Si chiama Supermercato Partecipativo, o Food Coop. E’ un’idea nata a New York negli anni settanta, arrivata a Parigi, a Bruxelles ed ora anche in Italia. Scopriamo di cosa si tratta e intervistiamo una delle fondatrici di OLTREfood Coop, il prossimo supermercato partecipativo italiano.

Immaginate un supermercato diverso da quello in cui vi capita di mettere piede tutti i giorni. Un luogo in cui trovare solo prodotti biologici e green, scelti per la loro qualità e per la filiera corta, per l’eticità e il rispetto del pianeta. Prodotti scelti dagli stessi consumatori, che possono essere acquistati a prezzi inferiori. Insomma, un supermercato creato dal basso, da un gruppo di persone che condividono l’idea di cambiare il mondo attraverso i loro acquisti. L’idea nasce a New York, Park Slope, nel 1973, da lì transita a Parigi nel 2005, poi Bruxelles nel 2017 e ora arriva in Italia, nel cuore dell’Emilia. Qui si chiamerà OLTREfood Coop e il supermercato partecipativo coinvolgerà la città di Parma partendo dal quartiere storico e multiculturale dell’Oltretorrente.

Un supermercato partecipativo, etico e autogestito

Ma che cos’è un supermercato partecipativo? Un Food Coop è un negozio molto speciale: un punto vendita noprofit a gestione cooperativa nel quale solo i soci possono fare la spesa, e nel quale tutti loro devono contribuire al lavoro del negozio per 3 ore al mese.

L’idea è tanto semplice quanto potente: i soci scelgono in assemblea i prodotti da vendere, sostenendo la filiera del territorio e delle piccole produzioni per garantirsi prodotti bio o di qualità. Grazie al loro impegno i prezzi dei prodotti sono abbattuti rispetto ai negozi del brand biologico.

E’ una realtà partecipativa, che porta le persone ad incontrarsi lavorando insieme e crea un senso di comunità intorno al cibo e non solo.  Eccolo raccontato in pochi secondi dal trailer del documentario di Boothe, americano trasferito a Parigi, che ha approfondito il funzionamento del supermercato partecipativo Park Slope Food Coop di New York, e contemporaneamente ha sviluppato il progetto di Food Coop a Parigi.

OLTREfood Coop: il supermercato partecipativo di Parma

Questo esperimento di supermercato partecipativo, che è anche un’esperienza di innovazione sociale e di rigenerazione urbana, prenderà piede a Parma, partendo da uno dei quartieri più poliedrici del suo centro storico, l’Oltretorrente, dove convive un mix di ricchezza storica e di  multiculturalità.

Così, anche la piccola cittadina emiliana, capitale del Cibo (e capitale della Cultura nel 2020) potrà sperimentare il modello della food coop, prima esperienza italiana di comunità solidale che promuoverà buone pratiche di cooperazione e consumo consapevole e insieme sosterrà le produzioni green del territorio.

OLTREfood Coop PARMA, il supermercato partecipativo arriva in Italia
I fondatori di OLTREfood Coop Parma, foto via OLTREfood Coop

Secondo i suoi ideatori, laureati, appassionati di green economy e insegnanti, OLTREfood Coop non è solo un modello di consumo virtuoso, ma anche di un’idea educativa che potrà trasmettere l’importanza del lavorare insieme, della decrescita virtuosa, della solidarietà. “E’ un’idea replicabile, leggera, virale” – dice con entusiasmo Carlotta Taddei, insegnante, dottore di ricerca in storia dell’arte, laureata in pedagogia e tra le fondatrici di OLTREfood Coop. Ecco cosa ci ha raccontato:

Come è nata l’idea di OLTREfood Coop?

L’idea di OLTREfood Coop è nata dopo avere conosciuto le realtà di Parigi, per racconto diretto di una persona che ne fa parte, e poi delle realtà di Bruxelles e New York. Abbiamo capito che era un modello virtuoso e che era un sistema che poteva essere adattato a territori differenti. Abbiamo perciò pensato che anche la nostra città (Parma) ne avesse bisogno.

