Abbiamo letto tanto del terremoto che ha colpito il centro Italia, cerchiamo di aiutare come possiamo quelle persone e quei luoghi che continuano a tremare. Ma è difficile capire davvero l’entità della tragedia. Ecco che allora vogliamo dare voce a chi ha vissuto il terremoto, a chi cerca di rinascere da quello che è rimasto.

Anna Marino, 23 anni, scrive da Casale il Baronetto, un agriturismo in provincia di Teramo, un bellissimo diario che racconta momenti di paura incontrollabile, ma anche attimi di incredibile speranza. Sono racconti di vita reale. Spiegano cosa è successo davvero nelle campagne abruzzesi, sotto metri di neve e sopra il terremoto, lo ‘Zio Terry’… come lo chiama amichevolmente Anna nel suo Diario.

Condividiamo con voi le sue parole, insieme alla lettera ricevuta qualche giorno fa da Josef, per non dimenticare la situazione dell’Abruzzo dopo il terremoto.

Ciao Simone,

come state? da voi tutto bene? noi ci stiamo riprendendo piano piano.

Ti giro alcune riflessioni di mia figlia Anna su quello che ci è capitato.

aiutateci a non far dimenticare la situazione del nostro abruzzo rurale.

Best Regards

Casale il Baronetto
Josef

Il Diario del Casale

Il ritorno di “Zio Terry”

Blackout al Casale.
Tutto buio.
Mi girai nel letto pensando di aver dormito solo qualche ora. Guardai la sveglia: le 9.30 del mattino. Scesi in cucina ancora in pigiama, aprii la porta, un vento gelido mi svegliò vivacemente. Corsi verso il focolare: camino acceso, l’acqua in cucina borbottava sulla stufa, già azionata dal fuochista di casa.
“Che tepore” pensai. Una tazza di buon latte caldo, un muffin cioccolatoso conservato dalla mamma per il mio rientro e Lillo, che con il suo sorriso sdentato era venuto a darmi il buongiorno. Una mattinata normale..
“Anna manca la luce! Hai visto quanta neve?! La desideravi tanto per il tuo compleanno ed è arrivata in anticipo!”
Ogni anno Gennaio mi ha da sempre regalato una coperta di neve, più o meno abbondante, non era una novità. Ma nel pensare questo Leopoldo iniziò a starnazzare a più non posso, così come la moglie Gertrude e le sue amiche. Implacabili dovemmo andare a vedere cosa stesse succedendo. Beh,con sorpresa vedemmo il trasloco dalle loro casette a quella di Simba. Ma come era possibile?! Anche il cane sembrava guardarle con aria sorpresa. La notte passata Gennaio aveva proprio esagerato. La coperta di neve era diventato un piumone pesante. Le papere riuscivano addirittura a camminare all’altezza del recinto. Nel vedere questa scena così buffa che rasentava l’assurdo iniziai a ridere, ma qualcuno subito fece sentire la sua presenza. Mi prese per i piedi e mi scosse forte, così forte che mi sentii sballottolare.
Lì capii.
Era tornato lo zio Terry.
“Tutti fuori, il terremoto!”
Il boato.
Tutto inziò a tremare.
Tremavano le porte, tremavano le finestre, tremavano i tavoli con le sedie, tremavo io e la mano di mia madre, tremava la voce di mio padre.
“Dove andiamo?”
Muro di neve.
“Di qua!” eccone un altro.
In gabbia. Animali bracconati.
Silenzio.
La neve.
Era rimasta solo la neve.
La neve che ha quel magico dono di zittire il mondo.
Lo fa in quel modo così delicato che il terremoto sembrava esser stato un incubo e basta. Immaginato. Solo nella propria testa.
“Scavo una via di fuga”disse mio padre “rimanete sotto al portico”riferendosi a me e a mia madre.
La sua voce si trasformò in un rantolo.
Non era di una persona.
Tutto tremò. Di nuovo.
Esattamente come prima.
Ci aggrappammo al palo del portico. Una valanga di neve cadde dal tetto. Il muro divenne una cinta.
Questo successe per ben quattro volte.
Per quattro volte capimmo di essere impotenti. Per quattro volte aspettammo la nostra sorte. Per quattro volte il tremore della terra era fuso al tremore delle nostre membra.
Silenzio. La neve.

La neve - casale il baronetto colpito dal terremoto e dalla forte nevicata in Abruzzo
Foto di Josef, Casale il Baronetto

