400 km di viaggio a piedi attraverso la natura incontaminata dell’Appennino, tra piccoli borghi, antichi eremi, parchi e foreste naturali. 17 giorni di cammino lungo la Grande Escursione Appenninica, viaggiando ai 3 km all’ora per scoprire il silenzio e i paesaggi unici di un’Italia minore, quasi sconosciuta. 17 tappe attraverso 4 regioni (Umbria, Marche, Toscana ed Emilia-Romagna) 11 province e 3 Parchi naturali. Questa è l’avventura di Graziano Viviani da scoprire nel suo libro “400 Km d’Appennino”, che potete pregustare in questa breve intervista.

Se desiderate viaggiare sostenibile, senza prendere l’aereo, meglio se camminando. Se siete curiosi di scoprire gli universi che il territorio dietro casa vi può svelare. Se avete sempre sognato un viaggio a piedi, e assaporare il piacere della lentezza. Se volete vivere un viaggio come una vera avventura,  riscoprire voi stessi e i vostri limiti. “400 km d’Appennino. Viaggio a piedi lungo la Grande Escursione Appenninica” di Graziano Viviani parla proprio di questo. Sono bastate poche pagine del suo libro per farmi appassionare a questo viaggio incredibile e semplice attraverso il nostro Appennino. Ho deciso così di conoscere e intervistare Graziano. Ecco cosa ci ha raccontato:

Come è nato il tuo viaggio a piedi “400 km di Appennino”?

Sono nato a Carrara, all’ombra delle Alpi Apuane, ma fino all’età di 30 anni circa credo di non avere mai indossato una paio di scarpe da trekking. Non sapevo forse neppure cosa fosse un sentiero. Non provengo da una famiglia di “montanari”, tuttavia  mi è stato insegnato l’amore e il rispetto per la natura e gli animali. Non ho mai fatto una vacanza in montagna, non ho mai fatto una settimana bianca. Crescendo poi, anche i miei amici non erano certo appassionati di montagna. Grazie a Paola, che poi sarebbe diventata mia moglie, che sin da piccola ha frequentato le montagne dell’Alto Adige, ho avuto il primo approccio con un mondo per me sconosciuto. Sono bastati 15 giorni in Val Pusteria per far germogliare quel “semino” che evidentemente era ben nascosto dentro il mio animo ed ecco che ad un certo punto della mia vita il mio mondo cambia.

Tornato a casa, non ho potuto fare a meno di volgere lo sguardo verso quelle montagne, le Apuane, che fino ad allora mi avevano soltanto fatto ombra, e, pervaso dalla voglia di immergermi nella natura, da solo, ho cominciato letteralmente ad “esplorare” quelle montagne, delle quali non conoscevo il nome neppure di una cima, e, escursione dopo escursione, gita dopo gita, ho cominciato a cercare i loro angoli più nascosti, tanto che ad oggi posso dirle di conoscerle molto bene. Ad un certo punto poi le Apuane mi sono diventate strette, e ogni volta che salivo una vetta il mio sguardo andava verso il vicino Appennino. Di certo una delle mie prerogative è quella di andare per monti da solo, niente di impegnativo si intende, adoro la montagna a 360°, ma mi cimento quasi esclusivamente nell’escursionismo più o meno “estremo”. Sono attratto dalle lunghe distanze, e mi piace coprirle in solitaria, adoro il “silenzioso rumore della natura” rotto solo dall’incedere dei miei passi e la solitudine in alcune circostanze mi procura quasi “un brivido di piacere”.

 

Ho iniziato quindi a fare i primi “concatenamenti”, riuscendo a trovare i giusti tratti dove poter unire Apuane ed Appennino… prima traversate di 2 giorni, poi 3, 4 giorni. Alla fine mi sentivo pronto, pronto per un cammino più lungo. Nella convinzione che, per vivere avventure, non sia sempre necessario andare in luoghi lontani, ho progettato una mia avventura proprio in Appennino e, documentandomi, ho scoperto l’esistenza di un percorso denominato GEA (Grande Escursione Appenninica).

