Valeria Cerone ha 34 anni, lavora come educatrice ma da sempre è appassionata di natura e viaggi “a braccia aperte e a piedi nudi ” – come dice lei. Un bel giorno decide di partire come Wwoofer per sperimentare una parentesi di vita diversa.
Così finisce in una piccola azienda agricola biologica del Verbano, gestita da una famiglia tedesca emigrata lì, all’ombra delle magnifiche montagne del Piemonte. Lì, insieme alla proprietaria sperimenta tecniche di coltura sinergica (basate sull’autofertilità del suolo). Insieme raccolgono ribes, fanno marmellate, concentrati e oli essenziali. Per Valeria è un rigenerante ritorno alla terra, uno scambio di saperi e conoscenze, l’opportunità unica di incontrare persone che condividono la stessa passione per la natura.
L’esperienza di viaggio wwoof di Valeria
“Ero in crisi mistica per la fine di una relazione molto importante, lì ho riscoperto la bellezza dei piccoli cambiamenti della natura. Nell’orto sinergico in cui ho prestato servizio e imparato molto a giugno c’era un’esagerazione di ribes rosso da cogliere.”
“Sembravano piccole perle, perfette, sferiche, lucide. Ho iniziato sola e sono stata poi raggiunta da un’altra wwoofer londinese, Julia, (che è diventata una compagna di avventure). Alla fine avevamo raccolto 38 kg di ribes in soli dieci giorni, non ci sembrava possibile ♥..un lavoro che ci ha permesso di seguire i ritmi della stagione, di sorprenderci di fronte a un temporale improvviso, di godere del riposo nelle ore più calde, di sforzarci di comunicare in inglese le nostre emozioni.
Quel ribes è diventato nei restanti giorni marmellata e gelatina (le gelatine sono tanto care ai tedeschi!), l’abbiamo trasformato nella piccola cucina-laboratorio.
Porto nel cuore questa esperienza perché mi ha permesso di cambiare prospettiva, perché da allora ho sentito sempre più forte il bisogno di rallentare, di concedermi una vita la cui qualità è nella qualità del tempo speso. Non sempre tutto questo è possibile nei ritmi cittadini che viviamo. Credo anche però che ciascuno sia responsabile delle scelte che fa e portare un po’ di dolcezza e lentezza sia possibile anche nei nostri ambienti.”
Valeria vincitrice del weekend ViaggiVerdi in Umbria
L’esperienza di viaggio di Valeria è stata la più votata del contest online che avevamo lanciato qualche mese fa’ su ViaggiVerdi, e si è aggiudicata così un weekend per due persone in Umbria.
Ci piace sapere che il cammino di Valeria passerà anche dalla Libera Università di Alcatraz di Jacopo Fo, questo magnifico eco-villaggio nel cuore verde dell’Umbria.
I viaggi verdi di Valeria Cerone, dalla Normandia a Matera
Incuriositi dallo spirito di viaggio di questa simpatica educatrice torinese e dalle sue avventure wwoof, di cui ha parlato persino Repubblica Torino qui, abbiamo chiesto a Valeria di svelarci qualcosa di più delle sue mete e del suo modo di viaggiare. Ecco come ha risposto alle nostre 5 domande:
1) Tre viaggi indimenticabili?
Bretagna/Normandia
Un viaggio di 4000 km in 10 gg. Il nord della Francia è stata una scoperta splendida. A ridosso della laurea, con l’entusiasmo di chi finalmente ha tutto il tempo per una bella vacanza, a bordo di una vecchia punto blu, con una tenda e una cartina. In dieci giorni abbiamo smontato e rimontato la tenda nove volte, dormendo nei numerosi campeggi municipali francesi e toccando campi di papaveri, le rive della Senna, le cattedrali di Rennes, la magia di Mont Saint Michel, le spiagge dello sbarco, persino una tappa in ospedale, e ridiscendendo verso Brest e Quimper.
E’ qui che ho uno dei ricordi più suggestivi: capitammo per caso al Festival de Cornouaille, la città luminosa, le strade attraversate dal vociare, le piazze che richiamavano alle danze. Fu il primo incontro con organetti, cornamuse e musica tradizionale francese.
Una gioia! Il passo successivo è stato iscriversi in Italia a un corso di danze occitane.
Slovenia
Vacanza itinerante, che ha toccato la Slovenia per pochi giorni. Non posso scordare i colori. Chiudete gli occhi e immaginate acqua blu profondo, rocce di bianco calcare, verdi foreste e vegetazione incontaminata e un po’ selvaggia, immaginate passerelle di legno e gole. E lo scrosciare dell’acqua…cascate cascate cascate!
Una terra verdissima, con un gran patrimonio..porto nel cuore il Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice.