L’idea è nata da un gruppo di persone di Parma. Alcuni noi facevano parte di un GAS (Gruppo di acquisto solidale) altri invece sono amici interessati che si sono uniti entusiasmo per dare vita al progetto.

Come funziona una Food Coop?

Una Food Coop funziona in un modo apparentemente semplicissimo: è una cooperativa a mutualità prevalente. Non si può essere soci di questo “negozio” se non si è anche soci lavoratori. Quindi non si può fare la spesa se non ci si lavora anche dentro.

In sintesi il socio ha tre obblighi/diritti:

  1. quello di lavorare almeno 3 ore al mese;
  2. la possibilità di fare la spesa;
  3. la possibilità di partecipare alle assemblee di gestione e quindi di scegliere in prima persona con il proprio voto quali prodotti vendere nel proprio negozio.

Questo fa sì che il socio possa intervenire direttamente per sostenere la filiera del territorio. Chi decide quali prodotti vengono messi in vendita è di fatto lo scaffale: se lo scaffale “si svuota” significa che il prodotto funziona. I soci possono però decidere che certi prodotti non li vogliono perché non sono equi, o perché non sono puliti, o perché sono creati grazie allo sfruttamento… e quindi per sostenere un’economia diversa.

Saranno più costosi prodotti rispetto a un normale supermercato?

I prodotti potranno essere più costosi, forse, rispetto a quelli della grande distribuzione, che si può permettere di fare prezzi più bassi perché non rispettano i produttori e non rispettano il territorio.

Ma i prezzi saranno sicuramente più bassi e concorrenziali rispetto a quelli dei negozi green, quelli della fiera del biologico certificato.

Noi vogliamo pensare che i prezzi saranno equi, e quindi corrisponderanno al lavoro che vi sta dietro e risponderanno alle attese di chi li sceglie.

Qual’è la vostra idea di acquisto consapevole?

L’idea è quella di metterci un pochino del nostro tempo, che tutto sommato è la cosa più importante che ciascuno di noi ha, per far vivere una comunità anche attraverso l’acquisto.

Siamo tutti necessariamente consumatori ma vogliamo esserlo in modo attivo quindi scegliendo ciò che compriamo e non comprando ciò che ci capita di trovare sugli scaffali.

Questa è la nostra idea di acquisto consapevole: vogliamo decidere cosa acquistare e decidere cosa mettere a disposizione per l’acquisto sugli scaffali.

Quali sono i prossimi passi?

I prossimi passi si concretizzeranno proprio in questi giorni: si tratta dell’inizio della nostra campagna di comunicazione. Abbiamo in programma una serie di eventi per farci conoscere, tra cui il festival Altra Velocità, all’inizio dell’estate in Val di Susa.

Finora abbiamo studiato e lavorato e prodotto ma sempre nel chiuso di una stanza. Adesso vogliamo far sapere a tutti che ci siamo e far conoscere a tutti il nostro progetto.

Vogliamo raccogliere i primi soci: nostro obiettivo è che i soci siano più di 100. Questo numero ci consentirà di iniziare con la prima fase, che sarà un negozio, quasi certamente piccolo e “di transizione”, che forse non aprirà tutti i giorni che forse non avrà tutti i prodotti, ma che comincerà a sperimentare un meccanismo di autogestione.

Grazie Carlotta per l’intervista, e in bocc’al lupo per questa bellissima avventura.

Se siete curiosi di saperne di più seguite la pagina facebook del progetto OLTREfood Coop di Parma, e date un’occhiata a questi 7 minuti di video che raccontano l’esperienza di “The Park Slope Food Co-op” a  Brooklyn  (New York).

Chi di voi non vorrebbe un supermercato partecipativo nella vostra città?!

Immagine di copertina: foto di Scott Warman, via unsplash

 

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Autore: Silvia Ombellini

Sono un architetto con la passione del viaggio. Penso che sia sempre più urgente riuscire a vivere in armonia con l’ecosistema del quale siamo parte. Dopo la nascita del mio secondo bimbo è nato anche Ecobnb, un'avventura intrapresa per cambiare il modo di viaggiare, per renderlo più sostenibile, giusto e buono con l'ambiente, i luoghi e le persone che li abitano.
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