Scese lentamente le scale della sua casa in città, attraversò il Fillungo interrompendo una ordinata fila di bambini in gita con i loro cappellini gialli, che come tante paperelle cercavano di star dietro alla maestra. Tagliò per Via Santa Lucia, con l'intenzione di comprare un po' della focaccia più buona della città. Uscendo dal forno passò davanti ad un calesse in attesa di un nuovo giro turistico e finalmente arrivò sulle mura, proprio davanti all'antico Caffè appena restaurato. Si diresse verso sinistra, in senso antiorario, in modo che l'ombra dei grandi platani la riparassero dall'intenso sole di mezzogiorno.
Mezzogiorno! Era molto tardi, il ritmo pacato della città in quella mattina l'aveva resa placida, l'aveva distratta dalle solite commissioni ed era evidentemente rimasta troppo a lungo ad ammirare le nuove vetrine di stagione e a ricambiare sorrisi conosciuti, anche solo di vista. La fame la sorprese proprio quando il suo sguardo cadde su una panchina vuota all'ombra degli alberi. Si sedette e morse la focaccia appena acquistata. Anche senza occhiali, si compiaceva del panorama al di fuori della città, quando una bicicletta le si avvicinò da dietro, rallentando con uno stridulo rumore di freni non oliati. Il conducente scese ridendo, probabilmente per la fragorosa frenata, e senza voltarsi le chiese di potersi sedere vicino a lei. Lei acconsenti con garbo e la risata di lui si fece ancora più forte mentre appoggiava la bicicletta all'albero più vicino: “Vedendoti qua, mi sono accorto di come tu non sia cambiata affatto in tutti questi anni, persino la tua voce è rimasta la stessa”. La donna lo scrutò con attenzione e finalmente l'uomo si voltò. Sul viso di lei apparve un sorriso commosso. “Anche il foulard, ti dona ancora come quella mattina di Maggio in cui ti ho sposata”.
Autore: Federica Frizza
Premio Letterario Racconta la tua città
Foto di copertina: Le mura di Lucca, foto di Roberto Ferrari, via flickr