Bari/Matera
Con un’amica ci imbattemmo in treno nel sud Italia. Era settembre, ma per noi che arriviamo da una città umida, l’estate sembrava essere appena esplosa.
Là dove Puglia e Basilicata si incontrano rimanemmo sorprese dalle ferrovie, che sembravano parlare di questo connubio: Fs e Ferrovie Appulo-Lucane, quale scegliere? Perdersi è stato un attimo. Abbiamo attraversato le campagne di terre rosse e ulivi, su vagoni d’altri tempi con sedili in pellame marrone e tendine svolazzanti. E il capotreno che incitava tutti noi a non perdere la fermata.
Matera ci ha regalato scalinate e case di tufo e la compagnia di un vecchio del posto che con la sua coppola ci ha prese a cuore e ci ha guidate per i vicoli.Non scorderò il suo accento lucano: “Temp e cul d’ creatur, non po’ stà maj sicur” * ci disse 🙂
il detto lucano dice :* tempo e culetto dei bimbi, sono sempre incerti.
2) Viaggio responsabile: cosa significa per te?
Un viaggio responsabile è per me un viaggio di scoperta, nel rispetto dei luoghi, delle persone, dei tempi, delle tradizioni. E’ il viaggio di chi si mette in ascolto del Paese ospitante, provando ad instaurare un dialogo con le abitudini locali e la sua gente…e vi garantisco che, per me che sono una timida, questa è un po’ più che una sfida (ma ci sto lavorando).
Sono spesso abituata a volere il controllo della situazione, mi accorgo che proprio quando riesco a moderare questo atteggiamento e ad af-fidarmi, capitano le cose più incredibili.
3) Tre cose che non mancano mai nella tua valigia?
La valigia in genere parte abbastanza vuota, lasciando spazio al nuovo.
Non manca mai o quasi un taccuino per annotare suggestioni, intuizioni e tracce.
Scarpe da trekking per percorrere le strade, i sentieri, per salire su bus e metro.
Un libro da aprire a caso, come il libro delle risposte.
4) Ti senti più turista o viaggiatrice?
Mi informo sempre sulla meta che sto per raggiungere, scarico itinerari, cerco suggerimenti, per ancorarmi a qualcosa di noto e non perdere l’essenziale. Questo è più turistico.
Il viaggio invece è quasi sempre on the road. Attraversare in macchina campagne e paesaggi visitando luoghi diversi, spostarmi con i mezzi pubblici, raggiungere destinazioni meno note o frequentate, entrare in contatto con le persone, le culture locali.
Nel tempo il modo di viaggiare è cambiato, lo spirito è cambiato e spero di avvicinarmi sempre più a quello di viaggiatrice che di turista. Viaggi che prevedono inevitabilmente imprevisti.
La cultura Wwoof con cui sono in contatto intende il wwoofer essenzialmente come un viaggiatore, chiedendogli di superare diffidenze e di dare qualcosa di sè. Anche imparando a perdersi.
5) Un’esperienza di viaggio che ti ha permesso di vedere le cose in modo nuovo?
Il Wwoof è stato determinante nella mia vita, quindi senz’altro il Wwoof, dove nulla va sprecato e dove lo scambio culturale, umano, pratico è risorsa e valore.
C’è poi un’esperienza più recente, fresca fresca, che mi ha permesso di vedere le cose in modo nuovo. La scorsa estate vivevo un periodo molto stressante e intenso, in cui non facevo altro che correre senza concludere in realtà in modo efficace le cose iniziate.
A luglio, con il mio compagno, ci siamo presi una pausa e abbiamo condiviso una quattro giorni di Provenza & Camargue sperando di intercettare ancora la fioritura della lavanda. Amo molto la Francia. Siamo entrati in contatto con diverse persone che ci hanno ospitato nei loro b&b, mi sono accorta di quanto spazio fisico avessero dedicato al loro benessere.
Ebbene, c’è stata una consapevolezza: avevo perso il senso del tempo da dedicare al riposo, alla bellezza, all’arte. La necessità che l’essere umano ha del ristoro. Lo spazio per stare seduti, rilassati. Lo spazio per stare comodi. Non pigri e stanchi. Comodi. Lo spazio delle coccole. E che può essere normale.
Da allora ho fatto in modo che nella mia piccola casa torinese potesse entrare una poltrona, da tenere in cucina, dedicata al “fare niente”, con la volontà di non riempire a tutti i costi. Perché sostenibili devono essere anche i tempi di vita, la qualità del tempo. Il tempo del ristoro e del voler bene a se stessi.
(Poi se vi capita, passate in France per la fioritura della lavanda, consigliatissima…)
Siete curiosi e vorreste chiedere a Valeria qualcos’altro sulle sue avventure.. o avere un consiglio per partire come wwoofer? Scrivete commentando questo post!
Foto di copertina: i colori della Provenza, foto di Evenitaly, via flickr
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