Fiori, ambiente ed ecologia: cosa si nasconde dietro quei petali colorati? Sappiamo tutto del rapporto che c’è tra fiori acquistati e inquinamento? Scopriamolo insieme
Regalare fiori è un gesto comune in tutte le culture del mondo; infatti spesso vengono donati al proprio amore, alla propria madre, fratello o collega. Le occasioni nelle quali un mazzo di fiori sembra un bel regalo sono molteplici. Tuttavia i fiori sono davvero ecologici? Ultimamente ho festeggiato il mio compleanno e ne ho ricevuti molti, ma solo un mazzo mi ha reso veramente felice: quello proveniente dal giardino di mia nonna. Perché non mi piacciono i fiori che si comprano al supermercato o dal fioraio, d’altronde essi sono così innocenti e biologici, che può esserci di male?
L’impatto ambientale dei fiori
Bene, possiamo iniziare col dire che i fiori non vivono a lungo e non provengono mai da fonti locali, infatti per arrivare nel tuo negozio hanno bisogno di viaggiare molto. A tal proposito l’80% dei fiori che compri in un negozio locale, proviene dal sud America o dall’Africa. Per gestire il trasporto abbiamo bisogno di molta acqua per farli sopravvivere e di qualche cocktail tossico a base di: fungicidi, insetticidi ed erbicidi.
Secondo una ricerca dell’International Labour Rights Forum del 2007, il 20% di queste sostanze chimiche è molto pericoloso, tanto che il loro uso è limitato in Europa e negli USA. Oltretutto se parliamo dei lavoratori, questi devono lavorare senza alcuna protezione dai prodotti chimici. Di conseguenza infatti, queste persone hanno difficoltà respiratorie, tumori, disturbi neurologici e un tasso di aborti spontanei più alto. Infine spesso i bambini lavorano nei campi insieme alle madri.
Emissioni di CO2 e Rifiuti
Dopo averli raccolti, i fiori vengono trasportati in camion e in aerei refrigeranti prima di arrivare dal fioraio. Purtroppo GMEscience informa che le 100 milioni di rose vendute nel tipico giorno di San Valentino, producono 9.000 tonnellate di emissioni di CO2, per andare dal campo al fiorista statunitense. Anche nei negozi le vetrine sono refrigerate, intanto che quei fiori arrivino a casa di qualcuno. Tuttavia la maggior parte di essi finirà nella spazzatura, ed infine in una discarica, dove avverrà la decomposizione e l’emissione di metano. Oltretutto le altre plastiche, come la pellicola di cellophane o i piccoli tubi con l’acqua che acquisti con il mazzo, rimarranno nella discarica per sempre.
Fiori locali: sono davvero l’alternativa migliore?
Tuttavia non è sempre vero che i fiori locali siano l’alternativa migliore. Nel 2007, uno studio della Cranfield University in Inghilterra ha confrontato l’aumento di emissioni dello stesso numero di rose in Kenya e nei Paesi Bassi. Il risultato ottenuto è che 12.000 rose in Kenya producono 6.000 kg di CO2, mentre lo stesso numero di rose in Olanda producono 35.000 kg di CO2. In fondo questi risultati sono logici, poiché le rose nei Paesi Bassi hanno bisogno di più luce artificiale, calore e raffreddamento rispetto a quelle in Kenya.
Fiori, ambiente ed ecologia: quindi cosa fare?
Dopo aver letto questo articolo, non dovrai dire addio per sempre ai fiori. Infatti ci sono molte aziende che cercano di fare la differenza in questo business; puoi trovare etichette di fiori “green” come FlorEcuador, VeriFlora e Florverde, le quali assicurano che i lavoratori operino secondo standard ambientali e sociali. Tuttavia le etichette non risolvono il problema legato al trasporto per lunghi tragitti e alle emissioni di CO2.
Dal momento in cui alcuni fiori di stagione sbocciano anche nel tuo paese – ad esempio narcisi, dalie e gelsomino, puoi acquistarli da agricoltori di cui ti fidi e che conosci. Inoltre, puoi coltivare tu stesso le specie fiorite che preferisci nel tuo giardino.
Un’altra alternativa è quella di andare su un prato e raccogliere dei fiori selvatici. Ad esempio il mughetto, le margherite e i papaveri sono bellissimi e stanno sempre bene con tutti i tipi di verde. Libera la creatività e sarai sorpreso di quanto possa apparire bello un bel mazzo di fiori selvatico!
Immagine di copertina: foto di Gábor Juhász on Unsplash