Si tratta di un cammino ideato negli anni ’80 da Gianfranco Bracci, che è stato il primo a percorrerla ufficialmente in compagnia niente meno che di un certo Reinhold Messner. Partiti da Bocca Trabaria hanno percorso per intero la GEA, impiegando all’incirca 3 settimane per arrivare al Passo dei due Santi, valico che divide Toscana, Emilia-Romagna e Liguria, nonché punto più a nord dell’Appennino Settentrionale. In tutto hanno percorso circa 430 km.

Il mio cammino sulla GEA, è stato un po’ diverso. Partito anch’io da Bocca Trabaria (luogo geografico che divide tre regioni, ovvero Toscana, Umbria e Marche e punto preciso che divide l’Appennino Settentrionale da quello Centrale) ho seguito il loro percorso sino a San Pellegrino in Alpe, piccolo borgo affacciato sulla Garfagnana. Da qui, poi, sono riuscito a ideare una variante che mi permettesse di collegarmi alle Alpi Apuane (le montagne di casa mia!), percorrendone la famosa “Alta Via”, raggiungere Carrara, dove allora abitavo.

Alpi Apuane: camminare dalle Alpi Apuane attraverso l'appennino
Alpi Apuane, foto di Sandra Ross, via wikimedia

Quale è stata la scoperta più incredibile durante il tuo cammino da Arezzo e Carrara?

Questo progetto aveva, tra le altre cose, quella di conoscere meglio me stesso. Oggi, a distanza di 10 anni, posso dire che quel viaggio mi ha permesso di scoprire i miei limiti fisici e mentali. A distanza di 10 anni però posso anche dire che quella scoperta, quel progetto, non si è ancora concluso, ma ha dato il via ad una vera e propria evoluzione del mio pensiero, e del mio approccio con la natura.

I primi 3 giorni di quel viaggio in Appennino sono stati incredibili. Ho sofferto come mai prima di allora, per cercare di averla vinta sulla natura. Avevo progettato tutto alla perfezione (così almeno ero convinto) e tutto doveva andare come la mia mente aveva previsto. Per fortuna, ovviamente, non è stato così, e in questi primi 3 giorni di cammino, ho scoperto che quello che cercavo veramente era un contatto intimo con la natura. Per fare questo però, dovevo liberarmi degli stereotipi che la nostra vita ci ha imposto, ma soprattutto dovevo conoscere alla perfezione me stesso, le mie debolezze, i miei limiti, le mie forze.

Questi 3 giorni di sete, di fame, di incertezze, hanno fatto sì che il mio corpo e la mia mente potessero comunicare al meglio, e il più velocemente possibile, per poter reagire prontamente a tutti gli stimoli (belli e brutti) che una natura di quel tipo mi dava in continuazione, passo dopo passo. Ebbene la scoperta più incredibile è stata proprio lo scoprire me stesso, i miei limiti di uomo; ignorandoli, li ho superati, riuscendo così finalmente ad interagire con la natura.

a piedi attraverso l'appennino
Foto di Dan Stark, via unsplash

Quali sono state le 3 tappe più significative del tuo viaggio a piedi?

Questo cammino è fantastico, perchè attraversa luoghi incredibili, sia dal punto di vista naturalistico che storico. In 17 tappe ho percorso 400 km, con 15000 m di dislivello in salita e altrettanti in discesa, la tappa più lunga ha sfiorato i 40 km, la più breve è stata di 11,5 km, per una media complessiva di circa 24 km a tappa. Il mio tragitto ha toccato 4 Regioni (Umbria, Marche, Toscana ed Emilia-Romagna) con 11 Province interessate (Perugia – Pesaro-Urbino – Arezzo – Rimini – Bologna – Firenze – Prato – Pistoia – Modena – Lucca – Massa Carrara). Ho attraversato 3 Parchi naturali: il Parco dell’Appennino tosco Romagnolo, il Parco Foreste Casentinesi ed il Parco delle Alpi Apuane.

