La nuova moda per signore bene, radical chic bohémien, ma anche zitellacce pseudo intellettuali, come la sottoscritta? Acquistare a km zero.  Per riuscirci, ci aggiriamo il sabato mattina, d’abitudine, tra banchi ricolmi di mele che qualche anno fa non avremmo degnato neppure di uno sguardo per via dei bitorzoli o tra montagne di formaggio che definiamo “dal profumo intenso”, e che, sempre qualche anno fa, avremmo definito “puzzolente, via che mi si impregnano gli abiti”.

I vantaggi di questo nuovo atteggiamento più “sano”?

1. è , appunto, più sano per la salute, perché prevede che si consumino alimenti non trattati con pesticidi e di stagione, quindi non sottoposti all’uso di elementi chimici o di altro genere

2. è più sano per l’ambiente, perché elimina o riduce l’uso dei suddetti pesticidi e riduce la filiera tra produttore e consumatore e quindi minimizza l’uso di mezzi per il trasporto dei beni

3. è più sano da un punto di vista sociale, perché ridimensiona e rende più umano l’atto dell’acquisto che ora vede nuovamente la “contrattazione” tra due parti “fisiche”

4. è più sano anche da un punto di vista economico, perché rinsalda il legame tra domanda ed offerta a livello locale
Ma che fosse “più sano” anche a livello di “coesione ed ordine sociale”.. beh, ci voleva proprio una grande donna per aggiungere anche questo aspetto.

Cibo a km zero in una Osmiza, foto via discoverytrip
Cibo a km zero in una Osmiza, foto via discoverytrip

 

La storia del km zero, da Maria Teresa d’Austria ad oggi

Facciamo un pò, davvero poca ed in pillole, di storia: alla fine del 1700 parte del Nord Est Italia era sotto il dominio dell’impero Austro Ungarico ed, in particolare, di Maria Teresa d’Austria.
Come già allora accadeva, il popolo non gradiva le tasse e una delle misure che l’imperatrice adottò per sollevare il gioco fu “il km zero“: consentì ai contadini locali del Carso di vendere i prodotti locali e mantenere l’incasso senza pagare tasse.

osmize via thatsmoreitalia
Osmize, via thatsmoreitalia

Beh, c’erano due condizioni da rispettare (imperatrice ma comunque con casse da rimpinguare):

– la vendita era permessa per soli 8 giorni all’anno (che divennero poi 8 o multipli di 8) da cui il termine “osmizza” dallo sloveno “osmec” ovvero otto

– le “osmizze” dovevano essere indicate, come a tuttoggi, da una frasca rossa.

Ecco così nascere, con intento di tattica sociopolitica, i primi esperimenti di prodotti coltivati e venduti localmente.

Prodotti che ci regalano sogni “golosi” anche oggi: porcina (parte tenera della spalla di maiale stufata e servita con senape o kren), cragno (salsiccia carsica leggermente affumicata), salame, pancetta, uova bollite, miele, pane casereccio, ma soprattutto i vini.

I vini del Carso: pensate ad un territorio geologicamente spettacolare, spazzato da scirocco o bora che scende dalla Siberia, con la salsedine a due passi e la neve a tre.
Da questa terra nascono il Terrano, un vino rosso indicato per le persone anemiche già dai tempi di Plinio (e ditemi se non è un vino sano!), il Vitovska, un bianco fruttato che gli esperti dicono profumare di ciliegie e talvolta di salvia ed anche il Malvasia.

osmiza via marecarso.eu
osmiza, via marecarso.eu

Come si va per “osmize”?

Eh beh, come la “grotta dei ladroni” stiamo parlando di giacimenti preziosi, enogastronomici certo, ma sempre di giacimenti si tratta e bisogna avere la mappa o almeno una guida.

Fatevi amico un triestino e seguite “la frasca”, ma non basta: dovete imparare a sposare l’atmosfera dell’osmizza, ovvero imparare ad ascoltare senza fretta.
E se non riuscite ad avvicinare, ma soprattutto, a persuadere un triestino ad indicarvi dove iniziare il vostro percorso, ecco alcune semplici indicazioni: prendete la strada per Aurisina e come prima cosa… preparatevi per la vostra prima “osmizza” seguendo a piedi o in bicicletta le indicazioni per il “Sentiero Rilke” (se avete avuto la brutta idea di arrivare in auto posteggiatela nel parcheggio dell’ufficio del turismo di Aurisina e proseguite a piedi sul sentiero).

Iniziate con inebriarvi di vento e di silenzi squarciati solo dalle urla dei gabbiani che si lanciano dalle alte e candide scogliere verso il blu del mare sottostante. Lasciate che il sole vi stordisca mentre camminate in paesaggi quasi lunari o scompaia quando entrare nella pineta odorosa.  Raggiungete Duino e fate dietrofront per tornare al punto di partenza.

Credits: Massimo Crivellari (POR FESR 2007-2013)
foto di Massimo Crivellari, via POR FESR

 

Ora sì, vi siete meritati la vostra prima fermata alle “osmize” di Aurisina: ce ne sono tre e all’ufficio del turismo vi sapranno indicare quale è aperta al momento del vostro viaggio.

E se camminare potrebbe ridurre il vostro raggio d’azione alla scoperta delle “peculiarità” locali, il Carso è perfetto per la bicicletta: potrete noleggaire mountain bikes e caschetto di protezione, fornirvi di mappe e seguire le vecchie mulattiere o i percorsi meno battutti per scoprire  da Malcina a Prepotto troverete “osmize” aperte per rifocillarvi ed aiutarvi a meditare sul territorio: mare, scogliere, pini, gabbiani, l’altopiano, il vento e la Bora.

E se dopo aver tanto meditato e tanto…assaporato vi sentirete a disagio pensando di rientrare subito in città, fermatevi nei confortevoli appartamenti eco-friendly Alla Casetta, punto di partenza ideale per scoprire le delizie del Carso.

E ditemi se “Concentration is the first rule” (“La concentrazione è la prima regola”) come si dice in “Zoran, il mio nipote scemo”, film girato nelle “osmize”e presentato a Venezia al 71 Mostra del Cinema,  non è una regola d’oro anche per essere più eco!

 

Info: Per chi desidera visitare le Osmize in bicicletta, 23 itinerari in mountan bikes nel Friuli, di cui uno studiato per visitare le Osmize del Carso.

Per conoscere ogni giorno quali sono le Osmize aperte

osmize
Osmize, foto dal Film “Zoran il mio nipote scemo”

Autore: Cristiana Pedrali

"Amare il proprio lavoro è la cosa che si avvicina di più alla felicità sulla terra" (Rita Levi Montalcini) e ".. perchè quando le persone vere cadono nella vita reale si rimettono in piedi e riprendono a camminare" (Carrie Bradshaw "Sex and the city"): questi sono i miei due mantra. Io sono un pò così: mi muovo tra il serio ed il faceto per restare a galla tra mille interessi ed impegni e riuscire a sorridere. Ho lavorato e lavoro nel settore del turismo e del web ed ogni tanto cerco un pò di ossigeno nella scrittura e nei viaggi!
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