Il diario del Casale

16 Gennaio a.C (2017)- 25 Gennaio a. C.(2017)

Dopo che lo zio Terry ci fece spaventare con il suo ritorno, capimmo che qualcosa stava succedendo. Non eravamo più nel 21esimo secolo. Come in un film sembrava fossimo stati catapultati in un’ epoca passata. Tutto innevato. Senza luce, nè termosifoni, nè acqua. Tutto semplicemente bianco.
Poi venne sera, il bianco divenne nero, le fiammelle delle candele non riuscivano ad illuminare il buio.
Rantolii… borbottii.. la terra si preparava per la notte.
7 del mattino.
Mi svegliai che sembrava sera. Le persiane non si aprivano. Un metro e mezzo di neve.
Terzo giorno senza corrente. Terzo giorno nella preistoria.
Il tempo sembrava si fosse fermato. Era un’ illusione spazzata via dai cinquanta centimetri di neve aggiunti nella notte. Una radiolina a pile ci teneva in connessione con il mondo: ”stasera un’ora di liscio qui su radio Ciao” Quella sera due candeline si aggiunsero a fare luce. Era il mio compleanno. 23 anni sotto zero. La situazione diventava sempre più fredda, ma il focolare continuava a donare il suo calore. Il camino non smetteva di ardere. Ancor più vivo bruciava la sua legna, messa al riparo previdentemente nei giorni passati. Ma non c’era solo lui a tener caldi. Il focolare era fatto anche dall’affetto e dalle mani amorevoli dei miei genitori che imbandirono una festa svuota freezer “Dobbiamo festeggiare, qui qualcuno diventa vecchia!” disse mia madre, tirando dal congelatore le provviste ormai da consumare. Così perdemmo un congelatore. Un anno di lavoro, sacrificio, cura e costanza.
Improvvisamente la festa privata venne interrotta da rumori meccanici. Impossibile! Ricordavano macchine della nostra era. Era arrivata la turbina. La prigionia stava per finire.
Neve.
Iniziava un altro giorno. Ma questo non era come quelli passati. Avevamo la speranza di uscire e fare rifornimenti di candele, generatore e beni primari.
Spaliamo, spaliamo, spaliamo. Troppa. Troppa per quattro braccia, troppa anche per sei .
Eravamo sempre in trappola.
Cellulari senza campo, ancora senza corrente, ancora senza termosifoni.
“pirulì”
“pirulì”
“pirulì”
Un suono a cui uno non era più abituato. Era il cellulare della mamma, il più arcaico rispetto ai nostri, aveva resistito al cataclisma. Così si riaccese la speranza. Chiamai Michela “arrivo!”. Le braccia divennero otto, il muro divenne muretto e poi trincea. Si liberò la macchina, ma quando ci riconnettemmo con il mondo capimmo che la reclusione non era stata poi tanto un male. Ci serviva un generatore, prezzi assurdi per salvare il proprio lavoro. Così la benzina, ben fornita in un punto, a secco in un altro. I rincari erano sottolineati dall’esigenza. Ma è così che si diventa ricchi, sulla sfortuna altrui. Ritorniamo sul nostro cucuzzolo.

 

La neve - casale il baronetto
Foto di Josef, Casale il Baronetto

‘E’ proprio allora che comincia la salita, che fantastica storia è la vita’

Quando vedi tutto il tuo lavoro crollare cosa fai? Quando il programma dell’estate prossima era una novità anziché riaggiustare il vecchio? Quando le risorse sono esigue e le necessità più elevate?
Con queste domande si svegliò, accese la sigaretta mattutina e lo vidi nella sua posa pensante fisso e statuario; ogni tanto si grattava il capo come per scrollarsi di dosso un’idea poco convincente. “Ciao Massimo come stai? Noi ce la caviamo” “Ciao Mery qui si riparte”“Ciao Davide i bimbi che dicono?”. Ogni squillo era un nostro amico che ci chiamava.
Essì ormai non erano più ospiti.
Passando per il Casale si diventava amici, intessendo una rete più forte di un terremoto o di un cataclisma.
Pronti ad offrire soccorso e aiuto, chi tramite una chiamata, chi tramite e-mail, fecero sentire tutto quel calore che serviva per far sciogliere il ghiaccio e l’amarezza che la neve aveva lasciato.
E’ sufficiente per far tornare il Baronetto al suo vecchio splendore?

Se passo a rassegna ogni singolo danno, la bilancia pesa sul: Chiudo tutto e vado via! Ma se lo guardassi al contrario cosa succede? Può un danno diventare opportunità? Siamo partiti forti e carichi con mille progetti realizzati e in allestimento, ora tutto quello che ne rimane sono disastri e problemi. Eppure c’è una falla in questa visione nera. Più mi avvicino, più vedo sprizzare una piccola speranza

Quante volte abbiamo parlato di miglioramenti? Quante ancora del pentimento di non aver fatto un lavoro al mille per mille? Eccola la vedo.
Questa è la speranza che si palesa. Si mostra dietro un recinto troppo basso, un laghetto fatto meglio in un altro modo, una cura maggiore per la casa. Una casa, la nostra casa, la loro casa, che dopo 12 anni vuole essere curata.
Ha ballato il tip-tap insieme alla terra.
Ha indossato il piumone pesante che Gennaio ci aveva regalato.
Ha mantenuto basso il ritmo del suo cuore, il camino, per permetterci quel tepore che la corrente ci negava.

Reduce di tanti sforzi ha bisogno di essere messa a nuovo dalla sua famiglia, fatta di familiari, amici e ospiti che non sono ancora passati di qui. Perchè è questa la forza del Casale: se inizia la salita, siamo pronti a scalarla e goderci il panorama!

 

Bed & Breakfast eco-sostenibile Casale Il Baronetto
Bed & Breakfast eco-sostenibile Casale Il Baronetto

Leggendo il Diario dal Casale ci ha colpito la grande forza di Anna, della sua famiglia e dell’intero Abruzzo. La paura e i disastri hanno lasciato spazio a tanta speranza e voglia di ricominciare in meglio. Così Anna e Josef si sono rimboccati le maniche e stanno lavorando ad un nuovo interessante progetto improntato sull’economia circolare di cui vi parleremo presto. Cosa dire? Siamo con voi!

Foto di copertina: foto di Todd Diemer, via unsplash

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Autore: Silvia Ombellini

Sono un architetto con la passione del viaggio. Penso che sia sempre più urgente riuscire a vivere in armonia con l’ecosistema del quale siamo parte. Dopo la nascita del mio secondo bimbo è nato anche Ecobnb, un'avventura intrapresa per cambiare il modo di viaggiare, per renderlo più sostenibile, giusto e buono con l'ambiente, i luoghi e le persone che li abitano.
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