“Bisogna che mi decida finalmente a scrivere qualcosa sulla terra dove sono nato. Ne ho la voglia da parecchie centinaia d’anni ma non riuscivo mai a partire. Perché si dà questo curiosissimo caso: se qualsiasi italiano di qualsiasi regione proclama che la sua terra è stupenda e che ci sono meravigliosi monumenti e meravigliosi paesaggi e così via, nessuno trova niente da dire. Ma se io dico che la mia terra è uno dei posti più belli non già dell’Italia ma dell’intero globo terracqueo, tutti cascano dalle nuvole e mi fissano con divertita curiosità. La mia patria infatti si chiama Belluno e benché sia capoluogo di provincia, vado constatando da decenni che quasi nessuno tranne i bellunesi, sappia dove sia (e molti anzi ne ignorano perfino l’esistenza)”                            (Buzzati, La mia Belluno, 1992).

Queste parole sono di Dino Buzzati e da giovane bellunese non posso che sorridere e trovarle ancora tremendamente attuali.

Belluno è ancora una piccola provincia italiana poco conosciuta, spesso marginalizzata, concepita lontana e dove sembra che oltre a Cortina d’Ampezzo ci sia poco altro. In cima alle classifiche per la qualità della vita agli occhi dei giovani ispira ben poco appeal e la frase “a Belluno non c’è niente” è un must.

Nonostante ciò, da quando Dino Buzzati scrisse queste righe, qualcosa è cambiato: dal 2009 le Dolomiti sono diventate Patrimonio UNESCO.

Coinvolgono cinque province: Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento e Udine ma la loro superficie in provincia di Belluno raggiunge la percentuale più alta. Ma nonostante la potenza naturalistica e paesaggistica della zona in cui vivo, vorrei raccontarvi un progetto culturale di cui ho la fortuna di far parte e che ho analizzato anche nella mia tesi di laurea: Dolomiti Contemporanee – laboratorio d’arti visive in ambiente.

Si tratta di un progetto culturale la cui missione è di proporre un’idea innovativa e contemporanea della montagna. Si ospitano artisti in residenza in luoghi appartenenti all’archeologia industriale e civile, li si mette nelle condizioni di creare delle opere d’arte e si allestiscono delle mostre. Tutto questo non lo si fa appunto in grandi città, centri pulsanti dell’arte contemporanea, come Milano, Roma, Berlino, Londra, New York ma nella regione dolomitica.

 

All’estremo nord del Veneto la provincia di Belluno è misteriosa, direi quasi selvatica, un luogo dove la bellezza a volte sconvolge e lo fa ancora più in quei posti dove non te l’aspetti, in quei luoghi in cui arrivi per caso percorrendo una strada che non hai mai percorso pur vivendo qui da sempre.

Sito di Sass Muss, Belluno, foto di G. De Donà
Sass Muss, Sospirolo, Belluno, foto di G. De Donà

 

È un po’ quel che è successo a Gianluca D’Incà Levis, ideatore e curatore di Dolomiti Contemporanee, quando si è imbattuto nell’ex polo chimico di Sass Muss, a Sospirolo, vicino al capoluogo di provincia. L’area di Sass Muss è stata sede di attività industriali nell’ambito del settore chimico e della produzione di fertilizzanti fin dai primi del ‘900 e tra vicissitudini varie è stata in funzione fino agli anni ’60, per essere acquistata negli anni ’80 ma non più impiegata per usi produttivi. L’intero complesso industriale che si trova a ridosso del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi è costituito da una serie di grandi edifici-padiglioni immersi in un’area verde per raggiungere una superficie coperta di 3.000 metri quadrati. Il sito si presenta oggi in ottime condizioni in seguito ad un attento restauro avvenuto intorno al 2000 che di fatto però non ne ha permesso la vera e propria riqualificazione.

Sass Muss-Vignole, intervento grafico pittorico sui silos ex cementiifico, opera di ericailcane_foto di A. Montresor
Sass Muss-Vignole, intervento grafico-pittorico di Ericailcane sui silos dell’ex cementificio, foto di A. Montresor

 

 

Il complesso è completamente chiuso quando Gianluca D’Incà Levis ne rimane affascinato. Qui quindi ha trovato sede la prima edizione di Dolomiti Contemporanee nel 2011. Gli ampi e luminosi edifici industriali Pavione, Sass de Mura, Schiara (tutti nomi delle vette che li circondano) dell’ex polo chimico di Sass Muss sono diventati locations ideali per esposizioni d’arte contemporanea, mentre l’edificio Pizzocco in posizione centrale è stato adibito a book shop, area ristoro e residenza per gli artisti.

