Continua il nostro viaggio a piedi tra foreste da fiaba, alberi secolari e paesaggi incantati. Oggi siamo nel Pratomagno, un gruppo montuoso che si innalza tra il Valdarno superiore e il Casentino, a nord-ovest della città di Arezzo, fino a lambire il comune di Firenze. La sua sagoma bianca e imponente domina il Valdarno.
Due giorni a Piedi tra le foreste del Pratomagno
Per scoprire le sue bellezze intraprendiamo un itinerario, di due giorni, tra Firenze ed Arezzo. Il manto nevoso si può percorrere con sci di fondo e se la neve raggiunge quote più alte, agli sci si sostituiscono le ciaspole. La nebbia talvolta rende difficoltoso orientarsi, ma proprio questa foschia crea un paesaggio fiabesco con la magia della galaverna che al primo sole si scioglie.
Magica foresta di Vallombrosa
Non è difficile riconoscere sulla neve le impronte lasciate da daini e caprioli che popolano i boschi intorno a Vallombrosa. Il terreno di Pratomagno è coperto da una tenera erbetta, da qui il suo nome, sulla quale pascolano mucche, pecore e cavalli.
La foresta di Vallombrosa, più che secolare, è definita “Riserva Biogenetico Naturale” ed è formata da faggi, castagni, pini e abeti bianchi; le folte abetaie hanno fusti alti anche 30 metri e lasciano ammirati e stupiti.
Abbazia Vallombrosa
Lungo l’itinerario è possibile visitare l’abbazia “Vallombrosa” per vivere in mezzo alla natura, dentro una pineta secolare per scoprire la botanica, insieme alle antiche tradizioni e fare un cammino di spiritualità, meditazione, cultura e arte.
L’imponente costruzione, dominata dalla torre e dall’altro campanile del 1200, possiede l’aspetto di un castello la cui facciata secentesca è di Gerardo Silvani. All’interno sono conservate numerose opere d’arte. Intorno all’abbazia, nella foresta, si possono vedere cappella e tabernacoli.
Oltre ai mammiferi la foresta è ricca di insetti tra cui un carabo dalla corazza dorata che vive solo qui. Tra gli uccelli invece, si possono ammirare poiane, falchi, gufi reali, civette, starne, ghiandaie e picchi.
Alpe di San Benedetto
Molto ricca di spunti culturali e di particolari naturalistici è l’Alpe di San Benedetto. Dal suo sottosuolo si sentono rombi e altri strani rumori chiamati “brontidi” quando c’è il maltempo. Il massiccio è bucherellato da grotte e cavità e si presenta ancora instabile dal punto di vista morfologico.
Ai piedi dell’Alpe di San Benedetto si stende il vasto bacino del Mugello, il fondo di un lago che in epoca pleistocenica si estendeva per circa 300 chilometri. Oggi appare come una terra dolcemente ondulata, punteggiata di fattorie, ville quattrocentesche, pievi romaniche.
Lungo l’itinerario con sci e racchette si incontra un romitaggio dei monaci vallombrosani dell’XI secolo e l’eremo di Santa Maria arroccato sul monte Sinaia.
San Benedetto in Alpe è citata da Dante nell’Inferno per la sua rumoreggiante cascata, la Caduta, formata dal torrente Acquacheta, si divide in mille rivoli sulle lastre di arenaria disposte a gradinata. L’integrità del territorio permetterà di crearvi un parco naturale.
Nel periodo invernale la cascata per effetto della neve è impreziosita da stalattiti e arabeschi ghiacciati, quasi muto è il rombo dell’acqua. Questo appennino esplorato con la neve sarà ricco di sorprese e suggestioni serene.
Itinerario dal Passo della Consuma al Varco di Reggello, verso la vetta del Pratomagno
Questo itinerario molto intenso richiede almeno qualche tappa, meglio considerare un viaggio di almeno due giorni e pianificare per tempo, dove ristorarsi e alloggiare, cercando tra le diverse proposte ricettive green della zona di Pratomagno.
Arrivati al centro del paese, dalla piazzetta di Consuma, si imbocca in direzione sud fino ad incontrare un bivio caratterizzato da un tabernacolo e si prosegue a destra seguendo i segnavia del CAI di Firenze. Si cammina per più di un chilometro e si raggiunge la località Croce di Ribono (1.098 mt). Abbandonato il sentiero, bisogna arrivare fino alla strada Consuma-Vallombrosa guardandosi bene di tenersi sulla destra al bivio.
La strada nel periodo invernale si trasforma in un’ottima pista da sci di fondo e per gli amanti delle ciaspolate. Giunti a Vallombrosa e visitata l’abbazia benedettina, si fa un salto a Saltino (Il gioco di parole ci sta tutto).
Gli abeti secolari della riserva biogenetica accompagnano il viaggiatore in uno scenario a dir poco spettacolare. Si oltrepassa la fonte di Santa Caterina e prendendo il sentiero fino a una salita che porta in località la Macinaia (1.334 mt). Si può notare come il paesaggio cambi, quando a un certo punto gli abeti lasciano il posto ai faggi.
Seguitando sul crinale si scende fino a Croce del Cardeto e da qui al varco di Reggello, dove esausti si può decidere di fare una pausa. Proprio a Regello si trova Casa Cares, un’antica e suggestiva villa convertita in agriturismo, che offre semplici e confortevoli alloggi, a prezzi modesti.
Dal varco di Reggello la strada scende verso Cetica, nel versante casentinese, incontrando il poggio dei Tre Confini (1.436 mt) sino al poggio del Lupo (1.515 mt) salendo e scendendo continuamente per circa due chilometri fino al poggio del Varco di Castelfranco. Ormai si vedono le pendici della vetta del Pratomagno, a questo punto salendo ripidamente il versante si arriva fino all’enorme croce in ferro piantata in cima al Pratomagno (1.591 mt). Salire su queste vette consente nelle giornate più limpide di godere un magnifico panorama a 360° sulla regione.
Copertina: foto di Giuseppe Martino, via flickr