Diciassette giorni di cammino a contatto con storia, cultura e ambienti naturali intatti di un’Italia “minore” che forse in pochi conoscono. Ho camminato per giorni e giorni in completa solitudine attraversando tutto il parco delle Foreste Casentinesi, ho potuto “sfiorare” la cupa atmosfera della riserva integrale di Sasso Fratino, sono stato ospitato dai monaci camaldolesi, ho visitato il paese natale di Michelangelo Buonarroti, ho attraversato tutto il Mugello, adattandomi di volta in volta ai diversi ambienti: dalla foresta di faggio alle caldi e assolate valli toscane, dai di boschi di castagno alle praterie sommitali dell’alto Appennino.

Dai laghetti di origine glaciale alle Alpi Apuane, rimanendo estasiato ogni volta davanti a tanta bellezza. Contento di camminare e scoprire ambienti unici, sicuramente poco conosciuti, e ancor più contento di arrivare a sera, stanco ma sereno, con la voglia di contemplare le stelle prima di perdermi nel sacco a pelo.

Scegliere “solo” tre tappe è veramente difficile per me. Dovendo scegliere però sicuramente direi la tappa n° 3 . In questa tappa infatti ho toccato l’eremo di Cerbaiolo, e qui ho conosciuto la Sig. Chiara, una laica di Ravenna che, giovanissima ha scelto di ritirarsi in questo piccolo gioiello di storia. In solitudine ha riportato questo antico e diroccato eremo edificato attorno all’anno 1000 all’antico splendore e ho potuto raccogliere la sua testimonianza, il racconto della sua vita passata interamente a contatto con gli animali, in un luogo unico.

Altra tappa significativa è stata la n° 5: partito dal Santuario di La Verna, sono riuscito a raggiungere in serata il lontano eremo di Camaldoli, e lì sono stato ospitato, grazie all’intervento di Padre Francisco all’interno dell’Eremo, come un Pellegrino d’altri tempi.

La Verna, Santuario lungo il cammino a piedi 400 km d'Appennino
La Verna, foto di Graziano Viviani

La tappa 9 infine. Il mio passaggio dal Passo della Futa, e dal suo cimitero militare tedesco. Dopo otto giorni di cammino in una quasi totale solitudine la mia mente, libera da qualsiasi pensiero, si scontra con una realtà così sconvolgete. Immaginate di camminare tra oltre 30mila nomi di ragazzi come me! Partiti dal loro paese per seguire un ideale (se vogliamo chiamarlo così) e che mai si sarebbero immaginati di restare qua… per sempre. Non posso nascondere l’emozione che mi ha pervaso in quei momenti. Leggevo nomi, date di nascita e morte. Continuavo ad osservare quell’interminabile sequenza di dolore fino a quando il mio sguardo si è posato su un piccolo oggetto rosso appoggiato su una di quelle lapidi. Solo quando sono più vicino vedo che si tratta di un cuore. Forse di ceramica. Il suo colore è ancora di un rosso vivido, e la sua presenza quasi stona in un ambiente simile. Sopra riporta una frase in tedesco: “La lapide riporta il nome del Caporale (obergefreiter) Hinrich Arnold, nato il 21-5-1912 e morto il 23-9-1944. Aveva 32 anni.”
Quel piccolo cuore rosso, dopo oltre 60 anni, stava li, nel silenzio più totale, a testimoniare il pensiero ed il sentimento ancora vivo di quella mano che qui lo ha posato. Nel grigio di quella ecatombe, quell’apparentemente insignificante macchietta di colore rosso, assurge a simbolo di amore eterno, lasciando trapelare speranza.

Quali sono i vantaggi di viaggiare slow che hai sperimentato in prima persona?

