“Ogni persona ha il potere di fare del mondo un posto migliore” (Sergio Bambarén)
Ecco la storia dei proprietari di Casa Payer, una fantastica casa nel bosco che nasce e cresce per vivere nella natura, con la natura e per la natura. Un’esperienza 100% eco-sostenibile e vegetariana nelle bellissime valli valdesi del Piemonte. Sopriamo l’incredibile storia di Luca e Paola, di come hanno creato questo luogo magico ed eco-sostenibile nel bosco, per rendere il mondo un posto migliore.
Dall’India alla Natura incontaminata del Piemonte: la storia incredibile di Luca e Paola
Come è nata Casa Payer b&b VEG nel bosco?
Casa Payer, la casa nel bosco vegana, è nata dopo il ritorno da due anni di vita in India, dove io e Paola ci conoscemmo. Entrambi vegetariani e sognatori di un mondo diverso, stava per nascere nostra figlia e il mio lavoro in ambito pubblicitario cozzava sempre di più con ciò che sentivamo di essere. Tornare in India? Metterci alla prova qua?
Così iniziò la ricerca di un luogo dove vivere, avevamo bisogno di una casa, volevamo vivere (veramente) a contatto con la natura, volevamo fare un lavoro “vero”, tangibile come fare il pane, tagliare la legna per cuocerlo e scaldarsi, occuparsi in prima persona della ristrutturazione della casa con materiali reperibili sul territorio.
Così nacque l’idea di ospitare, un viaggio al contrario, da erranti dell’Asia saremmo diventati stanziali per accogliere altri viaggiatori come noi. Doveva essere una casa vegetariana per noi era imprescindibile, nella nostra idea di mondo non c’era più spazio da tanto tempo per le carneficine e dopo un lungo periodo di vita con un popolo a maggioranza vegetariana era ancora più faticoso accettare le ben note “consuetudini” alimentari che avevamo abbandonato.
Dopo 3 anni e mezzo di ricerche nelle valli del Piemonte, fino al confine ligure, finalmente abbiamo individuato un luogo che ci piaceva, parecchio. Una grande cascina di pietra, in un bosco fitto che ormai la sovrastava. Non era raggiunta dalla linea elettrica, ne dall’acqua potabile, non era stata neppure sfiorata dal cemento o da maldestri tentativi di ristrutturazione era come nel ‘700, pietra, terra, legno, calce preparata sul posto, serramenti di una falegnameria arcaica che sono durati secoli: ci si era aperto il cuore, ci aveva “stregato”. Ci viveva da solo un uomo, mancato da poco, Ottavio che abitava questa dimora con una cinghialessa che aveva salvato, cucciola, da una battuta di caccia e l’aveva cresciuta…era il segno, dovevamo ridare vita a questo luogo e riprendere in mano la nostra vita.
Quali buone pratiche ambientali avete adottato?
Durante le ricerche della casa, avevamo incontrato tante persone che avevano deciso di condurre vite diverse, chi in ambito agricolo con l’agricoltura sinergica di Masanobu Fukuoka, chi iniziava a sperimentare le case di paglia, chi si autocostruiva pannelli solari termici, chi si confrontava con la costruzione di un forno, chi usava la canapa come isolante per tetto e pareti. Conoscemmo anche Alberto Sasso, il giovane architetto col quale abbiamo progettato tutta la ristrutturazione della casa nel bosco in bio edilizia, impostando una approfondita ricerca dei materiali reperibili sul posto.
Un progetto durato un anno e mezzo, avevamo pensato a tutto: una ditta di termotecnici appassionati aveva dimensionato il riscaldamento a parete, un chilometro e mezzo di tubo di rame che avremmo fatto correre sui vecchi muri di pietra, la fibra di legno per isolare tetto e solai, il cocciopesto per gli intonaci prodotto in un antico calcificio locale, la raccolta dell’acqua piovana, le reti in fibra di vetro al posto della rete elettrosaldata per limitare i campi elettromagnetici (si dorme meglio!) i pannelli solari termici abbinati ad una innovativa caldaia che avrebbe bruciato la legna recuperata dalla pulizia dai boschi nei quali siamo immersi, la risistemazione del vecchio forno per cuocere pane e pizza di pasta madre…ecco, ora Casa Payer è tutto questo.
Inoltre contribuiamo al mantenimento del territorio circostante, la strada sterrata per raggiungerci, la pulizia di alcuni sentieri, le emergenze idrogeologiche alle quali non ci si abitua mai quando si va a rivivere le Alpi, non dimenticherò mai una frase di Masanoba Fukuoka che lessi su “La rivoluzione del filo di paglia”che all’incirca recitava: non ha importanza a quale luogo ti dedichi perché ogni posto è il centro del mondo, rimboccati le maniche e dai il tuo contributo.
