Meglio tardi che mai. Qualche settimana fa un decreto del Governo ha detto no agli OGM, vietando la coltivazione di mais geneticamente modificato Mon810 sul territorio italiano.
Da ora, chi semina e coltiva OGM in campo rischia da 6 mesi a 3 anni di reclusione e una multa da 10.000 a 30.000 euro, oltre a dover rimuovere a proprie spese le coltivazioni geneticamente modificate e a dover affrontare possibili riparazioni, ad esempio a risarcimento del danno apportato dalla contaminazione dei campi biologici vicini. Lo dice l’articolo 4 del decreto legge 24 giugno 2014, n. 91, detto anche decreto ‘Campo Libero’.
Il Decreto, “a difesa delle coltivazioni tradizionali italiane, della biodiversità e della salute in Italia”, tutela in questo modo i diritti dei consumatori, che non vogliono mangiare cereali o soia geneticamente modificata, e quello degli agricoltori biologici, che corrono il rischio di contaminazione genetica.
Secondo i dati di Coldiretti il 76% degli italiani si è detto contrario all’utilizzo degli OGM in agricoltura.
Il decreto arriva dopo che a metà giugno, il leader degli agricoltori della provincia di Pordenone ha seminato pubblicamente nei suoi campi una varietà di mais geneticamente modificato (che ora sarà necessario decontaminare). Diversi agricoltori si sono perciò mobilitati nell’“Italia libera dagli Ogm” per denunciare attraverso Greenpeace l’accaduto e chiedere il definitivo divieto degli OGM al governo. Ce l’hanno fatta. E con questo Decreto l’Italia fa un piccolo passo avanti per la protezione della salute e dell’ambiente.
Studi internazionali dimostrano infatti l’impatto negativo degli OGM sulla biodiversità, e ricerche di scienziati indipendenti dicono quanto gli OGM sono dannosi per la salute e responsabili di diverse patologie.
Un interessante libro di Jeffrey M. Smith (“OGM: rischi per la salute”) svela le relazioni segrete, che uniscono, da un lato, le corporazioni e le grandi industrie degli OGM, immensamente potenti, che cercano di aggiudicarsi la più grande ricchezza economica di tutti i tempi accaparrandosi la fornitura mondiale di cibo, e, dall’altro, i governi di molti dei più grandi Paesi del mondo e una rete internazionale di ministeri, autorità ufficiali e scienziati accondiscendenti. Sicuramente quello degli OGM è un grande business che si può contrastare solo partendo da noi, dal territorio, dalle famiglie e dai piccoli agricoltori biologici.
Questo decreto anti OGM è un passo avanti, non solo per la nostra salute, ma anche per sostenere le tante piccole coltivazioni biologiche che stanno diventando una specificità del territorio italiano. E’ una realtà che sta crescendo e diventando sempre più importante, specialmente nel sud Italia. Un’infografica che elabora dati del Ministero delle Politiche Agricole mostra infatti che le prime 5 regioni per produzione di Biologico sono Sicilia, Calabria, Puglia, Emilia Romagna e Basilicata.
E voi cosa ne pensate?
Foto di Copertina: Agricoltura biologica, foto di Michele d’Ancona, via flickr
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Prendiamoci cura di noi stessi… con il cibo!