Per 7 mesi e 7 giorni ha girato in camper tutte le regioni d’Italia, incontrando oltre 400 realtà incredibili e meravigliose, fatte da imprenditori che mettono al centro la sostenibilità, giovani che scelgono di rinunciare a lavori pagati e sicuri per ritornare alla campagna, movimenti di difesa del territorio, gruppi di acquisto solidale, permacultura, luoghi in mano alla mafia che sono stati liberati, e tanto altro.
Il viaggio di Daniel Tarozzi, giovane giornalista e scrittore intenzionato a descrivere un’Italia diversa da quella dominante dipinta ogni giorno in modo disastroso e irrecuperabile dai media, è una sferzata di ottimismo, un incentivo per decidere di voltare pagina e prendere in mano il proprio futuro. Una raccolta di storie vere e incredibili, come quella di Stefania Rossini, che con l’auto-produzione e il baratto riesce a far vivere una famiglia di 4 persone con 5 euro al giorno.
E’ raccontato tutto in “Io faccio così” (Chiarelettere editore, 14,50 €), un reportage dal Piemonte alla Sicilia che mette in scena persone che hanno cambiato vita, ritornando alla terra e al lavoro dei campi, facendo impresa solidale e sostenibile, prendendosi cura del paesaggio, utilizzando monete complementari, e tanto altro.
“Il problema non era trovare una realtà interessante di cui parlare, ma scegliere tra le decine di realtà meravigliose” racconta Daniel, quando l’abbiamo incontrato a Milano, a Fa’ la cosa giusta! In effetti, il suo libro è la testimonianza di quante persone in Italia, più di un migliaio, si riflettono in approcci e stili di vita molto diversi da quelli dei valori dominanti e siano la testimonianza di un’Italia che sta cambiando in meglio.
Un altro punto di vista
C’è un paese terribile, fatto di una classe politica disgustosa, di un consumo del suolo sfrenato, di una popolazione di consumatori (consumiamo la vita, l’aria e il pianeta), di debiti e debito pubblico (da piccoli a scuola ci insegnano i debiti e i crediti e da grandi ci ritroviamo con il debito pubblico). Questo lo sappiamo benissimo. Ci sono la televisione e i giornali a ricordarcelo ogni giorno. “Siamo tornati al livello del 99”, “Crolla il PIL” … Siamo bombardati da notizie assurde e preoccupanti. Più i media riescono a spaventarci più fanno notizia.
“Il termometro della crisi è il PIL. Ma i media non ci dicono che negli anni ‘80, quando il prodotto interno lordo del nostro paese era in crescita, erano in aumento anche i tassi di suicidi, l’uso di droghe tra i ragazzi. Nessuno ci rammenta che gli anni del nostro meraviglioso benessere erano basati sulla distruzione del pianeta, sullo sfruttamento dell’Africa, sulla deforestazione che oggi rende a rischio desertificazione il 70% del territorio italiano.”
“Sapere ciò che non funziona non serve a nulla, mentre sapere ciò che funziona permette il cambiamento” dice Daniel.
Perché allora non parlare dei Gruppi di Acquisto Solidale, in cui sono coinvolti più di mezzo milione di persone in Italia, delle migliaia di giovani che vogliono tornare all’agricoltura e che scelgono uno stile di vita sostenibile e naturale?
Ci sono ragazzi che hanno deciso di tornare nel sud, scoprendo che potevano vivere meglio, ragazzi colti che, come Devis Bonanni dell’ecovillaggio Pecoranera, hanno deciso che erano abbastanza intelligenti per lavorare la terra, auto-producendo il loro cibo e ritrovando un senso di futuro, di equilibrio con l’ecosistema e con sé stessi.
Daniel racconta anche la storia di una scuola Italiana che funziona, quella in Cilento diretta dalla preside Maria De Biase. Quando la preside napoletana era arrivata, 6 anni fa, nel piccolo paesino in provincia di Salerno, due fratelli litigavano perché nessuno dei due voleva in eredità un piccolo orto, così lei decise di farlo coltivare alla scuola. Inizialmente le mamme dei bambini erano impazzite “Ma come, ci abbiamo messo una vita ad emanciparci e tu ci mandi a zappare?”, ma poi hanno capito che “la modernità consiste proprio nel reinserire agricoltura e responsabilità in contesti culturalmente rinnovati“. Oggi i bambini della scuola fanno merenda con i prodotti dell’orto sinergico. Niente merendine e dolci, i bambini mangiano con entusiasmo pane e verdure. L’usa e getta è eliminato: i piatti sono di coccio, i bicchieri di vetro, e l’acqua in caraffa.
