È comodo, veloce, immediato. Spesso ci sono delle offerte che ci sembrano convenienti. Ed è per questo che tutti lo conoscono e lo usano. Ma cosa si nasconde dietro il suo funzionamento? È giusto utilizzarlo? Booking, insieme alle altre Online Travel Agencies (OTA), è ormai un colosso del mercato del turismo globale e il suo mercato con quello di Expedia e TripAdvisor potrebbe raggiungere i 2 mila miliardi di dollari nel 2026.
Il sistema di prenotazione di Booking si basa su due diversi modelli. Il primo è quello che prevede che la OTA faccia da intermediario tra struttura ricettiva e cliente, mettendo le offerte sulla propria piattaforma. In questo caso, Booking chiede all’esercente una commissione per ogni singola prenotazione che può andare tra il 18 e il 25%. Marco Michiello, presidente di Federalberghi Veneto, riferisce però che esistono delle commissioni ancora più alte, che permetterebbero agli hotel di ottenere una maggior visibilità. Il secondo modello prevede invece l’acquisto da parte di Booking di un certo quantitativo di notti in anticipo, in cambio di un versamento di una quota, spesso il 75%, del prezzo finale.
In tutti e due i casi, alle strutture ricettive vengono chieste delle commissioni davvero alte, che rappresentano a livello europeo un danno da miliardi di euro. Se è vero che gli albergatori guadagnano una visibilità e un bacino di potenziali clienti altrimenti impossibile, è anche vero che ormai gli esercenti sono virtualmente costretti a firmare questi contratti, dal momento che le agenzie online controllano una parte enorme del mercato ed esserne fuori vuol dire sostanzialmente essere introvabile. Inoltre, sino a poco tempo fa veniva imposto il divieto di proporre prezzi diversi da quelli presenti su Booking e se adesso le strutture sono libere di proporre dei prezzi più bassi, è ormai subentrata l’abitudine dei clienti di prenotare direttamente dai siti delle OTA, senza neanche verificare la presenza di cifre più conveniente nel sito ufficiale dell’hotel.
Ma Booking paga le tasse?
I piccoli albergatori sono sicuramente i più colpiti da queste multinazionali, ma non sono gli unici. Anche a livello fiscale c’è qualcosa che non va. Booking ha sede in Olanda ed è lì che paga la maggior parte delle tasse, nonostante sia presente in 227 nazioni con oltre 28 milioni di alloggi. Secondo una stima di Report, la trasmissione di inchiesta online, Booking incassa in Italia 800 milioni di euro, ma paga 4,8 milioni di tasse, ovvero solo lo 0,6 per cento. E così è l’intero Paese (e con l’Italia tutti gli altri) a essere danneggiato.