Le balene immagazzinano il 40% del carbonio: l’equivalente di 4 foreste amazzoniche. Una ricerca recente rivela che questi grossi mammiferi potrebbero rappresentare una soluzione naturale al cambiamento climatico.
I biologi marini hanno trovato una via per un miglioramento del riscaldamento globale molto più che low-tech… Anzi, del tutto no-tech!
Secondo l’ultimo studio del Fondo Monetario Internazionale, le balene riescono a superare entrambe le sfide necessarie per mitigare gli effetti del cambiamento climatico: trovare metodi realmente efficaci e trovare i fondi finanziari necessari.
La Whale Pump: il movimento che potrebbe salvare il clima
Come mai sono così funzionali? Semplice, il loro movimento agisce come una “pompa” naturale. Le balene si nutrono nelle profondità marine, ma risalgono in superficie per respirare. Questo movimento, dal basso verso l’alto, porta verso la superficie elementi utilissimi alla vita dei fitoplancton. Questi elementi sono in larga parte prodotti dalle balene stesse: azoto e ferro.
Il più grande cambiamento dai più piccoli organismi
I fitoplancton sono organismi altamente abili a catturare la CO2. La loro presenza è direttamente proporzionale all’abbondanza di balene: sono infatti queste ultime a procurare loro ciò di cui hanno bisogno. Ciò che permette ai plancton di catturare tanto carbonio è il fatto che lo assorbono per vivere, rilasciando ossigeno; funzionano un po’ come la fotosintesi degli alberi.
Si stima, però, che un aumento di fitoplancton anche solo dell’1% può assorbire centinaia di milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Per ottenere lo stesso risultato dovremmo piantare 2 miliardi di alberi in una sola volta. E, se teniamo conto che le balene vivono in media più di 60 anni, il beneficio per la Terra sarebbe inestimabile.
Cosa possiamo fare?
Per placare i danni disastrosi del riscaldamento globale è così necessario lasciare che le balene, semplicemente, vivano.
Purtroppo, come dice lo studio, la popolazione mondiale di balene è stata messa a dura prova.
La caccia alle balene per la loro commercializzazione ha diminuito drasticamente la loro presenza nei nostri mari: da 4/5 milioni del passato, a 1,3 milioni di oggi. Il dato positivo è che molte specie di balene stanno pian piano riuscendo a riprendersi.
Le nuove minacce contro le balene
Le minacce alla vita delle balene non sono finite con la loro caccia. Tutt’oggi vivono pericoli per la loro sopravvivenza, pericoli che potremmo ridurre. Questi sono ad esempio:
- Collisione e urti con le navi
- Imballaggi e prodotti in plastica presenti in largo numero nei mari e oceani
- Restare impigliate nelle reti da pesca
- Inquinamento acustico
Certo, tutto può essere ridotto, o evitato, per salvaguardare la vita di questi cetacei tanto vantaggiosi per la salute del pianeta. Il problema, però, è sempre lo stesso. Ovvero trovare accordi e politiche internazionali, poiché è una questione pubblica e pertanto deve essere combattuta da tutti i fronti.
Come aiutare la sopravvivenza delle balene?
Si possono creare fondi per ridurre al minimo le minacce. Come il REDD, Riduzione delle Emissioni da Degradazione e Deforestazione, ovvero è un ente che finanzia programmi di conservazione per tutti quegli ecosistemi che contribuiscono alla cattura del carbonio e perciò alla salute planetaria. Ha funzionato così per le foreste. Queste sono state protette dalla deforestazione per la loro riconosciuta capacità di assorbire carbonio per rilasciare ossigeno. Così funzionano anche le balene, di cui dovremmo avere cura come dell’Amazzonia o anche più.
Infatti, difendere le foreste è di fondamentale importanza. Sia per il ruolo strategico nella lotta all’anidride carbonica, sia per altre decine di motivi.
Con questa scoperta, trovando i fondi per proteggere i grandi cetacei, avremmo un miglioramento dell’aria senza pari: ciascuno di questi grandi cetacei assorbe almeno 33 tonnellate di CO2, una cifra impensabile in confronto ai 21 chili all’anno per ogni albero.
Aiutare le balene a vivere si può. Ci sono già idee e progetti in atto.
Ad esempio, per ridurre il rischio di collisione con le imbarcazioni, si pensa a finanziamenti atti a cambiare le rotte e trovarne di nuove. Oppure, per la plastica nei mari, le soluzioni trovate finora sono tante e innovative. Come ad esempio la Ocean Cleanup che, sfruttando le correnti marine, raccoglie la plastica negli oceani. Ma come questo ci sono tante altri progetti, fortunatamente.
La prospettiva riguardo il riscaldamento globale e i problemi climatici diventa sempre più ottimista. Le innovazioni sono tante, le scoperte sono promettenti e l’impegno della popolazione sta aumentando. Il bisogno ora è quello di accordi che smuovano la situazione. Non sarà facile, non sarà rapido, ma è necessario credere sempre in un cambiamento positivo!