Sì, perché qui gli artisti non vengono solo ad esporre ma operano, agiscono, creano nel laboratorio d’arti visive in ambiente quale è Dolomiti Contemporanee, occasione di sperimentazione e ricerca nello stimolante contesto dolomitico. In questo clima laboratoriale l’artista si abbandona agli stimoli della potenza dell’ambiente, si dimentica degli esigui spazi delle gallerie in città e si fa trascinare da percezioni, suggestioni, confronti con le comunità locali, si cimenta in sperimentazioni materiche in cui materiali di scarto di aziende partner del progetto diventano i nuovi elementi di una ricerca artistica che ripensa, riflette sulla montagna.

Siamo chiari il polo di Sass Muss non si è manifestato ad un qualsiasi passante: Gianluca D’Incà Levis è un brillante architetto bellunese affermatosi negli ultimi anni come curatore di mostre d’arte contemporanea e come “scopritore” di giovani e lungimiranti artisti bellunesi. Nel 2009 dà vita al progetto GaBLs, acronimo di Giovani Artisti Bellunesi, e nella sua carriera si fa strada il connubio tra arte contemporanea e territorio. Con GaBLs lo storico palazzo Crepadona di Belluno è stato invaso dall’arte contemporanea di artisti locali ma trapiantati fuori che in modi diversi hanno rielaborato il concetto di natura, di montagna e un po’ di “bellunesità” rendendo il tutto attuale e decodificato all’oggi.

Blocco di Taibon, foto di G. De Donà
Blocco di Taibon, foto di G. De Donà

 

Dolomiti Contemporanee: arte contemporanea nelle Dolomiti UNESCO

Dolomiti Contemporanee è una declinazione culturale di tale importante riconoscimento, una concezione artistica della montagna che va oltre l’immagine stereotipata fatta esclusivamente di luoghi incontaminati e bellezze paesaggistiche. Il progetto rappresenta una sorta di riscatto del canonico immaginario della montagna e un riscatto della marginalità geografica della provincia di Belluno, luogo in cui il progetto nasce ma non si ferma: tutta la regione dolomitica è palestra artistica. È una riposta all’inerzia, è propulsiva voglia di fare, di agire, di dare un contributo reale allo sviluppo di un territorio per molti versi difficile ma dal grande potenziale. Nel 2012 il centro nevralgico delle attività di Dolomiti Contemporanee è stata l’ex fabbrica di occhiali Visibilia, a Taibon Agordino nei pressi della ben nota multinazionale Luxottica. Anche qui enormi spazi che hanno consentito l’allestimento di cicli di mostre. Dal 2012 inoltre Dolomiti Contemporanee gode di uno spazio espositivo permanente: la ex scuola elementare di Casso, sopra la Diga del Vajont, in provincia di Pordenone. Altre mostre sono state allestite nel Castello di Andraz a Livinallongo del Col di Lana (Belluno) e presso il Museo delle Regole di Cortina d’Ampezzo (Belluno) alimentando preziose collaborazioni sul territorio.

Numerose le performance artistiche come il raggio di luce proiettato oltre la Diga del Vajont e sulla Tofana di Rozes (Cortina D’Ampezzo) dall’artista Stefano Cagol e un intervento grafico pittorico che ha trovato spazio sulle facciate del Rifugio Brigata Alpina Cadore sull’Alpe del Nevegàl, solo per citarne alcuni.

Dunque in riferimento ai siti principali di Sass Muss, Taibon e Casso l’azione rigenerativa di Dolomiti Contemporanee ha interessato due fabbriche chiuse ed abbandonate e una scuola segnata da un’immane tragedia. Luoghi difficili, i primi appartenenti all’archeologia industriale, la seconda all’archeologia civile.

“Risorse inespresse” di un territorio, così le definisce il curatore Gianluca D’Incà Levis, colossi architettonici forti e potenti ma abbandonati, quasi dimenticati. Due tipologie di luoghi ancorati ad una visione a senso unico: le fabbriche come protagoniste di processi produttivi industriali, e la scuola di Casso come superstite della Tragedia del Vajont della cui terribile onda porta i segni sulla propria facciata.

