Parma, la mia splendida città, poi, si presta benissimo alla mia vita di runner estremo, regalandomi scorci che se non li vedessi passandoci con il mio incedere costante, andrebbero persi privandomi di uno dei piaceri della mia esistenza; il Torrente Parma che diventa Baganza con l’acqua che in alcuni tratti del suo corso è talmente trasparente da tentarti di berla; il Ponte Italia con le migliaia di facce e di vite che in ogni ora del giorno lo percorrono; il Parco Ducale dove lo scorrere delle stagioni si riconosce oltre che dal cambiamento dei colori e delle forme degli alberi, anche dal rumore del calpestio delle scarpette sul selciato, d’estate più secco, d’autunno più chiassoso, e d’inverno più morbido; arrivare a Vigheffio e donare un sorriso, fermarsi per una foto e ripartire con il cuore pieno d’amore, regala un senso ancora maggiore a quello che alla vista di un occhio non attento è un semplice gesto atletico, un automatismo imprescindibile della mia vita e poco più.
Ma non è così tutt’altro, a volte persino una giornata di pioggia, può porgere alla mia lenta processione, un’aria più intrigante, il contrasto tra il cielo minaccioso, scuro e tempestoso e la cima del Duomo, in un attimo girarsi e vedere la Chiesa della Steccata riflessa in una pozzanghera.
A volte, sono arrivato molto più lontano grazie alla mia caparbietà, inerpicandomi dove pochi riescono ad arrivare, e vedendo scenari, come il tramonto dalla cima del Monte Grappa, che sono riservati a chi non smette mai di provarci e lentamente riesce a salire sempre più su.
A volte, sono arrivato molto più lontano grazie alla sopportazione al dolore, alle piaghe nei piedi, ai giramenti di testa e alle ginocchia dolenti, riuscendo a godere dell’alba dopo un temporale, della brezza estiva dopo una giornata di sole e incontrando centinaia di cuori desiderosi di sospingermi a prolungare ancora di più il mio cammino.
Emozioni uniche e forse indescrivibili, un premio alla fatica le chiamo io!
Ma adesso, risvegliandomi da questo breve sogno, è già ora di infilare di nuovo le scarpette e disegnare ancora una volta la strada, i ciottoli e il porfido sotto i miei piedi, senza impormi una meta ma lasciandomi trasportare dall’atmosfera magica che si respira tutt’intorno, incrociare passanti che curiosi, a volte scuotono la testa, altre probabilmente si chiedono se io sia appena partito o quasi arrivato, altre incrociano fieri il tuo sguardo scambiando un saluto trasmettendoti il loro essere fieri del tuo essere runner.
Auguro a ognuno, di provare un’empatia così armonica nei confronti di quello che spesso non ci accorgiamo esserci, ma che con un paio di scarpette, un pò di fiato e tanti passi miracolosamente si manifesta in tutta la sua bellezza.
Autore: Salvatore
Premio letterario "Racconta la tua città"
Copertina: foto di Sean Venn via flickr