Può una foto cambiare il mondo? È davvero possibile o stiamo parlando solo di favole? Il punto di non ritorno è stato toccato o facciamo ancora in tempo? Siamo nel Luglio del 2019 e ancora ci troviamo di fronte a scene inaudite, persone che lasciano bottiglie di birra dopo una giornata al mare o ancora peggio bicchieri e piatti di plastica in campagna dopo una scampagnata con gli amici. Sembrerà così strano leggerlo tra 20 anni (speriamo) ma per adesso ancora siamo a questo punto. Chiamiamola ignoranza, chiamiamola strafottenza, chiamiamola come vogliamo ma ci troviamo di fronte ad una situazione dove o iniziamo ad agire sin da subito o possiamo dire addio al mondo come lo abbiamo sempre visto. I cambiamenti sono sotto gli occhi di tutti, eppure vediamo in continuazione questi gesti che rovinano il nostro futuro.
Ma si può cambiare rotta? Esiste uno scettro magico? Sicuramente no. Ma un arma segreta secondo me c’è ed è molto facile da utilizzare: una fotografia. In che senso?
Siamo nell’era dell’informazione digitale, ma soprattutto visiva. Ottiene molta più visibilità una foto che diventa virale che un saggio breve scritto da un filosofo. E quale migliore metodo allora per far raggiungere un messaggio chiave all’intera popolazione?
Molti fotografi già hanno iniziato, fotografano l’inquinamento globale e lo spiattellano in maniera brutale sotto i nostri occhi. Forse tempestando le bacheche dei nostri social, vedendole sulle riviste o su qualche telegiornale l’attenzione viene canalizzata in modo diverso.
Vi ricordate il famoso articolo di Business Insider dove sono stati mostrate le immagini shock delle acque cinesi? Fiumi e mari pieni di plastica, bambini che nuotano dentro la mondezza. Purtroppo gran parte dell’acqua cinese è inquinata, il 70% dei loro fiumi e laghi sono contaminati e la foto famosa del pescatore del lago di Chaohu, nella provincia di Anhui nel 2013, coperto di Alghe morte è riuscita a far conoscere il loro problema anche dalle nostre parti.
Non siamo soli, non ci stiamo inquinando solo noi. Stiamo rovinando completamente il pianeta. Ma la forza di quella foto è stata brutale, in pochi istanti è diventata virale finendo oltre oceano, sensibilizzando ancora più persone sulla terribile situazione che si stava vivendo da quelle parti. Ed è proprio questo il potere di una foto.
Credo fortemente che se da domani iniziassimo a fotografare quello che vediamo sotto i nostri occhi tutti i giorni, invece che i piatti di pasta, il problema inizierà ad avere un risalto maggiore. Se dei movimenti virali come il bottle challenge finiscono sui vari telegiornali solo perché sono virali, immaginate un movimento collettivo di fotografi ed ecologisti cosa potrebbe creare.
Sicuramente il mondo non cambierà dopo pochi giorni, è sicuro, ma una maggiore sensibilizzazione sull’argomento e soprattutto lo “spiattellare” in modo crudo quello che sta succedendo potrebbe far cambiare idea a molte persone. Basti pensare a quante persone ancora sono convinte che una sigaretta per terra non causa molti danni. Dopo aver visto foto in quantità industriali di come rovinano l’ecosistema marino ci vuole davvero un bel fegato per continuare a gettarle per terra.
Un movimento di fotografi ecologisti, perché non ci resta molto tempo ed una foto davvero può salvare il mondo.
Immagine di copertina: foto di Aziz Acharki via Unsplash