“Non solo ottimista, testimonio che l’Italia è piena di realtà che stanno facendo”. Dice Daniel. “Se riusciamo a diffondere questa idea forse riusciremo a non distruggere il pianeta”.
Un esempio di turismo virtuoso dell’Italia che cambia: Panta Rei in Umbria
La testimonianza delle buone pratiche incontrate da Daniel durante il suo lungo tour dell’Italia continua, e comprende anche chi sta investendo in un turismo più responsabile. “C’è un pezzo di paese che non è raccontato. Ragazzi che vivono in posti pazzeschi, che organizzano eventi culturali, che promuovono il turismo in modo sostenibile.”
Daniel passa la parola a Dino Mengucci, fondatore di Panta Rei, uno degli agriturismi biologici più eco-sostenibili d’Italia, immerso nel verde della campagna umbra, a Passignano sul Trasimeno, in provincia di Perugia.
Pantarei è un luogo magico, che ti riconcilia con il mondo, sia dal punto di vista naturale, sia dal punto di vista delle persone che ci lavorano. La storia di questo incantevole microcosmo, circondato dai boschi sulle colline che degradano dolcemente verso il lago Trasimeno, è iniziata il 15 giugno 1976, quando Dino e alcuni soci avevano preso in affitto 100 ettari di terreno abbandonati a 1000 lire l’anno. Su questo terreno avevano messo in piedi una piccola attività, in seguito coinvolgendo anche le scuole. “I bambini mi hanno formato, e grazie a loro siamo diventati educatori. Abbiamo collaborato con il reparto di psicologia del CNR di Roma, con il quale abbiamo fatto progetti di educazione… Galileo Galilei insegnava che l’educazione è per i 2 terzi nel fare e 1 terzo nozionismo. Oggi il nozionismo ce l’abbiamo sul cellulare. Allora a che serve la scuola?”
Dino parla anche del valore della terra e dell’importanza di coltivarla: “nelle Memorie di Adriano si legge che i Romani chiedevano ai patrizi di togliere le terre a chi non le coltivava. Per assurdo, invece, oggi l’agricoltura è diventata un progetto da abbandonare, la produzione di cibo è quasi vietata. Esiste una buona legge, per l’uso dei terreni incolti, ma che come tutte le buone leggi in Italia non viene applicata… Noi, con Pantarei, siamo andati controcorrente.”
Ma Pantarei, come la conosciamo oggi, uno dei più avanzati centri di esperienze per l’educazione allo sviluppo sostenibile, è nato in seguito ad una disgrazia. “Nel 1993, infatti, un incendio ha colpito l’ovile, il fienile e la sala del formaggio, lasciando solo un obrobrio di eternit e ferro. Subito dopo – racconta Dino – ho avuto la fortuna di ascoltare un intervento di Daniel Rendel, che illustrava un progetto di recupero di un ex cava abbandonata, in occasione un convegno internazionale sull’educazione ambientale del Cat (Centre for Alternative Technology) in Galles, il cui metodo educativo è basato sulla responsabilizzazione nell’uso delle risorse.”
“Così abbiamo pensato che quelle strutture antiche potevano rinascere. Abbiamo sperimentato tecniche di costruzione naturale, come la paglia e la terra cruda. In tutti questi anni a Pantarei si sono incontrate scuole, viaggiatori e volontari del WWOOF (World-Wide Opportunities on Organic Farms) che hanno portato il loro contributo al progetto. Nel 2011 abbiamo potuto recuperare un edificio agricolo che non c’era più, coinvolgendo architetti e ragazzi di un master, che si stupivano di come fosse possibile costruire una casa senza un progetto! In Francia si possono costruire le case sugli alberi, si può produrre il formaggio come una volta, in Italia non è così semplice…”
Pantarei (premiata anche da ViaggiVerdi tra le migliori ospitalità verdi del 2014) è solo una delle tante storie incontrate da Daniel Tarozzi nel suo viaggio e raccontante nel suo libro.
Dare visibilità a queste storie serve per cambiare il nostro punto di vista.
“L’italia è già cambiata“, dice Daniel, “se guardiamo quello che c’è in giro e lo raccontiamo.”
Il viaggio nell’Italia che cambia continua
Il viaggio di Daniel Tarozzi è ripreso lo scorso 9 maggio, questa volta insieme ad Andrea, Caterina e Annissa. Un viaggio lungo 45 giorni, attraverso 45 incontri e nuove storie da documentare, che potete seguire qui: www.italiachecambia.org