Tutti almeno una volta siamo stati in un circo o in uno zoo. Portiamo ricordi contrastanti di questi luoghi. C’è chi ne ricorda lo stupore nel vedere per la prima volta quell’animale che era un semplice modellino o una fotografia sul libro di geografia, e chi, tuttavia, ha assistito alla cattiveria di una frusta scoccata sul dorso di una tigre sedata. Facciamo un giro sui social network e sui maggiori siti di turismo mondiali. Non mancherà di certo un’immagine di un turista qualunque con una scimmietta sulla spalla. Quanto siamo attratti dall’esotico? Ci lasciamo attirare da cose straordinarie che però dobbiamo possedere. E così creiamo il turismo degli animali.

Gli animali e il turismo

Leoni in cattività
Foto di Sameer Mohsin su Unsplash

In tutto il mondo diverse specie animali vengono impiegate come attrazione turistica nei così detti WTA (wildlife tourist attractions). Possiamo cavalcare gli elefanti in Thailandia, scattare una fotografia con il re della foresta, nuotare accanto ai fenicotteri rosa.

Ciò che caratterizza questo settore turistico è la generale disinformazione del turista. Infatti, la maggior parte di noi acquista biglietti per le maggiori attrazioni con la consapevolezza di investire i propri soldi in qualcosa che potrebbe aiutare e sostenere la vita degli animali. Crediamo, inoltre, che il benessere di questi ultimi sia migliore all’interno di tali parchi, perché curati e coccolati. Non sappiamo invece, che il bel leone non si è addormentato ma è stato sedato, e i fenicotteri non volano perché hanno le ali “pinzate”.

Come tutto anche questo ha un’altra faccia della medaglia. Studi del 2015 effettuati dalla Oxford Wildlife Conservation Research Unit hanno testimoniato che numerosi turisti si siano resi conto ex-post della crudeltà di queste attrazioni e di dimostrare una maggiore sensibilità verso essi.

I Santuari

elefanti in un santuario per animali selvatici
Foto di paweldotio su Unsplash

Il turismo degli animali, tuttavia, non è destinato a estinguersi. Il giusto compromesso è quello di creare un turismo nel quale sia l’animale ad avvicinarsi di sua spontanea volontà e quindi conoscerlo nella sua forma migliore. La nostra consapevolezza e i nostri investimenti potrebbero essere rivolti a nuovi centri conosciuti come Santuari.

Questi ultimi si occupano del recupero e riabilitazione degli animali selvatici per poi consentire un naturale reinserimento all’interno del loro habitat. In queste oasi gli animali sono controllati ma anche liberi, e il turista può osservarli e studiarli nel loro vero e pieno essere.

Scimmia allo specchio
Foto via pixabay

Il nostro compito, dunque, deve essere quello di inserirci in un ambiente nuovo e sostenibile cercando di portare il cambiamento che vogliamo vedere in questo turismo rendendolo responsabile. Liberare anche noi come Harry Potter il serpente in cattività e creare una gabbia per il cugino turista.

Foto di copertina: Vincent van Zalinge