La Corte penale internazionale dell’Aia (Icc, International criminal court) ha preso una decisione che segna una svolta epocale: la distruzione dell’ ambiente è ora parte della lista dei reati classificati come crimini contro l’umanità.
Così, il Land Grabbing, la deforestazione incontrollata, la contaminazione di laghi e fiumi, lo sfruttamento illegale delle risorse naturali o altri crimini contro l’ambiente, verranno giudicati alla stregua dei crimini di guerra. Spesso, soprattutto nel caso del ‘land grabbing’ (esproprio forzato delle terre), i reati ambientali, oltre le gravi ripercussioni sulla biodiversità e sul clima, hanno enormi ricadute sociali, in particolar modo nei paesi in via di sviluppo.
Accade sempre più spesso che multinazionali sottraggano terre senza il consenso delle comunità che ci abitano e che perdono così il loro sostentamento, soprattutto in Indonesia, Malesia e Papua Nuova Guinea, in alcuni casi anche con il coinvolgimento del governo come un famoso caso di land grabbing in Cambogia. Inoltre, secondo i dati della ONG Global Witness, sono sempre di più gli attivisti uccisi per aver difeso l’ ambiente e le comunità locali.
Ora l’Icc potrà perseguire i responsabili di questi crimini ambientali e aiutare così nella salvaguardia del pianeta e delle comunità. I responsabili dovranno però necessariamente provenire da uno dei 139 paesi che hanno firmato lo Statuto di Roma. Tra gli altri, Cina, India, Indonesia e Etiopia non potranno essere perseguitati, nonostante siano paesi responsabili di gravi violazioni contro l’ ambiente.