perito turistico e conosco bene l’inglese, il francese, il tedesco e un giorno vorrei imparare anche lo spagnolo. Adoro sia leggere (in modo particolare i cosiddetti libri gialli) sia scrivere. Mi piace molto cucinare e i miei piatti “forti” sono il risotto, in tutte le sue forme, e i dolci come la torta sia la paradiso sia la marmorizzata. Stravedo per gli animali soprattutto i cani. Vieni a trovarmi anche sul mio blog personale https://monicajollystella.wixsite.com/di-tutto-un-po
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