Il magico borgo di Civita di Bagnoregio è stato ufficialmente inserito nella tentative list dei nuovi patrimoni dell’umanità UNESCO.
La città che muore, così è conosciuta Civita di Bagnoregio, è un borgo davvero spettacolare e surreale situato in provincia di Viterbo, nel Lazio. Ora è finalmente stato inserito nella Lista propositiva italiana nell’ambito della Convenzione sul patrimonio mondiale. Il sogno di tanti che lo volevano tra i patrimoni dell’umanità per proteggerlo potrebbe presto diventare realtà.
Civita di Bagnoregio si erge sottile su un altopiano tufaceo a poco più di 400 metri di altitudine e si raggiunge solo a piedi. L’imponente ma fragile borgo è stretto tra due burroni, formati dal Rio Chiaro e dal Rio Torbido che continuamente minano con la loro attività di erosione l’esistenza stessa del borgo.
Sono poche le famiglie che ancora abitano qui, tra i bellissimi scenari medievali che rischiano di sparire per sempre. Ma sono tantissimi i viaggiatori che ogni anno arrivano per trascorrere una vacanza davvero unica. Civita di Bagnoregio è infatti diventata la prima località europea per crescita della popolazione turistica negli ultimi cinque anni.
Nicola Zingaretti, presidente della regione Lazio, ha commentato così la candidatura di Civita di Bagnoregio:
“La scommessa è dare vita a una nuova economia, un’economia della bellezza. Un’azione capace di combinare e fare agire insieme la tutela e valorizzazione del patrimonio storico-artistico, la produzione agricola di qualità, il buon cibo, il paesaggio”.
Negli anni sono state numerose le petizioni per salvare il borgo, tra cui un’appello online su Change.org che ha ricevuto in breve tempo il sostegno di 151 esponenti del mondo della cultura, dell’arte, dello spettacolo e della scienza. Se dovesse diventare davvero patrimonio UNESCO potrebbe essere davvero la volta per la salvezza del borgo.
Con questa candidatura, Civita di Bagnoregio si candida anche a diventare un simbolo della bellezza italiana, quella che si nasconde nei suoi borghi storici.
Foto di copertina di Emanuele via Flickr
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