Avete mai immaginato di assistere ad un “Amleto” in cui gli immortali versi “Essere e non essere” venissero rivolti dal principe malinconico ad una zucca piuttosto che al solito teschio? No?
Ed immagino che anche pensare di doversi ricordare di annaffiare i fagiolini prima della pausa caffé delle 11, quando il sole è troppo forte e potrebbe bruciarli, non appartenga ai vostri “tasks” quitidiani in ufficio.
Bene, se avete risposto negativamente ad entrambe le domande, allora vi state perdendo una delle più belle ed ambiziose novità degli ultimi due anni: gli orti in azienda.

“Ortid’Azienda” (www.ortidazienda.org) è una realtà ONLUS nata qualche anno fa con l’incredibile ed impegnativo compito di diffondere la cultura/coltura del “verde”, e nello specifico dell’orto, nella città.
E Milano, forse la meno verde delle città italiane, vanta già diversi esperimenti in tale direzione tra cui il “Teatro Franco Parenti” che è una delle prime società della città che hanno aderito al progetto. Ma anche altre società, agenzie e fabbriche hanno aderito e così non è difficile vedere amministratori delegati o capi ufficio finanza che zappano e seminano a fianco dei loro stessi operai e dei loro stessi impiegati, realizzando in un solo colpo, e senza tante smancerie, quella collaborazione e quell’unione sul campo a cui tutti inneggiano.

 

La relazione tra lo scalogno ed il genio

L’orto in azienda è l’iniziativa bizzarra di qualche patron d’impresa con passato da “figlio dei fiori” o l’ennesima “trovata pubblicitaria” dell’agenzia di comunicazione?

E se vi dicessi che Yahoo! e Google hanno orti in azienda?  Nel mondo del “business is business”, possiamo credere che i due colossi appena citati possano davvero chiedere ai loro impiegati di dedicarsi ad attività bucoliche senza che vi sia un tornaconto? Oppure, ancora una volta, ci sfuggono risvolti tutt’altro che secondari?

Mettiamola così: i big dell’economia hanno capito che le idee e le persone si “coltivano”, sì proprio come le melanzane.
I migliori talenti sono come le primizie degli orti: vanno cercate, coccolate, curate ed infine “assaporate” o “divorate”.
E così Yahoo! attira i migliori talenti offrendo le migliori condizioni di lavoro possibile ed, all’interno del pacchetto, l’orto ed il lavorare nel verde e con il verde hanno il loro peso.

 

Carote e talento: così nascono le idee di successo

Che le carote migliorassero la vista (oltre che l’abbronzatura!) è noto da decenni, ma che potessero determinare il successo di un ‘impresa non è altrettanto noto. Eppure…

Eppure le imprese d’oltreoceano hanno scoperto che “gli impiegati felici lavorano meglio e sono fedeli all’impresa” e, ancora più sorprendente, lavorare con le mani nella terra, coltivare un orto e raccoglierne i frutti ha un ruolo in tutto ciò non esattamente secondario.
Fuffa da Newage di ritorno?

Pare invece che i dati siano a favore dei vary Larry Page e soci: MonsterTRACK 2007, una ricerca sui giovani laureati, ha mostrato che le imprese che si impegnano in attività sociali attraggono i migliori talenti ed hanno tassi di “fidelizzazione” dei migliori impiegati superiori a quelle imprese in cui “just business”è il leit-motiv.

E se addirittura l’azienda ha scelto le cosiddette “attività ecologiche” sembra che potrà, se non vincere, sicuramente candidarsi per:
• luogo di lavoro ideale per i neolaureati (dati sempre da MonsterTRACK 2007)
• migliore strategia di condivisione valori e mission aziendale
• creazione di vantaggio competitivo nato dal legame forte che si crea tra società civile, ambiente, marketing e risorse umane dell’azienda stessa

Considerando i budgets assegnati a progetti di “team building”, attività di condivisione e di comunicazione tra i vari dipartimenti di un ‘impresa per creare senso d’unità e per eventi di vario tipo, forse un investimento in sementi, concime e attrezzi sarebbe quasi un’inezia e la raccolta dei pomodori non più un esercizio da intellettuale snob.

 

Piccoli contadini crescono: commuoversi per un mazzo di asparagi

Se il pargolo rientra dall’asilo o da scuola coperto di fango, ma senza segni evidenti di lotta, non c’è che una spiegazione: l’orto, ça va sans dire!

Una mia amica mamma mi ha confessato di essersi commossa davanti al mazzetto di asparagi coltivati all’asilo e donati dal piccolo, con tanto di nastrino giallo. Segno che sempre più asili e scuole di ogni grado introducono orti nei loro spazi verdi ed invitano (o costringono nel caso degli adolescenti) gli studenti a “sporcarsi le mani”. Beh, forse anche segno che il suo compagno non le regala neppure una umile margherita di prato da secoli, ma non approfondiamo!
Tornando agli “orti nelle scuole”, i sostenitori dell’esperimento snocciolano molteplici risultati che si possono raggiungere tra una semina ed una potatura:

• impartire qualche lezione di base sulla Natura e sull’agricoltura (magari non leggerò mai più che i bimbi di Milano credono che le fragole crescano  sottoterra come le patate…io all’età di 5 anni scappavo dalle cure della nonna per raccogliere le prime fragoline di bosco sui greti dei fossi  nella campagna bresciana: le fragole come le patate??? Eresia!)

• imparare che “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.” Ovvero le prime lezioni di atteggiamento zen per  gestire, all’insegna della grazia e della pace dei propri nervi, le porte in faccia che si prendono.

• avvicinare i bimbi ed i più grandicelli al concetto della collaborazione, del lavoro di gruppo per un obbiettivo comune, e dell’impegno continuativo:  le basi della convivenza civile che in una società sempre più votata all’individualismo ed all’egoismo vanno riscoperte.

 

E poi non dimentichiamo che EXPO 2015 si sta avvicinando: tra meno di 365 giorni Milano, e tutta Italia per estensione, saranno chiamati a testimoniare che “Nutrire il pianeta” si può e si deve e non deve essere un caso se il logo dell’iniziativa é un personaggio buffo, “Foody”,  tutto un puzzle di frutta e di verdura che richiama immediatamente alla mente i ritratti dell’Arcimboldo; l’artista milanese che ha fatto degli ortaggi il suo tratto distintivo.

Siamo forse sulla strada giusta verso una maggiore attenzione al verde, finalmente?

 

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