Un viaggio di questo tipo, un viaggio slow appunto, permette di entrare in simbiosi con l’ambiente che si attraversa. Camminando a 3 km orari, si ha modo di osservare cose e accorgersi di particolari che difficilmente si potrebbero osservare in altre circostanze. Per di più, nel mio caso, camminando da solo, con un grande zaino sulle spalle, destavo di certo la curiosità di tutte le persone incontrate, che quindi si avvicinavano ed erano ben disposte ad interagire con me, quasi che quello scudo invisibile che ci circonda durante la vita di tutti i giorni svanisse.

Camminare zaino in spalla
foto di Photo by Jenner VandenHoek on Unsplash

Cinque consigli per chi vuole organizzare la prossima vacanza a piedi

Un viaggio come il mio, lungo la Grande Escursione Appenninica non è di certo un trekking estremo, ne sono consapevole, ma è pur sempre impegnativo. Quindi il primo consiglio che mi sento di dare a chi volesse organizzare una vacanza a piedi è quello di scegliere un percorso adeguato alle proprie caratteristiche ed alle proprie possibilità fisiche. Ne segue un invito a prepararsi fisicamente.

Se si vuole affrontare al meglio ogni imprevisto e se si vuol godere appieno degli ambienti che si attraversano è bene farlo in piena forma, quindi, altro mio consiglio è appunto quello di preparare almeno un minimo la propria forma fisica.

Terza cosa, informarsi bene sul percorso, particolarità quali salite, discese, presenza o meno di tratti tecnici e/o pericolosi, distanza tra eventuali posti di ristoro, presenza o meno di acqua. Insomma acquisire quante più informazioni possibili che potrebbero poi risultare utili durante il cammino, soprattutto in caso di difficoltà.

Un altro consiglio riguarda l’equipaggiamento, che deve essere ben pensato a ogni tipo di problematica e allo stesso tempo essenziale e leggero. Anche un solo kg, se moltiplicato per ogni passo fatto per coprire ad esempio 400 km, si trasforma in tonnellate di peso sopportato dalle proprie ginocchia  E’ indispensabile avere il necessario al momento del bisogno ma ancora più importante è la leggerezza, un ingombro limitato e quindi migliore. Per fortuna oggi si possono trovare materiali formidabili in questo senso.

Infine, per ultima cosa, ma forse anche la più importante, lasciare a casa la vita di tutti i giorni, lasciare a casa la quotidianità, le proprie convinzioni e i propri “paletti mentali”. Da un viaggio di questo tipo non dobbiamo aspettarci nulla, dobbiamo solo viverlo, passo dopo passo, giorno dopo giorno. Credo infatti che Il bello di un’esperienza di questo tipo sta proprio nell’assaporare la differenza tra vacanza e viaggio ricordando che solitamente il turista non trova mai quello che cerca mentre il viaggiatore non cerca mai quello che trova.

Casentino, albero con cuore
foto di Graziano Viviani

Cosa dire? Grazie Graziano per aver condiviso la sua esperienza di viaggio e alcune delle emozioni lungo i 400 chilometri di cammino.

Non perdetevi il suo bellissimo libro, che trovate in formato e-book a questo link.

Buona lettura e buon viaggio! A piedi naturalmente 🙂

 

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Titolo: 400 km d’Appennino: Viaggio a piedi lungo la Grande Escursione Appenninica

Autore: Graziano Viviani

Casa editrice: APUAN

Data di Pubblicazione: 26 marzo 2018

Formato: Formato Kindle

Pagine: 337

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Autore: Silvia Ombellini

Sono un architetto con la passione del viaggio. Penso che sia sempre più urgente riuscire a vivere in armonia con l’ecosistema del quale siamo parte. Dopo la nascita del mio secondo bimbo è nato anche Ecobnb, un'avventura intrapresa per cambiare il modo di viaggiare, per renderlo più sostenibile, giusto e buono con l'ambiente, i luoghi e le persone che li abitano.
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