In un paesaggio di alta montagna, pascoli ed estese faggete, in Liguria si nasconde un angolo di natura incontaminata unica in Italia. Siamo nel Parco dell’Aveto e qui, da più di quindici anni, c’è un branco di cavalli selvaggi, che vive senza avere contatti con l’uomo.

I cavalli selvaggi del Parco dell'Aveto
Foto di copertina di I Cavalli Selvaggi dell’Aveto Wildhorsewatching

La mente subito ci porta al Far West americano e alla Mongolia e infatti il comportamento dei cavalli dell’Aveto è del tutto comparabile a quello dei Mustang delle praterie americane e dei cavalli di Przewalski della Mongolia.

Tutto iniziò quando il proprietario di un piccolo gruppo di cavalli domestici morì. Rimasti orfani hanno dovuto adattarsi ai rigidi inverni dell’Appennino, sopravvivendo e adattandosi perfettamente alla nuova condizione. Così, le nuove generazioni non hanno mai avuto contatto con l’uomo, vivendo in totale autonomia 365 giorni l’anno.

Ma si sa, la convivenza con l’uomo non è semplice. È così che nel 2009 due capi sono stati uccisi a colpi di fucili. Da allora Paola Marinari e Evelina Isola hanno iniziato a tutelare questi cavalli selvaggi, per poi fondare nel 2012 il progetto Horsewatching grazie al quale i cavalli sono diventati risorsa ed emblema del territorio del Parco dell’Aveto.

I cavalli selvaggi del Parco dell'Aveto
Foto di I Cavalli Selvaggi dell’Aveto Wildhorsewatching

Grazie al progetto è possibile avvicinarsi  ai cavalli selvaggi: sono tante le escursione guidate della naturalista Evelina Isola che si possono fare per avventurarsi tra gli stupendi paesaggi del parco, nei faggeti intorno al lago, sulle alte montagne con vista mare, per avvistare i cavalli e ammirare i loro comportamenti e la loro natura, così lontana da quella dei cavalli che conosciamo.

Foto di copertina di I Cavalli Selvaggi dell’Aveto Wildhorsewatching


Autore: Chiara Marras

Sono Chiara, 30 anni, una laurea in tasca e tanti progetti in mente. Credo fortemente nel web come punto di scambio e divulgazione e penso che uno dei temi più urgenti in questo momento sia l'eco-sostenibilità. Perché allora non riscoprire il viaggio come unione con la natura e con la cultura locale?
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