Aironi bianchi, rossi e cinerini, falchi di palude, tassi, scoiattoli e ancora gufi, civette e eleganti fenicotteri rosa. Ma anche gli unici esemplari di cervo italiano con cerbiattini al seguito, qualche furba volpe e…
E le vongole. Dove tutto ciò? Sul Delta del Po.
Avreste mai pensato che il delta di un fiume potesse essere mèta di una gita o di un lungo week end? No?
Neppure noi, eppure abbiamo scoperto che due giorni sono davvero il minimo per poter avere un assaggio, e non solo gastronomico, di tutto quello che un territorio nato dal nulla, anzi dai detriti, può regalare in termini di ricchezza ma anche di emozioni e di esperienze uniche.
A caccia di vongole nella sacca di Goro, tra aironi, falchi di palude e martin pescatori
I bambini, ma non solo loro credetemi, impazziranno visitando la Sacca di Goro, ovvero la laguna davanti a Goro, in barca con il capitano Dario e con Stefano, una delle incredibili guide naturalistiche del Parco del Delta del Po a disposizione dei visitatori.
Dario guiderà la barca leggera lungo il percorso segnato dalle bricole per evitare i banchi di sabbia che potrebbero farvi incagliare e vi porterà proprio lì, nel punto esatto in cui vedrete un fenomeno piccolo, naturale, usuale ma enorme: esattamente la linea in cui l’acqua salmastra dell’Adriatico e l’acqua dolce del Po si incontrano, si scontrano e si mescolano.
Se siete fortunati, con costume e cappello, potrete poi scendere in uno dei campi di produzione delle vongole: ebbene sì, nella Sacca di Goro ci sono le “coltivazioni” di vongole, addirittura le vongole vengono seminate come si fa con le patate, lo sapevate? Proprio in questa zona dell’Adriatico si produce e raccoglie tra il 50 e il 70% della produzione italiana. Mica male, no?
Ah! Si tratta della “vongola filippina2 che si è adattata benissimo al nostro clima e alle nostre acque.
E poi da lì, via, ci si immerge nel canneto e qui gli occhi, le orecchie e il fiuto del vecchio capitano e di Stefano sono imprescindibili: come trovare, senza di loro, i nidi degli aironi, il veloce guizzo azzurro del Martin Pescatore che vibra più che volare o come ammirare il lento e meditabondo volteggio del falco di palude?
Per non parlare dello svasso maggiore che tende a far impazzire tutti i fotografi che si affrettano a inquadrarlo nel loro obbiettivo, ma esattamente nel momento in cui il dito preme per immortalarne l’immagine…lo svasso non c’è più, è scomparso e la fotografia inquadra tutt’al più un ‘ombra.
La guida sa sempre dove farvi guardare per scorgerlo che risale a galla dopo essersi immerso a vostro dispetto: lo svasso può riapparire esattamente dal lato opposto della barca o 50 metri più indietro rispetto a dove lo avete visto e inquadrato. E’ un VIP del canneto e sa come muoversi, lo svasso.
Il nostro consiglio: per vivere a pieno la natura del Parco del Delta del Po dormite nell’hotel rurale Cannevié, un’antica casa di pesca del settecento circondata dall’acqua, dal verde e dai canneti, da cui partono percorsi a piedi, in bicicletta e in barca. Da non perdere l’ottimo ristorante a km zero, dove assaggiare le specialità di pesce, ma anche con possibilità di menù per vegetariani e vegani.
I pigri fenicotteri rosa del Delta del Po
Rosa, sottili, eleganti.
Si stagliano all’orizzonte nelle saline all’altezza della vecchia stazione di pesca “Foce”.
Solo d’estate? Un tempo sì.
Oggi che la popolazione ha raggiunto anche i 10.000 esemplari, i fenicotteri sono quasi stanziali e li possiamo ammirare anche durante l’inverno. Non affrontano più la traversata dello stivale e del Mediterraneo per raggiungere lidi più caldi.
Restano molti esemplari: saranno i più calorosi o i più pigri? O saranno i cambiamenti climatici degli ultimi anni che regalano inverni meno rigidi? Probabilmente una combinazione di tutti questi fattori.
Il risultato è lo spettacolo di queste sottili sagome che si muovono ondeggiando all’unisono.
Il nostro consiglio: andate alla stazione di pesca Foce all’alba. L’alzataccia sarà premiata dall’arrivo degli aironi che voleranno in un enorme nuvola rosa sopra le vostre teste per poi posarsi a poche decine di metri nello specchio d’acqua di fronte a voi.
I cervi del Bosco della Mesola:il vero cervo italiano
Cosa succede a un gruppo di animali che resta isolato per qualche centinaio di anni? Ce lo hanno spiegato parlandoci di Charles Darwin e delle Galapagos e ce lo hanno dimostrato con le strabilianti immagini degli esotici kangaroo e dei dolci koala che si trovano solo in Australia, un enorme isola continente restata isolata dal resto delle terre emerse.
Eppure ne abbiamo un esempio anche in Italia e proprio qui, nei pressi del Delta del Po: il cervo italiano del Bosco della Mesola.
In 2000 anni circa il Po ha dato vita a un ambiente unico in cui terra e acqua si incontrano e è difficile tracciarne i confini.
Il Bosco della Mesola, riserva di caccia degli Estensi, e i suoi cervi si sono trovati isolati dal resto della vegetazione e della fauna delle terre ferme: un’isola felice tra acquitrini e paludi, certo, ma isolati.
Così le caratteristiche genetiche di questi cervi sono restate “pure” e immutate; certo, incrociandosi sempre tra loro e, soprattutto durante i periodi di guerre e scontri, essendosi ridotti a pochi esemplari, la loro stessa esistenza era stata in pericolo.
Oggi, però, il Bosco è riserva protetta e il numero di cervi sta aumentando e è possibile, sempre accompagnati dalle guide naturalistiche del Parco del Po, imbattersi in esili esemplari femmina dalla cui ombra spunta un cerbiatto delicato e timoroso, poco propenso a staccarsi dalla mamma.
Oppure potrete assistere alle finte battaglie, più giochi in verità, tra esemplari maschi e, i più coraggiosi, potrebbero persino decidere di avvicinarsi un po’ al piccolo bus elettrico su cui vi sposterete nel bosco.
Il nostro consiglio: chiedete alle guide quando è il periodo migliore per assistere alle battaglie d’amore tra cervi. Generalmente da metà Ottobre i cervi maschi si sfidano per la supremazia dell’harem di femmine e le battaglie notturne, che iniziano con profondi bramiti, sono davvero un momento unico.
Ma il Delta del Po offre anche un ricco territorio in termini di cultura e enogastronomia, aspetti che approfondiremo presto.
Foto di Copertina: fenicotteri rosa nel Parco del Delta del Po, foto di Mazzaq-Mauro Mazzacurati, via flickr