 

"the end of the border", performance e foto di S. Cagol
“the end of the border”, performance e foto di S. Cagol

Cosa c’entra l’arte contemporanea con tutto questo? C’entra, c’entra. Serve per scardinare le banalità, il fatto che in una fabbrica si debbano solo produrre manufatti e che il luogo di una Tragedia sia indissolubilmente legato ad essa. C’è molto altro da dire, ancor più se immersi nel contesto dolomitico.

Le fabbriche da centri di produzione industriale diventano centri di produzione artistica e culturale, i luoghi della Tragedia del Vajont diventano punti di partenza e si onora la Memoria proponendo nuovi orizzonti.

Arte contemporanea per dire altro rispetto a tutto ciò che è stato detto fino ad oggi della montagna.

La montagna di Dolomiti Contemporanee non è un luogo idilliaco fatto di prati dove simpatiche mucche e pecorelle brucano l’erba, non è corda e piccozza del montanaro di turno, palchi di corna imbalsamati, chalet di montagna e passeggiate rilassanti nel verde.

Le Dolomiti di Dolomiti Contemporanee sono fatica, sudore, tema intellettuale dove la montagna diventa occasione per mettersi intimamente alla prova, per riflettere su qualcosa di profondo, spesso aleatorio e inafferrabile come l’arte , il suo rapporto con la natura e le varie sfaccettature che ne danno gli artisti. Se ti sembra di non capire è tutto normale.

Niente è facile, niente è scontato, niente è ovvio in Dolomiti Contemporanee dove trovi un modo per ripensare il territorio in cui si vive o che si viene a visitare.

Quindi se verrai nelle Dolomiti Contemporanee non troverai le solite Dolomiti da cartolina troverai opere d’arte che parlano delle Dolomiti in maniera non didascalica, che svelano significati della montagna non ovvi e poco comuni.

Magari tornerai a casa più confuso di prima ma di certo con qualcosa di davvero nuovo, un confronto tra quello che ti aspettavi e in realtà hai trovato.

Troverai contraddizioni, a tratti smarrimento ma ti sarai sforzato di cercare una logica in un’installazione, in una performance, non avrai subito un qualcosa di predefinito ma sarai partecipe di un processo artistico di ricerca che porterà anche te a sperimentare e uscire dagli schemi.

La sperimentazione e la ricerca di questo progetto completano l’esperienza del turista e arricchiscono il residente. Una manifestazione culturale che vale la pena di vedere con i propri occhi, che offre uno sguardo alternativo che dialoga con l’ambiente in modo intimo e ancestrale e si sposa perfettamente con l’importanza estetica e i valori scenografici che hanno permesso alle Dolomiti di ottenere il riconoscimento UNESCO. Dolomiti Contemporanee insegna che molto ancora c’è da dire su questi luoghi, molto da fare e da mostrare grazie a quello sguardo che solo l’artista contemporaneo con la propria sensibilità sa offrirci.

L’attenzione mediatica sul progetto è alta, molti soggetti ne stanno studiando le implicazioni economiche e sociali in relazione allo sviluppo del territorio di riferimento. In questo momento Dolomiti Contemporanee è in gara nel concorso Che Fare 2 che premia l’innovatività culturale in Italia con 100.000 euro. Noi pensiamo che qui l’innovatività ci sia ed è la testimonianza che i buoni progetti funzionano da qualsiasi luogo partano.

600 i progetti che si sono candidati nel Bando Che Fare, 40 i progetti selezionati e visibili online e Dolomiti Contemporanee uno di questi. Una giuria di esperti sceglierà un unico vincitore tra gli 8 progetti più votati online. Se vuoi aiutarci a vincere puoi votarci in modo semplice e veloce semplicemente facendo like a questa pagina.

Se non vinceremo però non ci fermeremo, numerosi i cantieri futuri, molti i siti che meritano di essere resi visibili e nuovamente attivi. Perciò ti aspettiamo nelle Dolomiti Contemporanee!

 

Info: Per saperne di più sulle Dolomiti Contemporanee

Per votare il progetto “Dolomiti Contemporanee”, entro il 13 marzo

Foto di copertina: uno degli edifici del complesso minerario di Valle Imperina a Rivamonte Agordino (Belluno): possibile cantiere 2014 di Dolomiti Contemporanee

 

Potrebbero interessarti anche:

Racconta la tua città: premio letterario e fotografico

Cletofestival: musica, arte, cibo etico e a kmo, per dire no alla mafia

Vacanze senz’auto: Torino in bici tra Arte e Luci