Cosa viene apprezzato maggiormente dai vostri ospiti della casa nel bosco?
I nostri ospiti apprezzano molto che la casa nel bosco è un posto “vero” è un progetto di vita fatto di scelte personali che condividiamo (dal cibo ai detergenti), sanno che possono contare sulle nostre attenzioni e possono fidarsi, dove noi siamo sempre presenti e condividiamo con loro diversi momenti se lo gradiscono. Spesso ceniamo con i nostri ospiti, molti impastano il pane con noi al sabato e chiedono un pezzo della nostra pasta madre per farselo a casa, la nostra pizza piace molto: la cucina è vegana e casalinga solo fresca di giornata, la chiamiamo vegetariana perché crea meno barriere e, in italiano, ha lo stesso significato (chi mangia latte e derivati si chiamerebbe lacto ovo vegetariano anche se è caduto in disuso).
I nostri ospiti apprezzano il fatto che abbiamo scelto di avere poche stanze ma con spazi ampi, attrezzate con una piccola cucina, inoltre di poter usufruire di molti spazi comuni sia al coperto che all’aperto. Apprezzano molto le nostre colazioni completamente preparate da noi, dai biscotti ai pan di spagna vegan, allo yogurt e latte di soia, le marmellate con frutta del bosco o di piccoli produttori bio. Siamo diventati una “residenza di campagna” per questo possiamo preparare tutti i cibi. Abbiamo pochi ospiti “meteodipendenti”, spesso abbiamo la casa piena col brutto tempo, chi legge approfittando della piccola ma fornita biblioteca. Quasi tutti sono qui perché vogliono proprio essere qui, con noi in questo luogo ameno circondati dalla natura.
Quali sono gli itinerari verdi non perdere nei dintorni della casa del bosco?
Il bello di questo posto è che sei già su un itinerario verde, nulla di blasonato, nessun nome altisonante ma un territorio un po’ appartato e ritornato selvatico da quando la meccanizzazione agricola ha preferito la “terra facile” di pianura. Siamo in collina o pre montagna, si possono fare passeggiate alla portata di tutti, un piccolo torrente incontaminato popolato di gamberetti di acqua dolce a testimoniarne la pulizia delle acque, ti accompagna in alcune di queste.
Questa è una valle valdese, con la sua storia raccontata spesso attraverso luoghi immersi nella natura, come la chiesa ricavata in una grotta per sfuggire alle persecuzioni o le scuolette Backwith di cui il territorio era disseminato per portare la scolarizzazione in ogni borgata infatti il tasso di alfabetizzazione già nel ‘600 era nettamente superiore a Torino!
La Val Pellice è una delle più brevi dell’arco alpino, questo accresce un certo senso di comunità, è facile raggiungere i luoghi dell’alta valle. Nei torrenti principali, il Pellice, l’Angrogna e il Luserna, si trovano i famosi “Tumpi” delle conche naturali scavate nella roccia dove si può fare il bagno, l’idromassaggio e in alcuni tuffarsi. La camminata “nazional popolare” è la conca del Prà che risale il torrente Pellice fino alle sorgenti, dove si viene accolti in un’enorme conca, un anfiteatro naturale circondato dalle montagne di confine con la Francia. Il “vallone degli invincibili” poi è la nostra camminata preferita, in compagnia del torrente Subiasco e di una scenografia di roccia che cambia continuamente.
Se si desidera affacciarsi alle valli limitrofe, in valle Po si possono raggiungere le sorgenti del fiume Po al pian del Re (non di domenica!) a godere dell’imponente presenza del “gigante di pietra” il MonViso. In val di Susa la Sacra di San Michele, uno dei simboli del Piemonte, vi aspetta per raccontare la sua magia un po’ esoterica in cima ad uno sperone di roccia levigato dalla glaciazione.
Cosa significa per voi essere un Ecobnb?
Essere un ecobnb? Be tutto quello che ho scritto e molto altro per cui vogliamo migliorarci.
Essere un Eco bnb vuol dire vivere da eco bnb nelle scelte personali di ogni giorno per avere il minor impatto possibile sull’ambiente e sugli altri esseri viventi e ricordarsi sempre che la natura NON È IL PARCO GIOCHI DELL’HOMO SAPIENS.
Diversamente il turismo è un’altra attività umana distruttiva e non ha senso di esistere. Essere un Ecobnb può anche voler dire scegliere, come abbiamo fatto con la nostra casa nel bosco, di essere presenti solo su portali come Ecobnb che hanno fatto scelte etico/ambientali.
Non perdere l’occasione di prenderti una pausa, incontrare Luca e Paola ed immergerti nel verde di Casa Payer!