L’invenzione della plastica è stata una vera e propria rivoluzione, ma l’eccessiva produzione di plastica monouso e l’inadeguata gestione dei rifiuti in plastica è una delle principali cause dell’attuale emergenza ambientale. Hai mai pensato che si potesse trovare una soluzione? Il gruppo di ricerca Composites and Hybrid Nanocomposites Group (GCNH) dell’Università statale di San Paolo (UNESP) ha inventato un nuovo tipo di bioplastica più resistente di quella fatta con il petrolio.
Questa scoperta potrebbe non solo ridurre l’impiego di plastica non biodegradabile, ma anche l’uso di combustibili fossili per la produzione della plastica. Scopriamola insieme!
La scoperta della bioplastica
Lo studio condotto ha portato alla realizzazione della bioplastica partendo dalla gelatina di tipo B, una materia prima facilmente reperibile nei negozi al dettaglio. Abbondante ed economica, la gelatina di tipo B, con l’aggiunta di cloisite Na+ nanoclay e una nanoemulsione a base di olio essenziale di pepe nero, potrebbe arrivare a sostituire la plastica fatta con il petrolio. Infatti, la cloisite Na+ nanoclay è necessaria per rendere l’imballaggio più resistente, mentre la nanoemulsione a base di olio essenziale di pepe nero conferisce un odore più piacevole alla confezione.
Se venisse diffusa sul mercato, la bioplastica potrebbe non solo ridurre la quantità di plastica non biodegradabile, ma anche proteggere il confezionamento da agenti patogeni. Ciò ridurrebbe anche l’uso dei combustibili fossili per la produzione della plastica.
Immagine di copertina via Canva Pro