“Un rivolo d’aria salubre attraversa questo paese, situato in una posizione strategica dal punto di vista climatico sulle rive dell’Adriatico...tua nonna lo diceva sempre, l’aria di Roseto fa risuscitare i morti!!!”.

Così mi racconta mia madre, che per le strade di Roseto degli Abruzzi mi teneva la mano durante i lunghi pomeriggi estivi, lasciandola quando, giunti in prossimità della pineta Savini, correvo verso le altalene per dedicarmi ad uno dei giochi preferiti della mia infanzia. Solo dopo ore di innumerevoli sali e scendi rincasavamo, entrambe esauste, nella nostra casa dal tetto rosso di via Lucania. Una casa circondata da alberi, i nostri e quelli della villa accanto. 

Le ville di Roseto sono innumerevoli, risalgono all’epoca fascista, periodo in cui il paese non era nient’altro che un villaggio di pescatori, denominato “Rosburgo”. Ma già a suo tempo i generali fascisti avevano capito che quest’aria di mare aveva del miracoloso. E la collina di Montepagano che si erge alle spalle del borgo appagava la vista e tranquillizzava l’animo. Oggi alcune di queste ville sono state ristrutturate, altre sono abbandonate, altre ancora destinate ad alberghi. Anche la villa accanto alla nostra casa è diventata un hotel. Ebbero solo cura di non abbattere le meravigliose palme che ne occupavano il giardino. Ma la gente continua a venire in vacanza a Roseto, con una caratteristica: chi viene qui una volta, ci ritorna per tutta la vita. Ultimamente la crisi e il carovita ha lasciato dietro di sé, negli anni, alcuni affezionati che hanno dovuto arrendersi all’aumento spropositato dei prezzi in questo fazzoletto d’Abruzzo (dico io, non siamo mica in Versilia!).  

Ma i Rosetani sono così, testardi e chiusi nella loro lingua di terra, e non hanno ceduto il loro piccolo gioiello al turismo di massa. Che questo sia stato involontario, poco importa. Sono trascorsi venticinque anni da quei pomeriggi soleggiati. L’edilizia si è sviluppata all’estremità nord e sud del paese (considerando che Roseto può solo allungarsi per crescere in dimensioni, a causa della collina di Montepagano che ne blocca l’allargamento); opere di restauro delle strutture pubbliche sono state eseguite in modo più o meno intelligente; gli stabilimenti balneari hanno rinnovato la loro estetica. Ma a parte questo, non sembra essere cambiato molto da queste parti. 

Roseto è rimasta così, adagiata lungo le rive del suo mare, raccolta nel suo ruolo di località esclusiva per le vacanze estive d’un tempo. Quando il sole si affaccia, sulla linea dell’orizzonte, i marinai rientrano con le loro imbarcazioni per vendere il pesce sulla riva. Rosetani e turisti di passaggio si fermano sul bagnasciuga, accanto alle barche. C’è chi compra, chi sta lì per curiosare, chi si gode l’andirivieni del moto ondoso. 

La città vista dalla collina. Il mare si estende all'orizzonte
Roseto degli Abruzzi - Foto di Fraintesa.it via Flickr

La spiaggia di Roseto è larghissima, protetta dall’azione erosiva delle onde da frangiflutti posizionati a poca distanza dalla riva. Gli scogli fanno parte integrante del paesaggio costiero di Roseto. Occupano la scena, distraendo lo sguardo dall’uniforme colore del mare. La collina di Montepagano segna il confine sul lato opposto, con il campanile della chiesa del paesino che si erge sulla sommità. Scogli e collina, collina e scogli. Qui ci si può fermare, ci si può sentire rassicurati. Il sole ora è un po’ più alto. 

È giovedì mattina, e nelle piazzetta antistante il palazzo comunale vengono montate le bancarelle del mercato. Il paese si riempie di donne, bambini e ragazzine che animano le strade, scambiandosi consigli o pettegolezzi. Se le ragazze hanno in mano i cellulari, oggi, non cambia molto le cose.  Esse sono sempre lì, tra chiacchiere e risatine, ammiccando sorrisi maliziosi. Per gli adolescenti, i Phantom  e gli SH sono uno status simbol. Li vedi ovunque, questi ragazzi che sfrecciano lungo la via Nazionale, incollati alle selle dei loro scooter. Si fermano al Bar Porrini, nascosto fra il labirinto delle viuzze interne, quasi a ridosso della collina. Il Porrini è da sempre un luogo di aggregazione per i ragazzi di Roseto, qui generazioni di giovani hanno trascorso i pomeriggi dopo scuola a giocare a carte, a biliardo o biliardino. Un sacchetto di patatine, un caffè, qualche sigaretta. 

Ma il vero nucleo aggregativo è la piazza della stazione. Solo i treni regionali si fermano a Roseto degli Abruzzi. La biglietteria è chiusa da tempo, e la stazione viene sfruttata più come sottopassaggio che per lo scopo originale. La piazza è tagliata in due dalla Nazionale, la metà subito antistante la stazione è utilizzata come fermata degli autobus regionali. L’altra metà, oltre la strada, è il cuore pulsante di Roseto. L’edicola nel mezzo della piazza, una fontana, e qualche panchina qua è là, fanno da struttura portante per l’aggrovigliarsi della rete delle attività sociali della popolazione. Attività che si protraggono lungo i marciapiedi della via Nazionale, in direzione nord e sud rispetto alla piazza. L’attività principale avviene durante il passeggio tardo pomeridiano. Si occhieggiano le vetrine, con interesse apparente, non perdendo di vista il movimento altrui. Lo scopo è localizzare il conoscente o l’amico, salutarlo più o meno calorosamente, talvolta fermarsi per due chiacchiere, che diventeranno oggetto di discussione durante l’incontro successivo. 

Tale attività viene realizzata con soluzione di continuità durante tutto l’anno, ma durante la stagione estiva la location si sposta sul lungomare. Ah, il meraviglioso lungomare di Roseto! Il marciapiede pedonale che si estende dalla rotonda sud a quella nord è costeggiato da una lunghissima fila di palme, l’orgoglio e il cruccio dei rosetani. Il cruccio perché, come in altre zone d’Italia, alcune di esse sono ridotte a monconi avvizziti. E poco importa se il denaro viene destinato alla parata delle frecce tricolori. Mal comune mezzo gaudio. Lo spettacolo delle frecce è, invece, davvero esclusivo. Qualcosa che può riportare, in un solo pomeriggio, la località balneare all’antico splendore.

 A lato delle fila di palme, è stata di recente costruita una pista ciclabile. Bisogna riconoscere che questo è stato uno dei più grandi cambiamenti in paese dell’ultimo decennio. Difficile ancora oggi da assorbire nella mentalità rosetana. Lungo la pista sfrecciano indifferentemente biciclette, corridori e … passeggini. Oltre la rotonda sud (detta anche “seconda rotonda”), proseguendo per 500 metri, si arriva al pontile. La sapiente mano di qualche giardiniere ha trasformato gli aiuole in messaggi per i forestieri: “Benvenuti a Roseto”. A due passi c’è il carretto “Mare Fritto” nonché l’intramontabile “Bruno”, che con hamburger e patatine fritte allieta le notti estive. D’inverno il sapiente Bruno si sposta presso la rotonda nord (o “prima rotonda”), in un accogliente locale al chiuso. 

Oltrepassati le bancarelle delle cibaglie, si può prendere la via del molo. Pedalando per pochi istanti si arriva in fondo, dove giovani ed anziani cercano di tirare su qualche pesce dal mare. Il salto è di pochi metri, e talvolta qualche ragazzo si esibisce in tuffi più o meno acrobatici. Arrivati qui, se ci si gira verso la costa, si può osservare il paese nella sua interezza: i contorni delle case, la riva, il profilo della collina e la fila di palme del lungomare. Arrivati fin qui, avvolti dalla leggera brezza del mare, si può stare tranquilli. Roseto degli Abruzzi sembra rassicurarci, darci la certezza che il tempo può rallentare, e noi abbiamo la possibilità di riflettere e sistemare i tasselli della nostra vita. 

 

Autore: Claudia Mattioli

Concorso letterario "Racconta la tua città"

Copertina: foto di Fabrizio Maggetti 

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